{"id":44930,"date":"2016-01-15T17:57:24","date_gmt":"2016-01-15T15:57:24","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=44930"},"modified":"2016-01-15T17:57:25","modified_gmt":"2016-01-15T15:57:25","slug":"il-vino-della-gioia-autentica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-vino-della-gioia-autentica\/","title":{"rendered":"Il vino della gioia autentica"},"content":{"rendered":"
Domenica la liturgia ci propone un Vangelo ricco di significati. Ges\u00f9 a Cana compie il primo miracolo. \u00c8 \u201cl\u2019inizio dei segni\u201d, cio\u00e8 l\u2019origine e il principio di tutti gli altri. Questo vuol dire che guardando Cana possiamo cogliere la chiave per interpretare tutti gli altri segni che Ges\u00f9 compir\u00e0. Questa origine non consiste in una guarigione, in una conversione o nel racconto di una parabola, ma in un gesto che apparentemente sembra di poco conto: un po\u2019 di vino in pi\u00f9, una figuraccia evitata agli sposi, un \u201ccontentino\u201d alla Madre. Invece il miracolo ha significati che vanno oltre la banale concretezza dell\u2019episodio.<\/p>\n
Innanzitutto, Ges\u00f9 comincia da una festa. Di fronte alla durezza della vita, alle malattie, ai dolori della gente, di cui poi si prender\u00e0 cura, Ges\u00f9 esordisce prolungando un festeggiamento. Laddove, secondo la tradizione ebraica, la festa finiva quando non c\u2019era pi\u00f9 vino, arriva l\u2019estensione del banchetto.<\/p>\n
Seicento litri di vino in pi\u00f9, e di quello buono! Giorni di festeggiamento in pi\u00f9 per molte persone. L\u2019arrivo di Ges\u00f9, l\u2019inizio della sua missione non pu\u00f2 che essere una festa, un prolungamento di gioia, perch\u00e9 l\u2019attesa di secoli si sta concretizzando. La salvezza e la liberazione sono vicine, anzi presenti! E la festa \u00e8 specificatamente un banchetto di nozze: non un caso, ma un fatto simbolico. \u00c8 la benedizione di Ges\u00f9 sull\u2019amore umano, quello tra uomo e donna. \u00c8 il suo modo di esaltarne la bellezza, di condividerne la gioia. Quell\u2019amore che il Padre aveva benedetto all\u2019inizio dei tempi (cfr. Gn 1,27-28), ora Ges\u00f9 lo benedice all\u2019inizio dei suoi segni, ponendolo a fondamento di quella qualit\u00e0 di amare che lui stesso \u00e8 venuto a portarci. Egli stesso \u00e8 lo Sposo e si pone con tutti noi in una relazione sponsale. L\u2019amore nuziale, quello fatto di passione, di gratuit\u00e0, di sacrificio, di dono di s\u00e9, di tenerezza \u00e8 la pietra miliare dell\u2019inizio della missione di Ges\u00f9. Ma il testo ci dice anche altro: agli sposi, da soli, il vino finisce. La gioia \u2013 di cui il vino \u00e8 biblicamente simbolo \u2013 quella dell\u2019incontro, dello stare insieme, del costruire una famiglia, non \u00e8 \u2018autoalimentante\u2019. Se gli sposi se la forniscono da soli, c\u2019\u00e8 il rischio che finisca. L\u2019altro, allora, non \u00e8 pi\u00f9 il luogo della meraviglia e della leggerezza, ma dello scontro, del rancore o dell\u2019indifferenza. \u00c8 l\u2019esperienza che toccano tanti matrimoni, quelli in cui la relazione \u00e8 divenuta arida, litigiosa, se non anche violenta; quei matrimoni in cui l\u2019altro \u00e8 percepito come un ostacolo, come un nemico che mi ha ferito e che sono pronto a ferire a mia volta.<\/p>\n
In tutti i matrimoni \u2013 crediamo \u2013 si fa esperienza, a vari livelli, di questo vino che si esaurisce. Dove attingerne allora? Ges\u00f9 ci dice che lui ne ha di quello buono e ce n\u2019ha a ettolitri. \u00c8 pi\u00f9 buono del precedente. Il vino che ci consegna Ges\u00f9, e che in realt\u00e0 comincia a erogare gi\u00e0 dal giorno del matrimonio, \u00e8 pi\u00f9 buono e abbondante di qualsiasi altro che possiamo spillare da soli con le nostre forze. Si tratta solo di imparare ad attingere dalle anfore giuste. Il vino \u00e8 anche simbolo dell\u2019eucaristia e della dinamica pasquale di dono di s\u00e9, morte e risurrezione. Ecco una bella anfora Doc da cui attingere.<\/p>\n
Questo Vangelo esprime la sua ricchezza anche nella molteplicit\u00e0 dei personaggi che entrano in gioco. Ci soffermiamo solo sulla figura dei servitori, perch\u00e9 in essi, in qualche modo, possiamo identificarci. Maria, che con femminile delicatezza e attenzione aveva colto la mancanza del vino, d\u00e0 loro l\u2019indicazione di seguire la volont\u00e0 di Ges\u00f9, che \u00e8 la volont\u00e0 del Padre. Un atto di fede di Maria, che sa che l\u2019\u201cora\u201d del Figlio non \u00e8 giunta. I servitori rispondono al comando di Ges\u00f9 con sollecitudine, impegno silenzioso, obbedienza, e lo fanno fino in fondo, \u201cfino all\u2019orlo\u201d. Sono il prototipo di come anche noi dovremmo incarnare la volont\u00e0 di Dio, nell\u2019impegno attivo, nell\u2019obbedienza e nella totalit\u00e0.<\/p>\n
L\u2019atteggiamento dei servitori ci interpella: siamo in grado di metterci in ascolto della volont\u00e0 di Dio? Maria \u00e8, per noi, colei che ci invita a metterci in ascolto di Ges\u00f9? Siamo in grado di seguirlo senza indecisioni? I servitori ci indicano il modo in cui vivere i carismi di cui ci parla san Paolo nella seconda lettura. Nell\u2019obbedienza a Dio e all\u2019\u201cunico Spirito\u201d, ci vengono dati dei doni: carismi e ministeri, dai pi\u00f9 umili ai pi\u00f9 grandi, che dobbiamo saper riconoscere e utilizzare. Con l\u2019umilt\u00e0 dei servi, ma anche \u201cfino all\u2019orlo\u201d, cio\u00e8 con tutto noi stessi.<\/p>\n
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