{"id":43034,"date":"2015-09-03T13:23:09","date_gmt":"2015-09-03T11:23:09","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=43034"},"modified":"2015-09-03T14:56:50","modified_gmt":"2015-09-03T12:56:50","slug":"le-crescenti-preoccupazioni-per-unazienda-simbolo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/le-crescenti-preoccupazioni-per-unazienda-simbolo\/","title":{"rendered":"Le crescenti preoccupazioni per un\u2019azienda-simbolo"},"content":{"rendered":"

\"perugina-nestl\u00e9\"<\/a>Sono stati giorni infuocati quelli vissuti a fine agosto dai lavoratori della Nestl\u00e9-Perugina (pi\u00f9 di 1.000 tra fissi e stagionali), nell\u2019apprendere la notizia di 300 esuberi, poi smentita dai vertici aziendali, ma che ha riportato all\u2019attenzione la necessit\u00e0 di un rilancio produttivo-occupazionale dello stabilimento di San Sisto.<\/p>\n

La Voce<\/em> se n\u2019era occupata sei mesi fa con un ampio servizio di Alberto Mossone, gi\u00e0 product manager<\/em> della Perugina, pubblicato il 20 marzo in occasione dell\u2019incontro di Cgil, Cisl e Uil \u201cPerugina, un bene comune, un futuro da costruire\u201d. L\u2019esperto ha illustrato il rischio a cui potrebbero andare incontro i lavoratori se la Nestl\u00e9 non appronta per il ciclo di produzione 2015-2016 un piano industriale di rilancio del marchio con conseguente aumento dei suoi volumi produttivi, scesi a 25.500 tonnellate nel 2014.<\/p>\n

\u00c8 un piano richiesto dalla Rsu aziendale alla Nestl\u00e9 nell\u2019atto di sottoscrivere, lo scorso anno, un contratto di solidariet\u00e0 biennale accettando il principio \u201clavorare meno, lavorare tutti\u201d, che permette un abbassamento del costo del lavoro e un aumento della competitivit\u00e0 dello stabilimento.<\/p>\n

Mossone<\/strong> ha anche fornito la sua soluzione: \u201cLa Nestl\u00e9, se tiene al marchio Perugina, come sostiene, lo rilanci ritornando a investire in marketing e innovazione, allargando il ventaglio geografico dei mercati di sbocco e utilizzando al meglio le sue reti commerciali internazionali\u201d. Di ci\u00f2 sono convinti i sindacati e istituzioni politiche locali e regionali, che hanno sollecitato un incontro tra Nestl\u00e9 e ministero per lo Sviluppo economico (Mise).<\/p>\n

Quest\u2019ultimo si \u00e8 attivato per invitare la multinazionale \u201ca un incontro istituzionale \u2013 \u00e8 scritto nel sito del Mise \u2013 per un esame delle prospettive produttive del gruppo nel nostro Paese, con riferimento anche alla situazione della Perugina\u201d. Inoltre, il 31 agosto la II Commissione del Consiglio regionale si \u00e8 riunita discutendo sulla vicenda, impegnando Assemblea e Giunta a seguirla da vicino, trattandosi del futuro dell\u2019economia di un intero territorio.<\/p>\n

Una prima precisazione \u00e8 venuta dalla Nestl\u00e9 all\u2019inizio della settimana, smentendo la notizia non solo degli esuberi (definita \u201cun\u2019elaborazione di fonte sindacale, che non ha riscontro\u201d), ma anche quella di \u201cun ulteriore calo di volumi produttivi, che prevediamo in linea con quelli realizzati lo scorso anno, anche se ridistribuiti su produzioni diverse\u201d.<\/p>\n

\"Perugina-manifestazione\"<\/a>L\u2019azienda ha interrotto dal primo settembre i \u201ccontratti di solidariet\u00e0\u201d (stipulati nel 2014), motivando cos\u00ec la sua scelta: \u201cper adeguare la produzione alla stagionalit\u00e0 tipica dei consumi di cioccolato\u201d, in cui \u201ctutti gli addetti alla produzione rientreranno al lavoro e saranno impegnati per la campagna della stagione 2015-2016, che tutti ci auguriamo sia di successo per i prodotti Perugina\u201d.<\/p>\n

A seguito della precisazione Nestl\u00e9, abbiamo chiesto un commento a Dario Bruschi<\/strong>, segretario regionale Fai-Cisl Umbria. \u201cSe l\u2019Azienda – ha risposto – esclude che ci sia un problema di esuberi, ai sindacati non pu\u00f2 che far piacere\u201d. D\u2019altro canto, per\u00f2, \u201cla Nestl\u00e9, nell\u2019affermare nella nota che andr\u00e0 a elaborare un piano di rilancio, ammette che a tutt\u2019oggi questo piano non c\u2019\u00e8, pur essendo stata da noi sollecitata da tempo a vararlo\u201d.<\/p>\n

Bruschi si \u00e8 detto fiducioso nella Nestl\u00e9, perch\u00e9 \u201c\u00e8 nel suo interesse presentare al pi\u00f9 presto un piano di rilancio\u201d. Potrebbe prendere spunto dal piano elaborato dalla Rsu la scorsa primavera, che \u201cconsiste nel produrre prodotti di livello internazionale\u201d, spiega il sindacalista, e fa un esempio: \u201cLe cialde del Nescaf\u00e9 dolce gusto<\/em>, nonostante il suo accattivante nome italiano, vengono prodotte in Inghilterra, Germania, Svizzera e Spagna\u201d.<\/p>\n

Intanto c\u2019\u00e8 attesa per l\u2019incontro del 9 ottobre, all\u2019Assindustria di Perugia, tra i sindacati e la Nestl\u00e9. \u201cSiamo ottimisti con l\u2019azienda \u2013 conclude Bruschi \u2013, perch\u00e9 crediamo che si raggiunga un\u2019intesa cos\u00ec da avere un panorama pi\u00f9 trasparente possibile sulla situazione con la presentazione di un piano di rilancio. Senza questo piano, dovremo valutare con i lavoratori le forme di azione per tutelare i livelli occupazionali della Nestl\u00e9-Perugina\u201d.<\/p>\n

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Come la vede chi abita l\u00e0<\/strong><\/p>\n

\u201cC’\u00e8 rassegnazione tra la gente per la vicenda dei lavoratori della Nestl\u00e9-Perugina\u201d dice don Claudio Regni<\/strong>, parroco dell\u2019unit\u00e0 pastorale di San Sisto – Sant\u2019Andrea delle Fratte, che abbraccia una delle aree industriali pi\u00f9 vaste dell\u2019Umbria, con 600 piccole e medie imprese.<\/p>\n

\u201cRare – commenta – sono quelle non \u2018in sofferenza\u2019: diverse la sopportano, altre sono a rischio fallimento\u201d. \u201cSono meno di un terzo i dipendenti della Perugina che vivono a San Sisto \u2013 precisa ancora. \u2013 Chi frequenta la parrocchia non vuole parlare di una vicenda vissuta da tempo sulla propria pelle, quando sembra che il problema non esista, e si creano solo allarmismi. Non c\u2019\u00e8 chiarezza, e la gente \u00e8 confusa\u201d.<\/p>\n

\u201cSenza drammatizzare – dice don Claudio – il problema c\u2019\u00e8, ed \u00e8 riproposto con periodicit\u00e0, ripercuotendosi sull\u2019indotto che conta pi\u00f9 di 1.000 lavoratori. Ma di questo si parla poco sulla stampa. Sono tutti consapevoli che, se si vuole continuare a lavorare, occorre innovare, cio\u00e8 fare altre produzioni, ma questo implica la volont\u00e0 dell\u2019azienda. Bisogna capire le intenzioni della Nestl\u00e9, che per non licenziare ha messo in atto insieme ai sindacati il \u2018contratto di solidariet\u00e0\u2019. Una cosa di per s\u00e9 buona\u201d ma che don Claudio teme si trasformi \u201cin un palliativo che alla fine si riveler\u00e0 un\u2019illusione. I lavoratori trascorreranno pi\u00f9 tempo a casa e si distrarranno, con il rischio di allontanarsi dal problema principale, il lavoro, e non reagire pi\u00f9 per la difesa di un loro sacrosanto diritto\u201d.<\/p>\n

E infine denuncia che \u201cl\u2019individualismo, l\u2019edonismo e il relativismo hanno colpito profondamente, diventando quasi menefreghismo sociale\u201d.<\/p>\n

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