{"id":4274,"date":"2005-01-28T00:00:00","date_gmt":"2005-01-27T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4274"},"modified":"2015-07-27T12:39:27","modified_gmt":"2015-07-27T10:39:27","slug":"la-legge-e-la-montagna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-legge-e-la-montagna\/","title":{"rendered":"La legge e la montagna"},"content":{"rendered":"
Lo scorso anno abbiamo dedicato alle beatitudini (nella versione lucana) due commenti su queste stesse pagine. Possiamo cos\u00ec soffermarci questa volta sul “contenitore” delle beatitudini nella versione di Matteo, ovvero il discorso della montagna. Tale lungo discorso – che prende tre capitoli del vangelo, dal quinto al settimo – \u00e8 uno dei cinque discorsi che articolano l’intero testo matteano. Leggo la seguente spiegazione tratta da una nota in una edizione della Bibbia in commercio: “Il Vangelo di Matteo<\/em> riunisce in un primo grande discorso gli insegnamenti di Ges\u00f9, presentando cos\u00ec un catechismo di iniziazione cristiana, opposto all’ideale religioso giudaico. C’era la legge, cio\u00e8 l’insieme delle esigenze morali, sociali, religiose, cultuali, personali e collettive che valeva per tutto il popolo di Dio: Mos\u00e8 l’aveva ricevuta sul Sinai. D’ora in poi c’\u00e8 la nuova legge che Ges\u00f9 d\u00e0 sulla montagna come su un nuovo Sinai. Non toglie nulla alla legge di Mos\u00e8, ma va alla radice dei comportamenti umani”.<\/p>\n Trovo che una impostazione di tal genere del discorso della montagna sia inesatta e forse anche pericolosa. Vediamo insieme i problemi. Prima questione. Ges\u00f9 si oppone all’ideale religioso giudaico? No: Ges\u00f9 \u00e8 un ebreo, e la religione da cui viene \u00e8 proprio il giudaismo. Anzi, da l\u00ec parte, da quei valori e da quegli ideali, per radicalizzarli e coglierne il senso, il cuore: il “ma io vi dico” che troviamo nel discorso della montagna non cancella quanto “\u00e8 stato detto”, \u00e8 la spiegazione di quanto \u00e8 stato scritto nella Legge. Se qualcosa rimprovera Ges\u00f9 al suo popolo, \u00e8 l’osservanza formale della religione giudaica: “Nel Nuovo Testamento i rimproveri rivolti agli ebrei non sono pi\u00f9 frequenti n\u00e9 pi\u00f9 virulenti delle accuse espresse contro di essi nella Legge e nei Profeti. Non devono quindi servire da base all’antigiudaismo” (Pontificia Commissione Biblica).<\/p>\n Seconda questione: “c’era la legge, d’ora in poi c’\u00e8 la nuova legge”? Dire che in Matteo Ges\u00f9 proclama una nuova legge \u00e8 un grossolano errore, perch\u00e9 non coglie la prospettiva del Primo vangelo: “Nessun problema \u00e8 pi\u00f9 centrale nel Vangelo di Matteo<\/em> del rapporto tra Ges\u00f9 e la legge. La questione fondamentale di come Ges\u00f9, il Messia promesso, si rapporta alla Tor\u00e0 divina, il patto antico, pervade tutto il vangelo. La critica moderna ha individuato qui, giustamente, la testimonianza specifica di Matteo, che \u00e8 diversa da quella di Marco e di Paolo. Secondo quanto dice Matteo, la funzione pi\u00f9 importante di Ges\u00f9 in quanto Messia d’Israele \u00e8 proprio quella di interpretare la legge. La legge di Mos\u00e8 non \u00e8 una misura temporanea, ora sostituita dal regno dei cieli, ma rappresenta la volont\u00e0 eterna di Dio. L’ingresso nel regno, che \u00e8 la vera giustizia, \u00e8 tuttora dipendente dall’osservanza della legge. La vita senza legge (anomia) \u00e8 la quintessenza del male. Ges\u00f9 \u00e8 venuto a cancellare questa anomia. Egli non cerca una nuova legge (lex nova<\/em>), ma porta l’antica a compimento, realizzando la volont\u00e0 di Dio” (Childs).<\/p>\n In altre parole, Matteo \u00e8 molto attento a non contrapporre un’altra alleanza a quella antica, valida ancora: Matteo, anzi, non conosce e non usa nemmeno l’espressione “nuova alleanza”, diversamente da Luca e da Paolo. Ges\u00f9, dice Matteo, non \u00e8 venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento: “non passer\u00e0 dalla legge neppure un yod<\/em>” (Mt<\/em> 5,18). Perch\u00e9 abbiamo dovuto ritoccare queste opinioni? Per un pregiudizio che circola spesso anche tra i cristiani, secondo il quale Ges\u00f9 sarebbe venuto a cancellare il giudaismo: “L’equivoco di parte cristiana sulla natura della legge e sul suo ruolo nel giudaismo si \u00e8 perpetuato fino ad oggi negli studi e nella teologia neotestamentari, cos\u00ec che il giudaismo rabbinico viene falsamente considerato tardivo, decadente o legalistico. Sono ancora molti oggi quei cristiani la cui comprensione della Legge e dei precetti si compendia nel duro giudizio paolino sulla maledizione della Legge (Gal<\/em> 3,13)” (Saldarini).<\/p>\n Ma questo \u00e8 solo un aspetto del problema: Matteo ce ne presenta un altro! L’incomprensione, a mio avviso, viene da lontano, da quell’antigiudaismo (e dalla teologia della sostituzione) che spesso ha preso forma nella Chiesa, ma viene anche – pi\u00f9 recentemente – da ragioni teologiche legate alla Riforma protestante. Scrive il Card. Ratzinger: “Lutero, nel contesto dell’umanesimo e della sua nuova coscienza storica, soprattutto per\u00f2 nel contesto della sua dottrina della giustificazione, ha sviluppato una nuova formulazione del rapporto fra le due parti della Bibbia cristiana, che non si fonda pi\u00f9 sull’armonia interiore di Antico e Nuovo Testamento, ma sulla sua antitesi sostanzialmente dialettica dal punto di vista storico-salvifico ed esistenziale di legge e vangelo. Bultmann ha espresso in modo moderno questo approccio di fondo con la formula, secondo cui l’Antico Testamento si sarebbe adempiuto in Cristo nel suo fallimento”.<\/p>\n Anche alcuni esegeti cattolici si sono lasciati influenzare da questa posizione, dimenticando che la Legge ha invece un significato positivo: proprio i 613 precetti, calcolati cos\u00ec dai rabbini (365, come i giorni dell’anno, sono precetti negativi, mentre 248, come le membra del corpo, sono positivi, per dire che la Legge va vissuta ogni giorno e in ogni situazione), non sono altro che accorgimenti con i quali si vuole imitare la santit\u00e0 di Dio, secondo quanto scritto in Lv<\/em> 19,2: “Voi sarete santi perch\u00e9 Io, il Signore vostro Dio, sono santo”. Detto in altro modo, “la Legge \u00e8 la manifestazione della volont\u00e0 di Dio e quindi \u00e8 il massimo dono che Dio ha fatto al Suo popolo” (Cavalletti). Ges\u00f9 lo sapeva bene, e l’ha detto nel discorso della montagna. Non mettiamogli sulla bocca noi quello che non ha mai pensato, e cio\u00e8 che “c’era la legge, d’ora in poi c’\u00e8 il vangelo”: Matteo ‘ che apparteneva al popolo dell’alleanza ‘ non ha mai visto una soluzione di continuit\u00e0 cos\u00ec pericolosa nella storia della salvezza, e la nostra fatica allora sar\u00e0 quella di trovare la novit\u00e0 di Ges\u00f9 senza negargli il suo passato.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Lo scorso anno abbiamo dedicato alle beatitudini (nella versione lucana) due commenti su queste stesse pagine. Possiamo cos\u00ec soffermarci questa volta sul “contenitore” delle beatitudini nella versione di Matteo, ovvero il discorso della montagna. 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