{"id":4555,"date":"2005-06-24T00:00:00","date_gmt":"2005-06-23T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4555"},"modified":"2015-07-03T15:58:58","modified_gmt":"2015-07-03T13:58:58","slug":"una-cartolina-da-lourdes","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/una-cartolina-da-lourdes\/","title":{"rendered":"Una cartolina da Lourdes"},"content":{"rendered":"

Questa che vi arriva sotto il consueto titolo di ‘Abat jour’ in realt\u00e0 \u00e8 una cartolina. Una cartolina da Lourdes. Pi\u00f9 esattamente, una cartolina dal treno che va a Lourdes. Un treno bianco dell’Unitalsi. Mi sono aggregato perch\u00e9 ne sentivo estremo bisogno. Noi la devozione alla Madonna l’abbiamo prima succhiata col latte materno, poi, appena bambini, l’abbiamo esercitata giorno dopo giorno nella recita del rosario subito dopo cena. S\u00ec, si dice cos\u00ec: ‘Santo Rosario’, ‘catena dolce che ci riannodi a Dio’, secondo l’afflato caldo della Supplica alla Madonna di Pompei. Santo Rosario. Rotolano l’una sull’altra le 50 avemarie, a dare il la ci pensano i 5 paternostri che le dividono in decadi, sullo sfondo le scene della vita di Ges\u00f9 e di sua Madre, legg\u00e9re, poco pi\u00f9 di una silhouette. Un tepore che non potrai mai dimenticare. Come il tepore dalla carta paglia riscaldata e intinta nel lardo sciolto al fuoco che la mamma ti aveva assicurato al busto, con dei cordini, sotto la giacca del pigiama, sotto la maglia pesante, per vincere la bronchite, quando ancora – se Dio vuole- in circolazione non c’era l’Aulin.Sono stato a Lourdes due volte. La prima nel 1969, di ritorno dalla Spagna, dove con don Benito e un gruppetto di studenti universitari avevamo fatto una splendida vacanza a prezzo muy barato sulla Costa Brava, a Blanes, e gli Americani ne avevano approfittato per mandare il primo uomo sulla luna. La seconda nel 1974, per accompagnarci la mamma, che lo desiderava come niente altro: e di fatti, lei che aveva ormai 77 anni, quando il pullman super\u00f2 l’ultima curva e suo nipote don Paolo Nardi grid\u00f2 ‘Ecco Lourdes!!’, lei prese a gridare, e a battere le mani, in piedi, dimentica dell’artrite deformante che la tormentava (avrebbe dovuto tormentarla). Come un’adolescente all’arrivo (allora) dei Beatles. Poi inton\u00f2 ‘Mira il tuo popolo’, con la sua voce bellissima. Bellissima almeno per me. Perch\u00e9 sto andando a Lourdes? Non lo so, fino in fondo. Certo \u00e8 che voglio perdermi nella fiumana di umanit\u00e0, spesso dolente, sempre piena di speranza, che approda nella patria di Bernardetta che scav\u00f2 a mani nude il fiume maestoso della vita vera, e ora \u00e8 lass\u00f9, in alto, nel Faro del vero Capo di Buona Speranza, in alto, mentre gi\u00f9 in basso le speranze degli uomini diventano certezze nel momento in cui spumeggiano contro gli scogli. Porto con me i cocci di una vita mediocre, i frantumi di una speranza grande e polverizzata, che tuttavia non mi \u00e8 permesso di liquidare. La soluzione giusta sarebbe rinchiudersi in un buco grande quanto una capocchia di spillo, se non ci fosse quel Suo sorriso appena accennato. Ave Maria. Adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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