{"id":4258,"date":"2005-01-21T00:00:00","date_gmt":"2005-01-20T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4258"},"modified":"2015-07-24T11:52:14","modified_gmt":"2015-07-24T09:52:14","slug":"galilea-dei-pagani","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/galilea-dei-pagani\/","title":{"rendered":"Galilea dei pagani"},"content":{"rendered":"

La scena del vangelo odierno – l’inizio del ministero pubblico di Ges\u00f9, con la chiamata dei primi discepoli – \u00e8 raccontata da Matteo seguendo fedelmente la traccia del vangelo secondo Marco. Poich\u00e9 la versione marciana sar\u00e0 proclamata nelle nostre assemblee proprio l’anno prossimo, nella III domenica del tempo ordinario secondo il ciclo B, quando forse avremo tempo di vederla nel suo complesso, ci dedichiamo invece quest’anno ad una questione che caratterizza proprio il racconto di Matteo. Infatti \u00e8 solo Matteo che presenta l’arrivo a Caf\u00e0rnao di Ges\u00f9 con la solennit\u00e0 di cui abbiamo ascoltato o letto: “Ges\u00f9, (…) lasciata Nazareth, venne ad abitare a Caf\u00e0rnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perch\u00e9 si adempisse ci\u00f2 che era stato detto per mezzo del profeta Isaia” (Mt<\/em> 4,13-14). Caf\u00e0rnao.<\/p>\n

Iniziamo da una annotazione storico-geografica. Il nome Caf\u00e0rnao appare frequentemente nel Nuovo Testamento, secondo solo a Gerusalemme. Per Marco, al quale poi anche Matteo e Luca attingono, \u00e8 il centro dell’attivit\u00e0 di Ges\u00f9 in Galilea. Il primo miracolo di Ges\u00f9, la guarigione di un uomo posseduto, avviene proprio nella sinagoga della citt\u00e0 (Mc<\/em> 1,21), e subito dopo tale episodio l’evangelista aggiunge che Ges\u00f9 era ‘in casa’ a Caf\u00e0rnao (cfr. Mc<\/em> 2,1; 9,33). Ma \u00e8 Matteo che descrive quel luogo come la citt\u00e0 di Ges\u00f9: “Salito su una barca, Ges\u00f9 pass\u00f2 all’altra riva e giunse nella sua citt\u00e0” (Mt<\/em> 9,1). \u00c8 l\u00ec infatti che, come abbiamo letto sopra, Ges\u00f9 sceglie di stabilire la sua residenza (“venne ad abitare a Caf\u00e0rnao”), che prima era invece a Nazareth (“and\u00f2 ad abitare in una citt\u00e0 chiamata Nazareth, perch\u00e9 si adempisse ci\u00f2 che era stato detto dai profeti: Sar\u00e0 chiamato Nazareno’; Mt<\/em> 2,23).<\/p>\n

Anche il Vangelo di Giovanni<\/em> \u00e8 in accordo con l’immagine che viene dai sinottici, circa la centralit\u00e0 di Caf\u00e0rnao per il ministero di Ges\u00f9 in Galilea, e a Cafarnao Ges\u00f9 si reca subito dopo le nozze di Cana (“Dopo questo fatto, discese a Caf\u00e0rnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono col\u00e0 solo pochi giorni”; Gv<\/em> 2,12), per compiere il miracolo della guarigione del figlio del funzionario reale (Gv<\/em> 4,46). La citt\u00e0 – di cui si persero le tracce a lungo – fu ritrovata in molte sue rovine nel diciannovesimo secolo, e i resti di Tel Hum furono identificati come Cafarnao dal Wilson nel 1866. Dopo furono i Francescani minori della Custodia di Terra Santa ad occuparsi del sito e delle memorie cristiane: gli archeologi padre Corbo e padre Loffreda scavarono dal 1968 al 1985 fino a far emergere la casa di Pietro, sulla quale sorge ora una basilica. Cafarnao \u00e8 sconosciuta alla Bibbia ebraica, ma \u00e8 nota alla letteratura rabbinica, quella successiva (o contemporanea) agli scritti del Nuovo Testamento.<\/p>\n

Si parla l\u00ec di Kfar Nahum, un villaggio di minim<\/em>, un termine che pu\u00f2 significare pagani, gentili. Come l’archeologo J.L. Reed ha notato in un suo recente lavoro (Archeology and the Galilean Jesus<\/em>, Trinity Press 2002), anche se non siamo in grado di stabilire la grandezza della citt\u00e0, Caf\u00e0rnao era comunque un centro “etnico”, abitato anche da stranieri, un luogo con maggiori opportunit\u00e0 di contatto con i gentili di quanto non ne offrisse un piccolo villaggio come Nazareth. Il territorio pagano della Decapoli, inoltre, era appena oltre il Lago sul quale si trova proprio Cafarnao. Una profezia si \u00e8 avverata. Abbiamo notato che Matteo usa due volte il verbo stabilirsi per Ges\u00f9, prima a riguardo di Nazaret, e poi di Cafarnao. Tutte e due le volte l’evangelista associa questa espressione ad una profezia.<\/p>\n

Quella di Isaia che leggiamo oggi parla di una Galilea dei pagani: \u00e8 in questa terra, di stranieri e miscredenti, che Ges\u00f9 pone la sua casa. Il nome di questa regione (Galilea: “curva dei pagani”) – che deriva dagli insediamenti di stranieri che ebbero luogo dopo la deportazione in Assiria nell’VIII sec. di molti ebrei che l\u00ec erano stanziati – per Matteo allora vuole dire molto di pi\u00f9. Ges\u00f9 non \u00e8 venuto solo per il suo popolo, ma per ogni popolo della terra, ed \u00e8 giusto che la predicazione del regno di Dio inizi in un luogo simbolo di multiculturalismo e di apertura: Caf\u00e0rnao, appunto. Le profezie quindi non prevedevano una salvezza esclusiva e limitata ad Israele: anche i pagani, anche i gentili e i miscredenti erano pensati da Isaia come i destinatari della liberazione da parte di Dio.<\/p>\n

Ecco allora che Matteo unisce nei versetti 4,15-16 le due matrici della sua Chiesa, della comunit\u00e0 per cui scrive il vangelo: quella giudaica e quella pagana. Da una parte scrive che senza il suo Messia anche il popolo di Israele \u00e8 “immerso nelle tenebre”: \u00e8 infatti questo il popolo di cui si parla al v. 16 (“il popolo immerso nelle tenebre”, ho laos<\/em>, termine che in Matteo indica abitualmente gli ebrei. Ma il Messia Ges\u00f9 non viene solo per questi: anche sui pagani, le “genti” della Galilea, “si \u00e8 levata una luce”‘. Tra questi pagani ci siamo anche noi, che prima eravamo stranieri, e che ora, popolo di Dio, illuminati dalla Sua parola e uniti nel vincolo del Suo amore, possiamo a nostra volta diventare segno di salvezza e speranza per tutti coloro che ancora sono nelle tenebre (cfr. la seconda Colletta).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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