{"id":43272,"date":"2015-09-17T10:50:03","date_gmt":"2015-09-17T08:50:03","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=43272"},"modified":"2015-09-17T10:50:03","modified_gmt":"2015-09-17T08:50:03","slug":"esistera-ancora-la-regione-umbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/esistera-ancora-la-regione-umbria\/","title":{"rendered":"Esister\u00e0 ancora la Regione Umbria?"},"content":{"rendered":"
\"L'Umbria<\/a>
L’Umbria vista dallo spazio (foto esa.int)<\/figcaption><\/figure>\n

Ci sar\u00e0 ancora la regione Umbria? Il governo Renzi nell\u2019ambito delle riforme costituzionali aveva annunciato anche la creazione di macro-regioni. Nel dicembre scorso il Pd aveva presentato un disegno di legge costituzionale per ridurre il loro numero da 20 a 12.<\/p>\n

Secondo questa proposta, l\u2019Umbria entrerebbe a fare parte della Regione appenninica con la Toscana e la provincia di Viterbo. Una riforma che stravolgerebbe l\u2019attuale assetto amministrativo (e forse anche il quadro politico) dell\u2019Italia. Sul tema per\u00f2 \u00e8 calato il silenzio, mentre si continua a litigare sulla riforma del Senato e sulla nuova legge elettorale.<\/p>\n

Delle macro-regioni per\u00f2 si \u00e8 tornato a parlare alla fine della scorsa settimana nelle Giornate della geografia<\/em>, l\u2019incontro annuale dei geografi italiani, che per la prima volta si \u00e8 svolto a Perugia, organizzato dalla Universit\u00e0 degli studi con il coordinamento del prof. Giovanni De Santis<\/strong>. Il tema della prima tavola rotonda era infatti \u201cL\u2019Umbria, regione centrale nell\u2019Italia di mezzo\u201d.<\/p>\n

Una posizione di centro che – come emerso dai lavori – l\u2019Umbria occupa soltanto nelle carte geografiche. Non lo \u00e8 infatti dal punto di vista economico, e con una popolazione in cui gli anziani con pi\u00f9 di 65 anni sono percentualmente superiori alla media nazionale.<\/p>\n

Una regione di 900.000 abitanti, tanti quanti ne conta un grande quartiere di Roma, che non \u00e8 mai esistita nelle carte geografiche prima dell\u2019Unit\u00e0 d\u2019 Italia e che – come ha detto lo storico Mario Tosti – \u00e8 una \u201ccostruzione amministrativa\u201d.<\/p>\n

Dunque l\u2019Umbria come ente Regione \u00e8 da cancellare? Una domanda alla quale non possono rispondere i geografi ma i politici, i quali invece – come ha sottolineato il giurista Paolo Rossi<\/strong> – hanno fatto calare il silenzio su una questione complessa che rischierebbe di rimettere in discussione delicati equilibri tra le forze politiche in campo.<\/p>\n

L\u2019Umbria geograficamente – ha detto l\u2019economista Sergio Sacchi<\/strong> – \u00e8 proprio il centro dell\u2019Italia, ma non dal punto di vista economico. Nel 1980 aveva un Pil superiore alla media nazionale, ora non \u00e8 pi\u00f9 cos\u00ec. Soprattutto negli ultimi anni c\u2019\u00e8 stata una discesa costante, con l\u2019aumento del lavoro precario e irregolare e una diminuzione della capacit\u00e0 di esportare. Dal punto di vista dei parametri economici, l\u2019Umbria – ha spiegato – si colloca al 12\u00b0 posto tra le 20 regioni italiane. \u201cDunque – ha sintetizzato – l\u2019essere al centro evidentemente non paga\u201d.<\/p>\n

Anche per le difficolt\u00e0 nei collegamenti stradali e ferroviari, ha osservato il prof. Carlo Pongetti<\/strong>, dell\u2019Universit\u00e0 di Macerata, che ha coordinato la tavola rotonda.<\/p>\n

Problemi aperti<\/strong><\/p>\n

Dall\u2019intervento del demografo Odoardo Bussini<\/strong> \u00e8 emerso che l\u2019Umbria \u00e8 una regione con tanti vecchi e pochi giovani. Il 24,2% degli abitanti hanno pi\u00f9 di 65 anni, una percentuale che supera del 2,6% la media nazionale e dell\u20191,8 quella dell\u2019Italia centrale. Nella classifica degli \u201cover 65\u201d \u00e8 preceduta soltanto da Liguria, Friuli e Toscana. C\u2019\u00e8 poi anche una forte riduzione della natalit\u00e0, superiore alla media nazionale e anche a quella dell\u2019Italia centrale. Le persone che muoiono sono il 3,2% in pi\u00f9 dei nati, con un calo demografico cominciato gi\u00e0 negli anni \u201990 e compensato solo dall\u2019arrivo di immigrati.<\/p>\n

Umbria proiettata verso l\u2019Adriatico o verso il Tirreno? Il progetto di riforma costituzionale, con l\u2019Umbria inserita nella Regione appenninica con Toscana e Viterbo, \u201cci proietta – ha detto ancora il prof. Paolo Rossi – verso il Tirreno\u201d. Di questo si era discusso anche in Umbria, con pareri contrari tra chi lo condivide e chi invece preferisce una \u201cproiezione verso l\u2019Adriatico\u201d con una macro-regione comprendente le Marche.<\/p>\n

\u201cUna riforma per\u00f2 – ha ricordato il giurista – della quale non si parla pi\u00f9 e che sembra essere un non-problema, il grande assente nel dibattito politico\u201d. Perch\u00e9? \u201cSi dovrebbero rimettere le mani sulla riforma elettorale e alle Circoscrizioni – ha risposto – riponendo in discussione delicati equilibri politici\u201d.<\/p>\n

Nel suo intervento il prof. Mario Tosti<\/strong>, presidente dell\u2019Isuc (Istituto per la storia dell\u2019Umbria contemporanea), ha sottolineato la \u201cdifficolt\u00e0 di identificare l\u2019Umbria\u201d che per secoli \u00e8 stata caratterizzata da una frammentazione territoriale. \u00c8 soltanto con l\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia che ha cominciato ad assumere una sua identit\u00e0. In merito poi al progetto per le macro-regioni, Tosti ha detto che la Storia insegna che la ridefinizione di assetti amministrativi \u201cnon funziona se calata dal centro. Sono invece operazioni che vanno costruite dal basso, tenendo conto delle diversit\u00e0 e delle vocazioni dei territori e della valorizzazione delle autonomie locali\u201d.<\/p>\n

\u201cOgni soluzione – per l\u2019economista Sergio Sacchi – ha aspetti positivi e negativi\u201d. Se si dovesse andare avanti nel progetto di macro-regioni, a suo parere l\u2019Umbria dovr\u00e0 superare la \u201criserva mentale\u201d di sentirsi al centro. \u201cIo – ha concluso parlando con La Voce<\/em> – sogno una Umbria come provincia di una macro-regione\u201d.<\/p>\n

\u00a0Il demografo Bussini: abbiamo bisogno degli immigrati<\/strong><\/p>\n

L\u2019Umbria, regione di vecchi, \u00e8 stata ringiovanita dagli immigrati; ma il loro apporto si sta esaurendo. Lo ha sottolineato nel suo intervento il prof. Odoardo Bussini<\/strong>, docente dell\u2019ateneo perugino. Dalla fine dell\u2019Ottocento agli anni Settanta del secolo scorso, 263.000 umbri hanno lasciato la loro terra per cercare fortuna altrove, il 70% all\u2019estero e gli altri in altre regioni d\u2019Italia.<\/p>\n

Negli anni Ottanta, l\u2019inversione di tendenza: l\u2019Umbria diventa meta di immigrati. Oggi quelli regolari sono circa 100.000, l\u201911% della popolazione. Percentuale che colloca la regione al terzo posto in Italia dopo Emilia Romagna e Lombardia. \u201cL\u2019Umbria – ha detto ancora – \u00e8 un buon esempio di integrazione: i nuovi abitanti si occupano dei nostri anziani, fanno lavori poco ambiti dagli italiani, vanno a scuola e giocano con i nostri figli. Questo loro contributo al ringiovanimento della nostra popolazione si sta per\u00f2 esaurendo, anche per colpa della crisi economica. Stiamo assistendo – ha aggiunto Bussini parlando con La Voce<\/em> – a questa fuga di massa da Paesi colpiti da guerre e carestie.<\/p>\n

\u00c8 un fenomeno storico destinato a durare e che dobbiamo governare, perch\u00e9 abbiamo ancora bisogno di immigrati da integrare nella nostra economia e nella nostra societ\u00e0. Le ultime stime delle Nazioni Unite dicono che la popolazione nel mondo nei prossimi decenni continuer\u00e0 a crescere. In Europa siamo 700 milioni, ma nella sola Africa sub-sahariana si supereranno i 2 miliardi.<\/p>\n

In Italia solo 13 abitanti su 100 hanno meno di 15 anni, mentre in Africa e negli altri Paesi del cosiddetto terzo mondo sono 35-40, quasi la met\u00e0 della popolazione. Ci saranno dunque milioni di persone, in gran parte giovani, che nei prossimi decenni inevitabilmente non avranno pane sufficiente nei loro Paesi e quindi premeranno in massa ai confini delle nazioni dell\u2019Occidente. Certo non basteranno i muri a fermarli. E tutto questo avverr\u00e0 mentre in Italia, senza il loro apporto, saremo sempre di meno e sempre pi\u00f9 vecchi\u201d.<\/p>\n

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