{"id":45144,"date":"2016-01-22T14:21:03","date_gmt":"2016-01-22T12:21:03","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=45144"},"modified":"2016-01-23T15:45:55","modified_gmt":"2016-01-23T13:45:55","slug":"perugina-nestle-il-nuovo-piano-industriale-sia-serio-e-credibile-per-il-futuro-di-san-sisto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/perugina-nestle-il-nuovo-piano-industriale-sia-serio-e-credibile-per-il-futuro-di-san-sisto\/","title":{"rendered":"Perugina – Nestl\u00e9. Il nuovo piano industriale sia serio e credibile per il futuro di San Sisto"},"content":{"rendered":"

\"perugina-nestle\"<\/a>La Voce<\/em> ha sempre dedicato molto spazio alla vertenza aperta da mesi dai lavoratori della Perugina<\/em> con la multinazionale svizzera Nestl\u00e9. In un mio articolo pubblicato il 20 marzo scorso, dal titolo \u201cPerugina<\/em>, un futuro da costruire\u201d, si leggeva tra l\u2019altro: \u201cNel 2014, a fronte di una dichiarazione di esuberi pari a 210 addetti, la Rsu aziendale ha sottoscritto un contratto di solidariet\u00e0 biennale, in cui i lavoratori di San Sisto accettavano il principio \u2018lavorare meno, lavorare tutti\u2019, permettendo quindi un abbassamento del costo del lavoro e un aumento della competitivit\u00e0 dello stabilimento, chiedendo come contropartita a Nestl\u00e9 la presentazione di un piano industriale di rilancio del brand della fabbrica\u201d.<\/p>\n

Questo piano industriale verr\u00e0 finalmente presentato ai sindacati il 10 febbraio, ma ancora recentemente Nestl\u00e9 aveva stimato un ulteriore calo nei volumi produttivi del sito nel 2015 (24.500 tonnellate, il pi\u00f9 basso della sua storia) e la Rsu e i lavoratori della Perugina, temendo per il futuro dell\u2019azienda, hanno avviato una vertenza \u201cpreventiva\u201d sui generis<\/em> perch\u00e9 Nestl\u00e9 passi da una strategia di mantenimento a una di sviluppo. La crisi dei consumi \u00e8 il motivo ricorrente adottato dalla multinazionale svizzera per giustificare il ridimensionamento dei volumi produttivi del sito di San Sisto.<\/p>\n

Mi sono voluto documentare, chiedendo all\u2019Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane (Aidepi) – che ringrazio per la collaborazione – gli ultimi dati disponibili sui consumi e sull\u2019export dei prodotti dolciari, pubblicati lo scorso 15 settembre.<\/p>\n

Nel rapporto Aidepi si legge che la produzione dolciaria italiana in volume nel 2014 \u00e8 stata di 1.974.000 tonnellate (-0,4% sul 2013), mentre il dato in valore \u00e8 di 13.278 milioni di euro (+0,1%). Ragionando sui 10 anni, il trend \u00e8 nettamente positivo (+30,7%): nel 2005 il fatturato era stato infatti di 10.158 milioni di euro. L\u2019Italia rimane il secondo produttore dolciario europeo, dopo la Germania e prima di Francia e Gran Bretagna. Anche l\u2019Istat dichiarava per il 2014 per il comparto \u201ccacao, cioccolato, caramelle e confetteria\u201d un incremento dell\u20191,2% sul 2013. Per quanto riguarda i consumi dolciari in Italia, la \u201cconfetteria\u201d \u00e8 cresciuta nel 2014 del 3,4%, mentre il \u201ccioccolato\u201d ha registrato un lieve calo: -0,4%. Contemporaneamente si \u00e8 registrato un incremento dell\u2019export dolciario italiano, che ha raggiunto nel 2014 i 27.148 milioni di euro (+3,5% sul 2013). Nel lungo periodo, il saldo attivo della bilancia commerciale dolciaria \u00e8 balzato da 856 milioni di euro del 2005 a 1.813 milioni del 2014 (+111,7%). Nel 2005 l\u2019export dolciario italiano era pari al 17,3% della produzione nazionale, mentre nel 2014 tale indice \u00e8 passato al 23,3%, quasi un quarto del totale della produzione nazionale.<\/p>\n

Leggendo questi dati, anche chi non \u00e8 abituato ad analizzarli per esigenze professionali potr\u00e0 per\u00f2 facilmente comprendere come le ragioni addotte da Nestl\u00e9 per giustificare il progressivo ridimensionamento produttivo e occupazionale dello stabilimento di San Sisto e, soprattutto, la crescente marginalizzazione del brand Perugina<\/em> all\u2019interno del nutrito \u201cportafoglio marchi\u201d della multinazionale svizzera, sia del tutto strumentale e non corrispondente alla realt\u00e0 di mercato. Del resto, basta girare nei supermercati e nelle pasticcerie per vedere come i prodotti Perugina<\/em> siano sempre meno presenti, con l\u2019unica eccezione dei Baci<\/em>. Ma anche per il prodotto-simbolo della Perugina<\/em> l\u2019attivit\u00e0 di promozione sui punti vendita e di comunicazione sui media nazionali \u00e8 ormai ridotta al lumicino.<\/p>\n

Intanto il leader di mercato, Ferrero<\/em>, azienda rimasta saldamente in mano alla famiglia del fondatore Michele Ferrero, e da sempre fortemente \u201cexport-oriented\u201d, continua a investire in innovazione di prodotto e di packaging, in attivit\u00e0 promozionali in-store e a fare massicce campagne pubblicitarie su tutti i brand del gruppo e in tutti i segmenti di consumo: dalle occasioni sociali al regalo, dalla prima colazione al fuori pasto.<\/p>\n

Pochi si sono accorti del lancio dell\u2019ultimo nato della gamma dei Baci<\/em>, il Bacio<\/em> al cioccolato amaro \u201cFondentissimo<\/em>\u201d 70%, messo in commercio senza alcun supporto di comunicazione media e nei punti vendita. Una debolissima campagna pubblicitaria \u00e8 stata fatta anche per il lancio della mousse al cioccolato \u201cNuvole<\/em>\u201d Perugina<\/em> (che dubito, tra l\u2019altro, sia prodotta a San Sisto); ma pochi spot televisivi non servono a nulla, soprattutto se non c\u2019\u00e8 in contemporanea una distribuzione capillare nei punti vendita della grande distribuzione, magari con attivit\u00e0 di vendita assistita da parte di promoter.<\/p>\n

Credo che le istituzioni (ministero per lo Sviluppo economico, Regione, Comune di Perugia, Camere di commercio), le associazioni di categoria, i sindacati, la Rsu e i lavoratori di San Sisto e tutti gli umbri debbano fare sentire in maniera unitaria e forte la loro voce nei confronti dei vertici svizzeri della Nestl\u00e9, i soli decision-maker del destino del sito di San Sisto e dello storico marchio Perugina<\/em>.<\/p>\n

Se, come sostengono sempre i loro rappresentanti negli incontri e nei tavoli a Perugia e a Roma, Perugina<\/em> \u00e8 per Nestl\u00e9 un brand strategico, presentino finalmente un piano industriale serio e credibile, che preveda non strategie di mungitura e di ridimensionamento, ma progetti concreti di investimento in innovazione, marketing, distribuzione e internazionalizzazione, come richiede la iper-competizione che contraddistingue il comparto dolciario all\u2019interno del mercato globale.<\/p>\n

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