{"id":4013,"date":"2004-09-17T00:00:00","date_gmt":"2004-09-17T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4013"},"modified":"2004-09-17T00:00:00","modified_gmt":"2004-09-17T00:00:00","slug":"da-san-facondino-a-san-guido-arte-acqua-e-natura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/da-san-facondino-a-san-guido-arte-acqua-e-natura\/","title":{"rendered":"Da San Facondino a San Guido: arte, acqua e natura"},"content":{"rendered":"
Se da Fossato di Vico, percorrendo la Flaminia in direzione sud, si oltrepassa il cimitero di Gualdo Tadino, subito si scorge un’alta torre che, nel suo biancore, si staglia contro i brulli costoni rocciosi che rapidamente s’inerpicano verso l’Appennino. Ma non \u00e8 una torre: \u00e8 il campanile della chiesa di san Facondino (nella foto), la pi\u00f9 antica costruzione ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino ed una delle pi\u00f9 vetuste dell’intera diocesi. La costruzione, risalente al primo decennio dell’XI sec., fu poi ampliata pi\u00f9 volte in epoche successive, ed appare oggi, nella sua pulizia, quasi disadorna. Sono per\u00f2 visibili alcuni frammenti di cicli di affreschi, opera di Matteo da Gualdo e della sua scuola (sec. XV); a destra, inoltre, oggi si trova una copia del pregevolissimo Polittico di San Facondino, opera di Ottaviano Nelli (prima met\u00e0 del XV sec.), oggi conservato presso la Pinacoteca della Rocca Flea (se potete, visitatela al ritorno). Pievania potentissima e ricchissima, dal 1248 al 1250, la chiesa fu addirittura sede vescovile e probabilmente a quell’epoca furono eseguiti vari lavori di ampliamento che sono ricordati da una lapide di pietra, oggi murata poco prima dell’abside, che reca la data del 1250 (non perdetela!). Ma l’emozione pi\u00f9 grande della visita la d\u00e0 l’ascesa della torre campanaria, risalente, nella parte bassa al XI sec., e in quella alta al secolo successivo; la sua pendenza la fa simile ad una piccola “torre di Pisa”. Giunti fino alla sommit\u00e0, si osservano le tre antichissime campane, due delle quali fuse fra il 1285 e il 1288: \u00e8 davvero emozionante toccare con mano manufatti di oltre 700 anni, ancora perfettamente funzionanti! E che panorama! Una volta ridiscesi, il consiglio \u00e8 quello di salire verso la frazione Casale (dove nacque il patrono di Gualdo, il beato Angelo) e da qui al santuario della Madonna del Divino Amore. A poca distanza da l\u00ec, trovate, in un avvallamento, il santuario del Beato Angelo, curiosa costruzione basso medievale, che la tradizione vuole frequentata dall’eremita gualdese. Qui gi\u00e0 l’aria cambia: si ode il fragore di una cascata in una forra sottostante. Entrate nel regno delle acque dell’Appennino. Se dal santuario, tramite una strada sterrata sulla sinistra – percorribile anche in auto – cominciate a salire, dopo circa 1 km trovate le sorgenti di Capodacqua. L’itinerario che vi consigliamo prevede, a questo punto, un’altra tappa di circa 700 m, in lieve salita, in mezzo al bosco, sempre seguendo la strada pi\u00f9 grande. Si giunge cos\u00ec alla meravigliosa pineta di San Guido dove, oltre al panorama e all’aria fragrante di conifere, ginepro e santoreggia, si pu\u00f2 degustare qualche specialit\u00e0 gastronomica presso il ristorante San Guido. Vi consigliamo la celebre crescia gualdese, o con salumi o con erbe aromatiche, cotta sulla pietra arroventata. Attorno alla baita-ristorante ci sono due campi da tennis, un bocciodromo e tanto spazio. Se non vi bastasse, a 5 km c’\u00e8 Valsorda (m 1020 s.l.m): 180 ettari di prati, due laghi, un camping e un buon ristorante.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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