<\/a>Nella prima lettura di questa domenica nella festa di Cristo Re, il profeta Daniele, dopo aver descritto quattro bestie spaventose (a ciascuna delle quali corrispondeva un regno), dice di vedere un Figlio di uomo. Il quinto regno, quello del Messia, mostra il volto dell\u2019uomo. Questo gi\u00e0 ci pone di fronte un fatto: il Figlio di Dio \u00e8 venuto a mostrarci il vero volto dell\u2019uomo.<\/p>\nNel mondo vi sono molte forze e molti poteri che trasformano le persone, rendendole meno umane. Se non ci fermiamo ogni tanto a contemplare il volto di Ges\u00f9 e ad ascoltare la sua parola, ci trasformiamo in una specie di macchine che hanno come azione principale la programmazione delle giornate, il compimento degli impegni, il portare a termine delle azioni per noi e per i nostri figli.<\/p>\n
Nella visione di Daniele tutti adorano e servono lui, il Figlio dell\u2019uomo. Perch\u00e9? La risposta la troviamo nella seconda lettura: \u201cA Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue\u201d. Ecco Colui che noi dobbiamo servire, a cui dare ascolto e obbedienza. Ecco il nostro Re. Ma ci sentiamo persone liberate? Dovremmo prima essere consapevoli del nostro essere incatenati da istinti e peccati che ci impediscono di essere liberi. Il mondo in cui viviamo non ci aiuta a vedere in noi stessi queste schiavit\u00f9, anzi aggiunge condizionamenti dall\u2019esterno fino al punto che alcuni di questi istinti ci sembrano bisogni da soddisfare.<\/p>\n
Nel Vangelo assistiamo al dialogo tra Ges\u00f9 e Pilato. \u00c8 Ges\u00f9 che guida il discorso, e puntualmente non risponde alle domande: non deve rendere conto a nessuno! Anzi, invece di pensare a difendersi, pensa a donare a Pilato – e anche a noi – la sua Parola. Ci accorgiamo che il governatore si domanda chi sia colui che si trova davanti, e che cosa sia la Verit\u00e0.<\/p>\n
Due sono le riflessioni che Ges\u00f9 oggi ci invita a fare: la prima la possiamo intitolare \u201cil mondo\u201d, mentre la seconda \u00e8 incentrata sulla parola \u201cRegno\u201d.<\/p>\n
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Ges\u00f9 non \u00e8 \u201cdi questo mondo\u201d nel senso che con il mondo non ha nulla in comune, n\u00e9 l\u2019origine n\u00e9 la logica. \u00c8 totalmente altra anche la prospettiva. Il mondo, l\u2019umanit\u00e0 peccatrice non ha in s\u00e9 la salvezza, anzi, neppure la capacit\u00e0 di accoglierlo; non pu\u00f2 non odiare Ges\u00f9 e non potr\u00e0 non odiare anche i discepoli. \u00c8 talmente lontano dalla verit\u00e0 e dalla salvezza che per il mondo Ges\u00f9 non pu\u00f2 nemmeno pregare (Gv 17,9); e tuttavia questa stessa realt\u00e0 \u00e8 oggetto dell\u2019amore infinito di Dio e dell\u2019invio del Figlio suo: \u201cDio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito\u201d\u2026<\/p>\n
Noi tutti viviamo questa relazione con il mondo nel quale ci troviamo, ma al quale non apparteniamo. Ci accorgiamo della difficolt\u00e0 di comunicare a chi ci sta accanto la nostra vita di fede, e al tempo stesso siamo chiamati a \u201crendere ragione della speranza che \u00e8 in noi\u201d. \u00c8 capitato nella storia, anche nella nostra, che le persone accogliessero l\u2019annuncio del Vangelo, come se non aspettassero altro. Ecco che scopriamo che nel mondo gli uomini hanno dentro una sete di Dio, e cercano Ges\u00f9 esattamente come noi.<\/p>\n
Dunque ricordiamo che, come Ges\u00f9, noi non siamo del mondo ma siamo chiamati a portare nel mondo la verit\u00e0. Noi non abbiamo la verit\u00e0 in tasca, la Verit\u00e0 \u00e8 Ges\u00f9. Quanto pi\u00f9 viviamo uniti a lui, \u201cimmersi\u201d nella sua vita, pervasi dalla sua Parola, mossi dallo Spirito, tanto pi\u00f9 faremo conoscere il Regno, pur con tutta la nostra fragilit\u00e0.<\/p>\n
In Ges\u00f9 ci viene presentato un Re decisamente contrario all\u2019idea che abbiamo nel nostro immaginario. Lo abbiamo visto entrare in questo mondo in una stalla, deposto in una mangiatoia, mentre era in viaggio di notte senza riparo, senza sicurezze come un profugo. I suoi primi adoratori sono stati i pastori, gente povera, considerata impura; lo abbiamo visto crescere come tanti bambini, facendo una vita qualunque.<\/p>\n
Come suoi seguaci questo Re ha scelto pescatori, non certo dottori. Ha fatto il suo ingresso in Gerusalemme cavalcando un asino. Si \u00e8 lasciato spogliare e umiliare, e per corona ha scelto una corona di spine. Infine \u00e8 morto nudo sul suo trono, la croce.<\/p>\n
\u00c8 proprio diversa l\u2019idea di re di Dio rispetto alla nostra! E questa crediamo sia la risposta del Signore alle oscure e disumane forze che si muovono e sembrano dominare il mondo. La lingua di Dio non \u00e8 la nostra. Egli viene a \u201cfare nuove tutte le cose\u201d e ci chiede di imitarlo, di parlare anche noi una lingua nuova. Il nostro Dio \u00e8 il Dio della debolezza, che non si fa strada con la violenza, anzi sembra proprio che questo atteggiamento Egli non lo conosca.<\/p>\n
Il Dio della debolezza che \u201csta alla porta e bussa\u201d aspetta per poter entrare e sedersi a cena con noi; allora pian piano pu\u00f2 farsi strada in punta di piedi nel nostro cuore, il luogo in cui si muovono tutte le forze, buone e cattive, che ci fanno prendere decisioni. Questo Dio della debolezza ci invita a scendere da ogni piedistallo e tanto ci fa innamorare: Egli ci d\u00e0 la risposta ai fatti che stiamo vivendo. Ges\u00f9 sceglie di essere il Grande Sconfitto della storia, e questo gli consente di vincere la morte anche per noi. Il Risorto per\u00f2 \u00e8 sempre il Crocifisso: la sua non \u00e8 una \u201criscossa\u201d, la strada \u00e8 quella della croce, della debolezza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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