{"id":44716,"date":"2015-12-17T11:28:55","date_gmt":"2015-12-17T09:28:55","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=44716"},"modified":"2015-12-17T11:28:56","modified_gmt":"2015-12-17T09:28:56","slug":"un-saluto-pieno-di-grazia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/un-saluto-pieno-di-grazia\/","title":{"rendered":"Un saluto pieno di grazia"},"content":{"rendered":"
L’ultima domenica prima di Natale ci dona un Vangelo che \u00e8 un\u2019icona tra le pi\u00f9 belle della sacra Scrittura: l\u2019incontro tra Maria, la madre di Ges\u00f9, e sua cugina Elisabetta. Un incontro che molti aspetti rendono attraente. Due donne incinte si ritrovano, unite dalla comune sorte di essere diventate grembi di uomini chiamati a una vita straordinaria. Due gravidanze eccezionali, di una donna vergine e di una sterile, di una giovane e di una anziana, accomunate dall\u2019aver visto e accolto la potenza di Dio nella loro vita. Entrata in casa, Maria saluta la cugina: la reazione che suscita \u00e8 tale che ci possiamo ben immaginare un saluto non distratto e banale, ma uno shalom \u2013 tipico della tradizione ebraica \u2013 intenso e carico di affetto. Un saluto in cui Maria ha messo tutta se stessa: la trepidazione cominciata a casa sua, con il suo \u201cs\u00ec\u201d all\u2019angelo che le ha anche rivelato come sua cugina fosse incinta, e che l\u2019ha fatta muovere \u201cin fretta\u201d verso la Giudea; la voglia di condividere la gioia con la parente e anche il desiderio di aiutare Elisabetta fino al parto. Un saluto che ci porta a ricordare quando anche noi siamo stati salutati cos\u00ec da un amico, da un parente, da un genitore, da un educatore, da un sacerdote, e il nostro cuore ha esultato perch\u00e9 si \u00e8 sentito riconosciuto nel profondo. Un saluto che ci interroga anche, e ci chiede se siamo capaci di incontrare in questo modo le persone nelle nostre giornate, con il sorriso, lo sguardo alto, il cuore aperto, infondendo la gioia dell\u2019incontro, e non superficialmente, ripiegati su noi stessi e sui nostri problemi. Con molta probabilit\u00e0 Maria arriva da Elisabetta anche con altro nel cuore: la sua partenza repentina da Nazareth, una volta iniziata la gravidanza, ha significato togliersi da un ambiente che non avrebbe compreso ci\u00f2 che le sta accadendo. Non sappiamo nulla dall\u2019evangelista Luca sul momento in cui anche Giuseppe sar\u00e0 confermato in sogno dell\u2019azione potente di Dio sul corpo di Maria. Ma ci sono anche le loro famiglie di origine, su cui la parola \u2018ripudio\u2019 deve aver aleggiato a lungo. Maria ci testimonia che, anche quando Dio opera nella nostra vita, non ci toglie la componente di fatica e di lotta per poter incarnare quel \u201cs\u00ec\u201d che ci sentiamo chiamati a dare.<\/p>\n
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Torniamo per\u00f2 in casa di Zaccaria: Elisabetta ode il saluto, Giovanni sussulta. Il movimento del feto apre la madre al soffio dello Spirito, e lei \u00e8 in grado di sentire che quel sussulto \u00e8 di gioia. Questo scambio tra madre e figlio ci restituisce anche quell\u2019umana bellezza di un corpo che contiene in s\u00e9 un altro corpo, di due esseri cos\u00ec profondamente uniti che le emozioni dell\u2019una si trasferiscono all\u2019altro e viceversa. Il bambino sente attraverso il corpo della madre ci\u00f2 che accade intorno, e la madre impara a conoscere le emozioni di un corpo che giorno dopo giorno si forma all\u2019interno del suo. \u00c8 un mistero indicibile, quello della vita nascente, di una bellezza che d\u00e0 la vertigine e di cui spesso non ci rendiamo conto. La gravidanza \u00e8, a volte, solo fonte di preoccupazioni, di ribellione, di fatica, di stravolgimento dei propri piani. Sono umane queste reazioni, in certi casi comprensibili, ma non ci possono far perdere di vista la bellezza del mistero della creazione di cui siamo resi partecipi. Dio entra con forza in questo processo: lo Spirito fa erompere Elisabetta in una esclamazione di esultanza e di benedizione. Questo movimento dello Spirito non viene per\u00f2 dal nulla: \u00e8 l\u2019incontro tra Maria e sua cugina a richiamarne l\u2019azione. Anche noi, incontrando in maniera vera il nostro fratello e colui che la vita ci mette sulla strada, abbiamo la possibilit\u00e0 di suscitare l\u2019azione della grazia. \u00c8 la potenza dell\u2019incontro umano: Dio stesso si rende presente \u201cdove sono due o tre riuniti nel mio nome\u201d (Mt 18,20). Una forza dell\u2019incontro che sperimenta anche Maria. Infatti la conferma che le d\u00e0, nello Spirito, Elisabetta con le sue parole di esultanza: \u201cBenedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?\u201d, \u00e8 capace di far erompere Maria nel Magnificat. Quello che neanche l\u2019incontro con l\u2019angelo aveva potuto \u2013 cio\u00e8 farla gioire \u2013 ha potuto invece farlo l\u2019incontro con la cugina, abitata dallo Spirito. Quanto \u00e8 importante che anche le nostre esperienze di Dio siano confermate dai fratelli, da una guida, dalla Chiesa! Auguriamoci che questo Natale possa essere davvero un tempo forte di incontro, con Dio e con i fratelli, come lo \u00e8 stato per Maria.<\/p>\n
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