Continua con questa domenica il percorso all’interno dell’ultimo discorso di Ges\u00f9 secondo il vangelo di Giovanni. Come sappiamo, si tratta di un addio, e anche se viene collocato dall’evangelista poco prima della morte di Ges\u00f9, bene si addice a questo tempo che sta per concludersi, il tempo di Pasqua. La Liturgia ci chiede di aprire la mente al mistero di un Dio che ci sta accanto non nel modo in cui forse vorremmo noi, ma secondo modalit\u00e0 inaspettate.Per noi, con noi, in noi. Il Dio del Primo Testamento \u00e8 un Dio che si \u00e8 mostrato principalmente a favore del suo popolo, soprattutto quando l’ha liberato dalla schiavit\u00f9 e l’ha fatto entrare nella Terra.<\/p>\n
\u00c8 il Dio della fedelt\u00e0, che interviene “con mano potente e braccio teso” (cfr. Dt<\/em> 7,19) a favore della sua eredit\u00e0: \u00e8 un Dio per noi. Con Ges\u00f9 il Padre ha mostrato il suo volto misericordioso, nascosto nei secoli e rivelato nel Figlio. Ma in Ges\u00f9 riconosciuto Signore e Cristo la presenza di Dio \u00e8 divenuta qualitativamente diversa dal modo in cui il Padre si \u00e8 sempre rivelato sin dai tempi antichi (cfr. Eb<\/em> 1,1-2): quel Dio che lottava per la sua gente, ha mandato il Figlio perch\u00e9 stesse con loro, vivesse e morisse per loro. L’Emmanuele \u00e8, fino alla morte, il Dio con noi.Il Dono che \u00e8 lo Spirito dice ancora qualcosa di diverso, ovvero che Dio \u00e8 in noi. \u00c8 quanto annuncia il vangelo di oggi: “Voi conoscete (lo Spirito), perch\u00e9 egli dimora presso di voi e sar\u00e0 in voi” (Gv<\/em> 14,17). Dio che era “per”‘ e “con”, ha trovato il modo di essere “in” coloro che credono in Ges\u00f9. Il Par\u00e0clito. Le sue parole dicono in questa occasione il primo dei cinque annunci del Par\u00e0clito (gli altri sono in Gv<\/em> 14,26; 15,26; 16,7-11; 16,12-15). Il termine Par\u00e0kleto<\/em>s ricorre solo nella letteratura giovannea (nel Quarto vangelo e in 1 Gv<\/em> 2,1) e significava nel linguaggio del tempo “colui che \u00e8 chiamato accanto” per dare un aiuto, specialmente in caso giudizio: \u00e8 una specie di avvocato.<\/p>\n Ma qui Ges\u00f9 parla di “un altro” avvocato: e quindi il primo di cui parla \u00e8 se stesso. Questo \u00e8 chiaro se si legge il versetto della Prima lettera di Giovanni in cui ricorre il nostro termine: “Figli miei, queste cose scrivo a voi perch\u00e9 non pecchiate. Ma se qualcuno pecca, un Par\u00e0kletos abbiamo presso il Padre: Ges\u00f9 Cristo il giusto” (1 Gv<\/em> 2,1). Anche lo Spirito di Ges\u00f9 pu\u00f2 essere chiamato accanto come Ges\u00f9 lo \u00e8 stato con la sua gente (l’Emmanuele), proprio quando Ges\u00f9 non ci sar\u00e0 pi\u00f9.Come potrebbe la Chiesa vivere senza lo Spirito del risorto? Se Ges\u00f9 non avesse promesso e donato lo Spirito, la comunit\u00e0 dei credenti sarebbe una qualsiasi comunit\u00e0 umana impegnata a conservare la memoria di un avvenimento o di una persona. Anche Mos\u00e8 aveva lasciato come ricordo al popolo il suo bastone, quello con il quale aveva tracciato una strada attraverso il mar Rosso: aprendo il reliquiario che era l’arca (cfr. Eb<\/em> 9,4), si poteva ritornare con la mente a quei giorni. Elia aveva lasciato ad Eliseo il suo mantello come consegna di una continuit\u00e0 profetica, e ancora di pi\u00f9, come segno del suo spirito: “Elia disse ad Eliseo: Chiedi ci\u00f2 che vuoi che faccia per te prima che sia sottratto a te. Eliseo rispose: Passino a me i due terzi del tuo spirito”‘ (2 Re<\/em> 2,9).<\/p>\n Il mantello che cade ad Elia quando questi viene assunto in cielo, e che Eliseo raccoglie, dice che la preghiera del discepolo \u00e8 stata esaudita. Lo Spirito santo \u00e8 come il mantello che copriva il Messia d’Israele, e che \u00e8 rimasto ai suoi discepoli, noi cristiani. Non lo possiamo conservare cos\u00ec come si conservano i ricordi di una persona scomparsa in un cassetto o le sue fotografie in un album, o cos\u00ec come veniva custodita la verga di Mos\u00e8 nell’arca. Lo Spirito di Ges\u00f9 \u00e8 come il vento che muove la Chiesa e invece di lasciarsi imbrigliare, la scompiglia e la conduce. Questo Spirito \u00e8 necessario per il nostro vivere. Come potrebbero il pane e il vino diventare il corpo e il sangue di Cristo, senza il suo Spirito invocato? Come capiremmo le parole di Ges\u00f9, e come potremmo metterle in pratica? Chi ci garantirebbe di essere sulla strada giusta duemila anni dopo la nascita dell’esperienza cristiana? L’altro consolatore, lo Spirito Santo, sia continuamente ‘chiamato accanto’ perch\u00e9 non ci perdiamo, e perch\u00e9 ci mostri, anche oggi, il volto vivo del Risorto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Continua con questa domenica il percorso all’interno dell’ultimo discorso di Ges\u00f9 secondo il vangelo di Giovanni. Come sappiamo, si tratta di un addio, e anche se viene collocato dall’evangelista poco prima della morte di Ges\u00f9, bene si addice a questo tempo che sta per concludersi, il tempo di Pasqua. 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