{"id":396,"date":"2012-01-03T10:03:06","date_gmt":"2012-01-03T08:03:06","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=396"},"modified":"2022-03-26T22:10:13","modified_gmt":"2022-03-26T20:10:13","slug":"il-mistero-si-e-reso-visibile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-mistero-si-e-reso-visibile\/","title":{"rendered":"Il Mistero si \u00e8 reso visibile"},"content":{"rendered":"

La parola che ricorre in tutto il tempo di Avvento \u00e8: aspettate, vigilate, il Signore verr\u00e0. I verbi tutti al futuro. Perfino il giorno della vigilia, Isaia scrutava ancora il lontano orizzonte e diceva di s\u00e9: \u201cNon mi conceder\u00f2 riposo finch\u00e9 non sorga, come aurora la sua giustizia\u2026.\u201d (Is<\/em> 62,1). Ancora al futuro. L\u2019attesa. All\u2019inizio dell\u2019Avvento – ricordiamo – in preda all\u2019angoscia, aveva gridato: \u201cSe tu squarciassi i cieli e scendessi\u2026\u201d (63,19). Dio si nascondeva, apparentemente ignaro dei mali che affliggevano il suo popolo.<\/p>\n

Nella liturgia della domenica successiva, la seconda d\u2019Avvento, ancora Isaia esortava gli esuli di Babilonia a preparare la via, lungo la quale tutti avrebbero visto la sua gloria (40,3). Gli faceva eco Giovanni Battista: \u201cRaddrizzate i suoi sentieri\u201d (Mc<\/em> 1,3), perch\u00e9 su di essi arriver\u00e0 colui che aspettate. E nella terza domenica insisteva: coraggio! \u201cDio far\u00e0 germogliare la giustizia dalla terra\u201d (61,11). E Giovanni il Battista parlava di Uno che verr\u00e0.
\nDopo tante promesse, finalmente questa notte ci \u00e8 dato assistere alla loro realizzazione: il profeta scoppia di gioia, annunciando che \u201cun bimbo \u00e8 nato per noi\u201d (Is 9,6). Un neonato straordinario, un vero miracolo di Dio; lo chiameranno \u201cConsigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace\u201d (9,7), destinato a regnare come Davide. E nella messa del giorno, alla prima lettura, \u00e8 ancora Isaia a cantare lo stupore per la notizia inaspettata: \u201cCome sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace\u201d (52,7).<\/p>\n

Per noi occidentali moderni, prosaici, disabituati alla poesia, ci appare quasi incomprensibile che qualcuno si commuova a contemplare i piedi di un antico portaordini, appiedato, che arranca su per i monti. Per quel poeta che era Isaia, non sono i piedi ad essere belli, ma la gioia per la lieta notizia, che su quei piedi correva. (Non trovate che il profeta\/poeta abbia anticipato di due millenni e mezzo il cameraman che, prima di inquadrare il paesaggio, inquadra i piedi del messaggero, poi lentamente allarga sulla sua persona e finalmente sui monti?). L\u2019annuncio fu diretto, per primi, ai giudei esuli in Babilonia, sterminata pianura.<\/p>\n

L\u2019accenno ai monti dovette richiamare loro la Giudea montagnosa, \u201ci monti che cingono Gerusalemme\u201d (Sl<\/em> 125,2). A noi richiama i monti attorno a Betlemme, e un messaggero celeste che i pittori hanno rappresentato con le ali. La lieta notizia, questa volta, non \u00e8 per qualcosa che avverr\u00e0, ma per qualcosa di gi\u00e0 avvenuto: non gli d\u00e8i di Babilonia, ma Dio regna. Non \u00e8 Cesare Augusto il vero re, ma quel bimbo sconosciuto ai grandi dell\u2019impero. Alla voce del portatore della lieta notizia si aggiungono le voci delle sentinelle che vegliano sulle mura, anzi sulle rovine di Gerusalemme; poi alla voce si aggiunge il \u201cvedere\u201d.<\/p>\n

Le sentinelle vedono \u201ccon gli occhi\u201d il ritorno del Signore in Gerusalemme. Poi le rovine stesse di Gerusalemme entrano nel coro e prorompono in canti di gioia. Prima \u00e8 solo una voce solista, poi vi si aggiunge il coro delle sentinelle, ora \u00e8 un\u2019intera citt\u00e0, ancora in rovina, che giubila, perch\u00e9 Dio si \u00e8 fatto presente visibilmente, liberando il suo popolo. Il tempo del suo nascondimento \u00e8 passato. Dopo qualche secolo, alla voce del messaggero celeste che annuncia la nascita del Salvatore si unir\u00e0 quella di un coro sterminato, che dava gloria a Dio e augurava pace agli uomini (Lc<\/em> 2,13). Questa notte Dio si \u00e8 reso concretamente visibile, come allora, quando torn\u00f2 a Gerusalemme, insieme a tutto il suo popolo (Is<\/em> 52,8).<\/p>\n

\n\u201cQuando apparvero la tenerezza di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per le opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia\u2026\u201d (Tt<\/em> 3,4-5). Con queste parole, Paolo \u2013 nella seconda lettura della messa dell\u2019aurora – ricorda al suo discepolo Tito il cuore dell\u2019annuncio cristiano: Dio si \u00e8 rivelato come tenerezza. Che cosa c\u2019\u00e8 di pi\u00f9 tenero di un neonato? Il mistero, rimasto velato per secoli e millenni, questa notte \u00e8 diventato visibile \u201ccon gli occhi\u201d.<\/p>\n

Le antiche Scritture ne avevano gi\u00e0 parlato, ma nessuno lo aveva ancora visto. Ora, per primi, lo vedono alcuni pecorai, lo riconoscono, e quando tornano lo dicono a tutti. Fra qualche settimana, nella liturgia, udremo il vecchio Simeone esclamare: \u201cOra, Signore, lasciami pure morire in pace, perch\u00e9 i miei occhi hanno visto il Salvatore\u201d. I biografi di san Francesco narrano che a Greccio organizz\u00f2 un presepio vivente, perch\u00e9 desiderava \u201cvedere con gli occhi del corpo\u201d il mistero di Dio divenuto bambino in fasce, bisognoso di tutto.<\/p>\n

Alcuni decenni pi\u00f9 tardi, Giovanni, figlio di Zebedeo di Betsaida, fratello di Giacomo, ed evangelista, ormai vecchio, ricco di esperienza e di riflessione, raccoglier\u00e0 tutto in una sintesi ineguagliata, annunciando che \u201cla Parola si \u00e8 fatta carne e ha posto la sua tenda fra di noi\u201d (Gv<\/em> 1,18).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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