{"id":4512,"date":"2005-06-03T00:00:00","date_gmt":"2005-06-02T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4512"},"modified":"2015-08-07T14:53:31","modified_gmt":"2015-08-07T12:53:31","slug":"levi-matteo-e-gesu","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/levi-matteo-e-gesu\/","title":{"rendered":"Levi Matteo e Ges\u00f9"},"content":{"rendered":"
La vocazione di Levi \u00e8 raccontata nel Vangelo di oggi e negli altri due Vangeli sinottici, Marco e Luca (Mc<\/em> 2,14; Lc 5,28). In questi il racconto \u00e8 sostanzialmente uguale, anche se solo il Primo Vangelo ci dice l’altro nome di colui che, seduto al banco delle imposte, viene chiamato: Matteo. Abbiamo uno schema che percorre i vangeli ogni volta che si tratta di vocazioni (vedi anche la chiamata di Pietro e del fratello in Mt<\/em> 4,18-22): 1) Ges\u00f9 passa accanto (par-ago<\/em>); 2) vede qualcuno, di cui si dice il nome, 3) questi \u00e8 assorto nei suoi impegni quotidiani di lavoro; 4) Ges\u00f9 lo chiama; 5) e questi subito risponde e segue il Maestro.<\/p>\n Ci sono ovviamente dei precedenti nel Primo Testamento; cos\u00ec era accaduto per Eliseo chiamato da Elia: “Partito di l\u00ec, Elia incontr\u00f2 Eliseo figlio di Saf\u00e0t. […] Elia, passandogli vicino, gli gett\u00f2 addosso il suo mantello. […] Elia disse: ‘Va’ e torna, perch\u00e9 sai bene che cosa ho fatto di te’. Eliseo […] si alz\u00f2 e segu\u00ec Elia, entrando al suo servizio” (1 Re<\/em> 19-21). La chiamata di Dio \u00e8 irresistibile, come quella profetica di Amos (“Ruggisce il leone: chi mai non trema? Il Signore Dio ha parlato: chi pu\u00f2 non profetare?”; Am<\/em> 3,8), e ha luogo nella situazione esistenziale di chi \u00e8 chiamato. Matteo \u00e8 fulminato – come chiunque incontri davvero il Cristo – dalla luce, e non se ne pu\u00f2 pi\u00f9 staccare. Matteo \u00e8 uno degli esattori delle tasse, cio\u00e8 un dipendente del governo d’occupazione romano.<\/p>\n I pubblicani erano presenti in tutto l’impero dove si raccoglievano i tributi: ancora all’epoca di Traiano publicanus era il termine latino normalmente adoperato per designarli. La loro cattiva fama era spesso peggiorata dal fatto che alcuni ebrei avevano acquistato dai romani la concessione per l’esazione delle tasse, ed erano soliti ad “abusi e sfrenatezze. Alcuni avidi pubblicani traevano arbitrariamente vantaggio dall’indeterminatezza con cui venivano stabilite le tasse” (Gnilka). Ai pubblicani, secondo il diritto ebraico, erano stati tolti i diritti civili; venivano poi comunemente considerati traditori dei correligionari o ladri. A Ges\u00f9 non importa in quale situazione si trovi chi lo incontra: non \u00e8 certo il peccato a fermarlo, anzi: \u00e8 questa la ragione per cui egli, come un medico che si reca a visitare i malati, ama mangiare “insieme ai pubblicani e ai peccatori” (Mt<\/em> 9,11). \u00c8 a questo punto che il Primo Vangelo, e solo questo, aggiunge una citazione a commento della risposta di Ges\u00f9: “Andate dunque e imparate che cosa significhi ‘Misericordia io voglio e non sacrificio'”.<\/p>\n Questa frase dal profeta Osea, si trova anche in un altro luogo in Matteo, quando Ges\u00f9 risponde ai farisei che accusano i suoi discepoli di non rispettare il sabato (Mt<\/em> 12,7). Da una parte, nel primo episodio, si tratta dello stare a mensa con uomini impuri (peccatori e pubblicani); dall’altra, si tratta del sabato e delle prescrizioni relative alla sua custodia: in tutte e due le situazioni, il problema \u00e8 il rispetto della Legge. Ora, Ges\u00f9 in Mt<\/em> 12,5-6 risponde che “nella Legge, nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa”. Ecco il centro delle parole di Ges\u00f9 e il motivo per cui cita Osea: la misericordia, il perdono che egli \u00e8 venuto a dare a tutti, anche ai peccatori e ai pubblicani, \u00e8 pi\u00f9 grande dei sacrifici del Tempio di Gerusalemme ed \u00e8 quello che conta di pi\u00f9 per la Legge di Dio. I sacrifici nel Tempio non sono ormai pi\u00f9 possibili quando viene composto il Vangelo di Matteo<\/em>.<\/p>\n Forse ormai da quasi vent’anni il secondo Tempio \u00e8 stato distrutto: anche per l’ebraismo \u00e8 in atto uno straordinario fenomeno di ripensamento. Yohanan ben Zakkai, uno dei primi rabbini, fugge da Gerusalemme quando Tito sta per mettere a fuoco la capitale, fonda la scuola rabbinica di Jamnia e diventa il personaggio chiave della riorganizzazione dell’ebraismo dopo il dramma della guerra giudaica. Di lui si scrive nei testi rabbinici: “Un giorno che Rabban Yohanan ben Zakkai usciva da Gerusalemme, Rabbi Jehoshua lo seguiva e osservava il tempio in rovina. ‘Guai a noi’ – disse Rabbi Jehoshua – ‘ poich\u00e9 \u00e8 stato distrutto il luogo in cui venivano espiate le iniquit\u00e0 di Israele!’. Gli rispose: ‘Figlio mio, non ti dispiaccia questo. Noi abbiamo uno strumento di espiazione altrettanto efficace’. ‘E qual \u00e8?’. ‘Sono le opere di misericordia, come sta scritto: Misericordia io voglio e non sacrificio (Os<\/em> 6,6)” (Avot de-Rabbi Natan; da A. Mello, Ebraismo<\/em>, Brescia 2000).<\/p>\n Anche Ges\u00f9 – secondo il Vangelo di Matteo<\/em> – cita Osea. Questo dettaglio fa pensare a quanto “il Matteo giudeo-cristiano sia vicino agli scribi dei farisei pi\u00f9 che a qualsiasi altro gruppo giudaico. I contatti tra Matteo e Yohanan ben Zakkai sono stati sempre sottolineati, e sono impressionanti. Come Matteo, anche Yohanan (e in questo non \u00e8 un fariseo) ha scelto di mettere la misericordia e la benevolenza prima del sacrificio e delle regole di purit\u00e0. Os 6,6 era un testo centrale per tutti e due. Ambedue non vedono l’abolizione delle leggi rituali, ma queste non sono un tema centrale. Ambedue cercano la regola delle regole” (U. Luz, Das Evangelium nach Matth\u00e8us<\/em>. 1, Z\u00e8rich 1985).<\/p>\n Ecco che si svela in questo contatto tra la tradizione rabbinica e il Primo Vangelo una caratteristica del suo Autore: questi – pi\u00f9 che essere un ex-esattore delle tasse – \u00e8 certamente un ebreo che conosceva bene la Legge, e che ha incontrato il messaggio di Ges\u00f9: Matteo, secondo le parole del Maestro, \u00e8 come uno scriba che, “divenuto discepolo del regno dei cieli, \u00e8 simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt<\/em> 13,52).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La vocazione di Levi \u00e8 raccontata nel Vangelo di oggi e negli altri due Vangeli sinottici, Marco e Luca (Mc 2,14; Lc 5,28). In questi il racconto \u00e8 sostanzialmente uguale, anche se solo il Primo Vangelo ci dice l’altro nome di colui che, seduto al banco delle imposte, viene chiamato: Matteo. 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