{"id":42651,"date":"2015-08-19T00:03:36","date_gmt":"2015-08-18T22:03:36","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=42651"},"modified":"2015-08-25T11:35:44","modified_gmt":"2015-08-25T09:35:44","slug":"e-morto-mons-rino-valigi-decano-dei-sacerdoti-della-diocesi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/e-morto-mons-rino-valigi-decano-dei-sacerdoti-della-diocesi\/","title":{"rendered":"Perugia. \u00c8 morto mons. Rino Valigi, decano dei sacerdoti della diocesi"},"content":{"rendered":"

\"Perugia-cattedrale\"<\/a><\/p>\n

Il decano dei sacerdoti della Diocesi di Perugia e Citt\u00e0 della Pieve, Mons. Rino Valigi, \u00e8 morto marted\u00ec pomeriggio nella Casa del clero di Perugia che lo ospitava dal 1997, da quando il terremoto aveva reso inagibile la chiesa e l’annessa canonica di San Proto e Giacinto, la parrocchia della quale \u00e8 stato parroco dal 1956 al 2007 e della quale continuava comunque ad occuparsi come parroco emerito. Avrebbe compiuto 96 anni il 2 novembre prossimo. I funerali si svolgeranno mercoled\u00ec pomeriggio, alle ore 16, nella sua amata chiesetta di San Proto e Giacinto, restaurata e riaperta al culto soltanto l’anno scorso con i fondi dell’otto per mille e le offerte dei parrocchiani.<\/p>\n

Mons. Valigi (ma per tutti sempre e solo Don Rino) era nato nel 1919 in una umile famiglia (il padre era muratore), la quale quando aveva ancora pochi anni si era trasferita dalla vicina frazione della Colonnetta proprio a San Proto, che era allora in aperta campagna nella immediata periferia di Perugia. A 12 anni, nel 1931, era entrato in seminario ed il 6 maggio 1944 era stato ordinato sacerdote a Corciano. Erano i tempi della guerra – ricordava Don Rino – c’erano continui allarmi per i bombardamenti ed anche i seminaristi erano sfollati lasciando il seminario.<\/p>\n

Dopo una breve esperienza negli uffici amministrativi della Curia perugina, nel 1950 al giovane sacerdote fu affidata la cura della sua prima parrocchia, Santa Maria Rossa, dove era rimasto per circa sei anni. Nel 1956 don Rino fu trasferito nella parrocchia di San Proto e Giacinto. Il solenne ingresso avvenne il 19 marzo, nel giorno della festa di San Giuseppe. A distanza di tanto tempo, ormai ultranoventenne, agli amici e parrocchiani che andavano a trovarlo, don Rino ricordava commosso quel giorno del ritorno tra la gente dove era cresciuto bambino e dove aveva avuto la chiamata per la sua missione di sacerdote. Lo scioglimento della neve (l’inverno era stato particolarmente freddo) aveva reso fangoso l’ultimo tratto di strada prima della chiesa ed i suoi parrocchiani si erano prodigati creando una sorta di guado con pietre e mattoni.<\/p>\n

Dopo il terremoto del 1997, come detto, Don Rino si era trasferito nella Casa del clero, affiancando la cura della parrocchia con l’incarico di cancelliere del Tribunale ecclesiastico affidatogli negli anni precedenti. Un compito, quest’ultimo, che a pi\u00f9 di 90 anni continuava a svolgere con tanta competenza e dedizione quasi quotidianamente. Nella sua stanza, fra i suoi libri, con la finestra che si affaccia sul lontano Subasio, (lo stesso paesaggio che ammirava dalla sua casa di San Proto), Don Rino, dopo avere ricordato di avere vissuto gli anni terribili della miseria e della guerra, raccontava di guardare “come spettatore la situazione preoccupante dei nostri giorni”. Mandando per\u00f2 sempre un messaggio di speranza: “per le risorse che l’uomo pu\u00f2 trovare in se stesso e – diceva – per la Grazia di Dio che non abbandona mai i suoi figli”.<\/p>\n

Adesso la sua parrocchia fa parte della Unit\u00e0 pastorale che comprende anche quelle di San Giustino, San Martino Delfico e San Fortunato. Un territorio con pi\u00f9 di 4.000 abitanti affidato al suo successore, don Raffaele Zampella. “Era una persona – ricorda Don Raffaele – brava, perbene, generosa e rigida nei suoi principi. Ha amato fino alla fine la sua San Proto ed i suoi parrocchiani con i quali continuava a tenersi in contatto. Quando lo andavo a trovare mi dava una sempre una offerta per il restauro della sua chiesetta”. Dove le tante persone che sempre gli hanno voluto bene, non solo come parroco ma anche come padre, amico e fratello, potranno salutarlo per l’ultima volta.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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