{"id":4455,"date":"2005-05-06T00:00:00","date_gmt":"2005-05-06T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4455"},"modified":"2015-05-04T10:15:35","modified_gmt":"2015-05-04T08:15:35","slug":"giorno-di-festa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/giorno-di-festa\/","title":{"rendered":"Giorno di festa"},"content":{"rendered":"
La domenica si deve lavorare o no? Si sa che le risposte sono diverse secondo situazioni e interessi, ma quello che non pare essere molto chiaro \u00e8 che il precetto del “santificare le feste” ha un valore non solo religioso (andare a messa) ma anche umano e sociale. Il discorso si \u00e8 riaperto tra la gente e sui mass media locali con il messaggio diffuso in occasione della Festa del lavoro, il Primo maggio, dalla Consulta regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Nell’anno dedicato all’Eucaristia il tema della giornata posto all’attenzione dei fedeli \u00e8 “Lavoro ed eucaristia”.<\/p>\n
Il messaggio della Consulta Ceu ha quindi offerto una traccia di riflessione mettendo a fuoco il valore della pace, della condivisione e della domenica “giorno del Signore”. Se \u00e8 vero che si sta andando “verso la generalizzazione della domenica lavorativa e meglio remunerata, considerata la migliore risposta per mantenere la competitivit\u00e0 delle aziende e per combattere il declino industriale” il messaggio ricorda come la Chiesa abbia ripetutamente ribadito “la sua tendenziale contrariet\u00e0 all’estensione del lavoro domenicale nel commercio come nell’industria”. Non si tratta, dunque, di negare le necessit\u00e0 del lavoro domenicale in settori cruciali quali i servizi (dagli ospedali ai trasporti alla risorazione) ma di evitare una estensione generalizzata del lavoro in giorno di domenica motivata solo da ragioni di profitto economico. “La nostra impressione – si legge nel messaggio – \u00e8 che la societ\u00e0 rischia di avvitarsi in un circolo vizioso: si lavora per consumare e si consuma perch\u00e9 ci sia lavoro. E invece occorre recuperare un respiro pi\u00f9 ampio e condiviso. Ecco la funzione fondamentale della domenica: essere un tempo di riposo e di festa sincronizzato per tutta la famiglia nel quale coltivare in particolare le relazioni umane e familiari”.<\/p>\n
Il lavoro domenicale pu\u00f2, e in centri casi deve, esserci ma, si legge nel messaggio, si deve sempre valutarne la necessit\u00e0 (ad esempio la difesa e la stabilit\u00e0 dei posti di lavoro) e stabilire criteri per la sua applicazione (ad esempio, la volontariet\u00e0 e la rotazione su pi\u00f9 persone del lavoro domenicale), affinch\u00e8 non si arrivi a mettere in contrapposizione “una solidariet\u00e0 (quella dell’occupazione) con un’altra solidariet\u00e0 (quella familiare, culturale e spirituale) e non si scada nel ricatto: la domenica in cambio del lavoro”. Meno risalto ha avuto sui mass media la prima parte del messaggio, quella in cui il richiamo a riflettere sull’Eucaristia si \u00e8 tradotto in un invito a scorgere nella liturgia eucaristica la “rivelazione e celebrazione della fratellanza umana!”. “La giustizia e la solidariet\u00e0 devono permeare tutti i rapporti umani, persino e in un modo quasi privilegiato, i rapporti economici e di lavoro” si legge nel messaggio, che non nasconde “l’impressionante dilagare di molteplici manifestazioni sociali e politiche del male”: “l’esplosione del terrorismo e della violenza, il dramma iracheno che si prolunga in situazioni d’incertezza e insicurezza, gli altri conflitti spesso ignorati che continuano a mietere migliaia di vittime specialmente nel continente africano, la miseria d’intere popolazioni a causa delle carestie, delle epidemie e delle grandi e sconvolgenti emigrazioni di popoli”. Drammi del mondo che paiono lontani, ma “quando partecipiamo alla messa ci ritroviamo con una umanit\u00e0 con cui camminiamo ogni giorno, ci accorgiamo che ciascuno cerca dal Signore un senso e sta tentando di recuperare i valori che sembrano persi”.<\/p>\n
La Consulta, nel messaggio per il Primo maggio, invita ad allargare il cuore, a vivere i vari momenti della messa portando davanti al Signore tutte le dimensioni della nostra vita. “Se chiediamo perdono, all’inizio della messa, lo spazio di ricerca non \u00e8 solo quello familiare, ma anche sociale. \u00c8 il tempo della pace, perch\u00e9 non vi \u00e8 pace senza perdono. \u00c8 il tempo del lavoro poich\u00e9 l\u00ec sviluppiamo la nostra operosit\u00e0, le nostre competenze e il nostro contributo accanto a quello di tutti, l\u00ec s’incrociano tensioni, liti e fatiche, l\u00ec la convivenza si fa difficile e la solidariet\u00e0 spesso \u00e8 faticosa poich\u00e9 scattano individualismi e volont\u00e0 di sopraffazione”. Allo stesso modo “la Parola del Signore ci obbliga a ripulire la nostra lavagna interiore e i nostri schemi. Essa ci invita all’ascolto e a ripensare, con sapienza, ai rapporti personali, familiari, sociali e politici’, come anche invita a “mettere in pratica, visibilmente, nella concretezza delle opere quel che si celebra”. Anche la preghiera dei fedeli “ci chiama in causa nella lettura della nostra vita e del mondo, cos\u00ec le impotenze e le pigrizie prendono la strada di ricerca pi\u00f9 costruttiva”. Ma \u00e8 all’offerta dei doni che “il lavoro viene scoperto come elemento fondamentale dell’Eucaristia, poich\u00e9 pane e vino e tutto ci\u00f2 che ci circonda sono “frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna”. Quel pane e quel vino diventano corpo e sangue di Cristo: il lavoro permette di offrire ristoro e cibo e permette la presenza del Signore per la rinnovazione, per il perdono, per la solidariet\u00e0 tra noi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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