{"id":4244,"date":"2005-01-14T00:00:00","date_gmt":"2005-01-13T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4244"},"modified":"2015-07-27T12:42:37","modified_gmt":"2015-07-27T10:42:37","slug":"ecco-lagnello-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/ecco-lagnello-di-dio\/","title":{"rendered":"Ecco l’agnello di Dio"},"content":{"rendered":"

Prima di riprendere la lettura continua del Vangelo di Matteo<\/em>, quest’anno liturgico ci riserva per la presente domenica il brano dal Vangelo secondo Giovanni<\/em> sulla testimonianza del Battista. Il Quarto Vangelo non ci dice nulla pi\u00f9 della figura di Giovanni Battista di quanto gi\u00e0 sappiamo dai sinottici, ma presenta anche alcuni aspetti particolari. Giovanni, ad esempio, non \u00e8 conosciuto dal Quarto Vangelo con l’appellativo che invece era noto anche allo storico Giuseppe Flavio, quello del “battezzatore” (“Battista”). Ma la differenza pi\u00f9 significativa \u00e8 che nel Vangelo di Giovanni non appare esplicitamente la scena del battesimo di Ges\u00f9. \u00c8 stata semplicemente “rimossa”, dando invece importanza al fatto che la funzione del Battista \u00e8 qui principalmente quella di rendere testimonianza a Ges\u00f9.<\/p>\n

Probabilmente abbiamo a che fare con la comprensione delle nostre comunit\u00e0 primitive del battesimo di Ges\u00f9, che deve aver rappresentato un problema non di poco conto: come \u00e8 possibile che “il pi\u00f9 grande” sia battezzato dal “pi\u00f9 piccolo”? Gli evangelisti reagiscono in vario modo alla memoria storica del Messia battezzato da un messaggero gi\u00e0 registrata dal primo vangelo, Marco. Per Matteo il Battista si rifiuta di compiere il rito, finch\u00e9 Ges\u00f9 dice: “Lascia fare per ora, poich\u00e9 conviene che cos\u00ec adempiamo ogni giustizia” (Mt<\/em> 3,15).<\/p>\n

Luca “menziona semplicemente di passaggio, in modo quasi estemporaneo, il battesimo di Ges\u00f9, e omette convenientemente il nome del battezzatore (‘Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Ges\u00f9, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si apr\u00ec’; Lc<\/em> 3,21). Il Quarto Vangelo fornisce la soluzione pi\u00f9 radicale di tutti: elimina completamente l’evento del battesimo. Come poteva, infatti, la Parola eterna fatta carne ricevere il battesimo da Giovanni? Di conseguenza, \u00e8 assente qualsiasi riferimento a Ges\u00f9 che viene battezzato, con o senza Giovanni, anche se si conserva la teofania con lo Spirito che discende come una colomba (Gv<\/em> 1,32), senza il suo tradizionale collegamento al racconto del battesimo di Ges\u00f9” (Meier).<\/p>\n

Torniamo all’inizio, quindi: nel Vangelo secondo Giovanni<\/em>, il Battista se non battezza il Messia, per\u00f2 lo indica: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv<\/em> 1,29). Il termine “ecco” nel greco \u00e8 praticamente un imperativo: “guarda! vedi!”, e infatti questo \u00e8 il dono che il Battista ha avuto: poterlo riconoscere e indicare. Mentre gli altri vangeli registrano i dubbi del Battista (Ges\u00f9 sar\u00e0 o non sar\u00e0 il Messia?), il Quarto ci dice che non solo Ges\u00f9 \u00e8 il Cristo, ma che egli eserciter\u00e0 la sua forza con la liberazione del mondo dal peccato. Inutile stare a discutere quale traduzione sia migliore per il participio del verbo airo<\/em>, che i dizionari di greco biblico rendono sia con “toglie” (presente ad es. nella versione Cei) che con “prendere su di s\u00e9” (cos\u00ec la Abu<\/em> in lingua corrente); tutti e due gli aspetti sono possibili, proprio come per il lat. tollo<\/em> (“ecce agnus Dei qui tollit peccatum mundi<\/em>“).<\/p>\n

L’importante \u00e8 rilevare che il verbo impiegato significa, oltre a quanto detto sopra, “eliminare, far sparire, annullare”, e implica una dimensione di espiazione, che non riguarda solo la morte di Ges\u00f9 in croce, ma tutta la sua vita: “Ges\u00f9 \u00e8 colui che per natura sua toglie (non soltanto: che ha tolto o che toglier\u00e0) il peccato; togliere \u00e8 una funzione che definisce l’agnello” (Penna). Che cosa elimina Ges\u00f9, ovvero, di quale peccato si parla? Ancora ci aiuta lo studioso Romano Penna: “il peccato in Giovanni non \u00e8 solo un atto individuale, ma non \u00e8 neppure la somma di vari peccati. Esso piuttosto \u00e8 un atteggiamento fondamentale e unitario, che si manifesta poi nella molteplicit\u00e0 di concreti atti singoli. Nell’insieme si pu\u00f2 dire che esso consiste semplicemente nella risposta negativa dell’uomo nel suo confronto col Cristo Ges\u00f9 e pi\u00f9 specificamente nel fatto che non si riconosce n\u00e9 lui n\u00e9 il Padre” (I ritratti originali di Ges\u00f9 il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria<\/em>, II, Paoline 1999).<\/p>\n

Possiamo allora tentare una breve sintesi. Che con l’agnello indicato dal Battista il Quarto Vangelo abbia voluto significare l’agnello pasquale, o il Servo sofferente di Isaia, oppure altro ancora, il centro di questa immagine \u00e8 comunque che Ges\u00f9 – apparso per “togliere i peccati” e “distruggere le opere del diavolo” (cfr. 1 Gv<\/em> 3,5.8) – ancora oggi pu\u00f2 agire per la liberazione di ogni uomo. La formula detta da Giovanni Battista viene significativamente ripetuta ogni volta che i cristiani celebrano l’eucaristia. La comunit\u00e0 dei credenti riconosce in quel pane spezzato e ‘mostrato’ la forza capace di aiutare noi deboli perch\u00e9 il sacrificio di Cristo, e la sua stessa vita, siano ancora efficaci per la nostra salvezza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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