{"id":45323,"date":"2016-02-05T12:53:27","date_gmt":"2016-02-05T10:53:27","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=45323"},"modified":"2021-05-20T18:20:12","modified_gmt":"2021-05-20T16:20:12","slug":"le-linee-ci-sono-ma-manca-il-quadro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/le-linee-ci-sono-ma-manca-il-quadro\/","title":{"rendered":"Piano sociale regionale: intervista all’assessore ai Servizi sociali del Comune di Perugia Edi Cicchi"},"content":{"rendered":"
Piano sociale: capitolo secondo. In attesa della fine della fase partecipativa il 15 febbraio prossimo, La Voce<\/em> prosegue il suo approfondimento su questo importante strumento di programmazione del welfare regionale con l\u2019obiettivo di stimolare il dibattito tra i vari soggetti coinvolti. \u201cSinceramente, non lo abbiamo ancora capito. Ad oggi \u00e8 stato detto nella teoria, ma, in pratica, non \u00e8 stato ancora specificato. Il Piano descrive la situazione nella quale ci troviamo, il contesto regionale di riferimento, ma non gli strumenti con cui noi Comuni potremmo andare a intervenire concretamente su questo contesto.<\/p>\n \u00c8 come se palazzo Donini avesse dato la cornice esterna, i confini di movimento, ma spetta poi ai Comuni dipingere il quadro dei servizi sociali offerti al cittadino. E senza sapere quanti e quali colori abbiamo a disposizione, \u00e8 difficile pianificare se il nostro sar\u00e0 un leggero acquerello o un\u2019intensa tempera\u201d.<\/p>\n \u201cDa una parte le tipologie di servizi che si vogliono mettere in campo, dall\u2019altra le risorse a disposizione. In merito al primo punto, chiediamo che sia individuato con chiarezza \u2013 e nella ovvia consapevolezza di non poter sopperire a tutte le necessit\u00e0, dato il periodo di crisi e carenze di risorse – quali sono le nostre priorit\u00e0 di intervento.<\/p>\n Quali sono i servizi essenziali che vogliamo dare al cittadino? Quali gli standard? Quali i ruoli da svolgere? E ancora, quali le professionalit\u00e0 da inserire? Le faccio un esempio: nel Piano non si parla del ruolo degli Uffici di cittadinanza, che sono il luogo concreto dove arrivano le richieste, la porta d\u2019accesso alla rete dei servizi sociali e socio-sanitari. N\u00e9 si fa il punto della situazione sulla loro attivit\u00e0 degli ultimi anni.<\/p>\n A mio avviso, occorre capire il \u2018gi\u00e0 fatto\u2019 per pianificare un cambiamento o una continuazione del percorso. Non ci interessano 200 pagine di documento, se tutti questi punti interrogativi non vengono soddisfatti\u201d.<\/p>\n \u201cPer le risorse il discorso \u00e8 analogo al precedente. \u00c8 vero, nel Piano, si parla di una disponibilit\u00e0 finanziaria [55 milioni di euro, ndr], ma \u00e8 una cifra complessiva. Non viene specificato quante risorse, ad esempio, andranno all\u2019ambito della famiglia, all\u2019aiuto agli anziani, disabili o minori. Come possiamo noi Comuni perseguire un fine, che \u00e8 quello di rispondere ai bisogni dei cittadini, se non sappiamo i mezzi a nostra disposizione?<\/p>\n Le faccio un esempio: in questi mesi i due Centri anti-violenza della Regione hanno operato con almeno 400 donne e ne hanno accolte 38; a marzo termineranno i fondi a loro destinati, ad oggi non sanno se e quanti ne avranno ancora. In pi\u00f9, nel Piano sociale non se ne fa alcuna menzione. Cosa succeder\u00e0 se questi fondi non arrivano?\u201d.<\/p>\n \u201cS\u00ec, la pianificazione \u00e8 fatta dalle Regioni che presentano progetti per accedere a risorse nazionali o al Fondo sociale europeo. Dopodich\u00e9 la Regione emana dei bandi per i Comuni. Quindi anche noi siamo vincolati a questi progetti. Qui il rischio \u00e8 quello di parcellizzare eccessivamente le risorse in troppi settori e sottosettori, con l\u2019unica conseguenza di un aggravio del lavoro burocratico dei Servizi sociali comunali che non corrisponde, per\u00f2, a interventi realmente incisivi.<\/p>\n In passato, ad esempio, il Fondo per la famiglia era stato \u2018spezzettato\u2019 in almeno otto interventi diversi. Tanti progetti con poche risorse disponibili per ciascuno equivalgono a tanto lavoro ma pochissima resa. Anche perch\u00e9 i nostri uffici sono gi\u00e0 sufficientemente oberati: solo al Tribunale dei minori sono in essere all\u2019incira 1.900 provvedimenti\u201d.<\/p>\n \u201cIn caso di minori, anziani o disabili non si resta mai fuori, in quanto siamo sempre obbligati a intervenire. Nei casi di povert\u00e0, invece, abbiamo costruito – a differenza del passato – una buona rete con la Caritas, al fine di cercare di dare a tutti una risposta\u201d.<\/p>\n \u201cIl nodo della co-progettazione \u00e8 questo: chi siede intorno al tavolo? Nel senso: i soggetti presenti devono essere stati selezionati sulla base di determinati requisiti, che ad oggi, per\u00f2, non conosciamo. Solo in questo modo si pu\u00f2 fare sistema e mettere insieme le proprie specificit\u00e0 e competenze in maniera costruttiva.<\/p>\n Questi anni di crisi ci hanno portato alla consapevolezza che viviamo in una societ\u00e0 dove la povert\u00e0, sia economica che umana, \u00e8 reale e quasi sempre accompagnata dalla solitudine. Le persone ci chiedono interventi tempestivi, velocit\u00e0 nelle risposte, anche perch\u00e9 arrivano da noi quando le loro difficolt\u00e0 sono gi\u00e0 ad uno stato molto grave. Dobbiamo essere per loro una \u2018tachipirina\u2019, ovvero un palliativo non risolutivo, ma comunque capace di tamponare la situazione nel breve periodo, al fine di avere il tempo di costruire un percorso.<\/p>\n Se coordinati, possiamo essere davvero una grande risorse per il territorio. Altrimenti si rischia ancora una volta di perdersi nella burocrazia e nella vacuit\u00e0 di tavoli, sotto-tavoli e laboratori che ingolfano ancora di pi\u00f9 il lavoro con una serie di passaggi inutili\u201d.<\/p>\n Laura Lana<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Piano sociale: capitolo secondo. In attesa della fine della fase partecipativa il 15 febbraio prossimo, La Voce prosegue il suo approfondimento su questo importante strumento di programmazione del welfare regionale con l\u2019obiettivo di stimolare il dibattito tra i vari soggetti coinvolti. 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\nSe la scorsa settimana abbiamo dato voce al mondo delle cooperative, oggi \u00e8 la volta dei Comuni, le vere \u201cbraccia operanti\u201d in materia di sociale. A rappresentarli \u00e8 Edi Cicchi<\/strong>, nella duplice veste di assessore ai Servizi sociali del Comune di Perugia e di coordinatore della Consulta welfare dell\u2019Anci.<\/p>\n\u00a0Assessore, \u00e8 stato ribadito pi\u00f9 volte dall\u2019assessore regionale alla Coesione sociale e al welfare, Luca Barberini, che in questo nuovo Piano sar\u00e0 dato un \u201cruolo potenziato e un rinnovato protagonismo\u201d alle istituzioni, a cominciare dai Comuni. Cosa significa?
\n<\/strong><\/h3>\nQuali sarebbero gli strumenti che chiedono i Comuni?
\n<\/strong><\/h3>\nE in merito alle risorse?
\n<\/strong><\/h3>\nAnche perch\u00e9 i fondi sono comunque vincolati a progetti che vanno presentati e approvati…
\n<\/strong><\/h3>\nE chi resta fuori da questi progetti?<\/strong><\/h3>\n
L\u2019assessore Barberini ha insistito sulla volont\u00e0 di una co-progettazione tra i vari soggetti coinvolti per la pianificazione sociale e socio-sanitaria, prevedendo anche laboratori di comunit\u00e0…<\/strong><\/h3>\n