Con domenica 18 siamo entrati nell\u2019ultima settimana d\u2019Avvento. Nelle parole che pronuncia all\u2019Angelus in piazza San Pietro, Benedetto XVI legge l\u2019avvenimento di Nazareth sottolineando la verginit\u00e0 di Maria e la divinit\u00e0 di Ges\u00f9: \u201cMaria ha concepito, ma lo ha fatto per opera dello Spirito santo, cio\u00e8 di Dio stesso\u201d. Cos\u00ec l\u2019essere \u201cche comincia a vivere nel suo grembo prende la carne da Maria, ma la sua esistenza deriva totalmente da Dio. \u00c8 pienamente uomo, fatto di terra \u2013 per usare il simbolo biblico \u2013 ma viene dall\u2019alto, dal Cielo\u201d. La Parola di Dio accolta con fiducia e umilt\u00e0, come ha fatto Maria, ci spinge fuori dal nostro mondo, dalle nostre comodit\u00e0; ci invita a guardare al nostro prossimo, a chi \u00e8 povero e debole. Forse non \u00e8 un caso che il Papa, proprio nel giorno che concludeva il tempo dell\u2019attesa, abbia voluto recarsi a far visita ai carcerati a Rebibbia. \u201cUn mondo di sofferenza, solitudine, umiliazione, che non deve essere ignorato\u201d, scrive un detenuto in una lettera letta dal ministro della Giustizia, Paola Severino. \u201cSe aiuteremo la barca di nostro fratello ad attraversare il fiume \u2013 scrive ancora il detenuto, recluso nel carcere di Buoncammino di Cagliari \u2013 anche la nostra barca avr\u00e0 raggiunto la riva\u201d. \u00c8 un Papa che vede piangere Omar, un giovane del Benin. Ricorda, nel suo discorso, che dove c\u2019\u00e8 \u201cun carcerato, un affamato, l\u00ec c\u2019\u00e8 Cristo che attende la nostra visita\u201d; che parla di sovraffollamento delle carceri e di degrado che diventano una \u201cdoppia pena\u201d. C\u2019\u00e8 poi il detenuto che parla a nome di quanti sono in infermeria, sieropositivi; c\u2019\u00e8 Alberto, romano, padre di una bambina che mostra in foto con orgoglio al Papa, che gli fa gli auguri. C\u2019\u00e8 infine la preghiera di un detenuto, invocazione a Dio: \u201cTu non ti sei dimenticato di me, anche se vivo spesso lontano dalla luce del Tuo volto\u201d. E c\u2019\u00e8 un Papa che risponde con dolcezza, mostrando grande attenzione per le attese e le speranze di queste persone, recluse \u00e8 vero, ma alle quali non deve mai essere tolta la dignit\u00e0 di figli di Dio. Spiega Benedetto XVI che la sua visita \u00e8 per mostrare amicizia, ma anche gesto pubblico per ricordare le difficolt\u00e0 del carcere.<\/p>\n
C\u2019\u00e8 chi si rivolge a Papa Benedetto dicendo di avere un milione di cose da chiedere, chi domanda se il perdono per i propri peccati pu\u00f2 essere chiesto nel silenzio del proprio cuore; chi pone la questione del perch\u00e9 a pagare siano sempre i poveri, e si lamenta che si parli male di loro: non badare a chi parla male, magari con ferocia; parlano male anche del Papa, dice candidamente Benedetto XVI. \u201cSono venuto perch\u00e9 so che voi avete bisogno del riconoscimento umano, bisogno di questa presenza del Signore \u2013 afferma ancora il Papa \u2013 perci\u00f2 spero che sempre qui possa essere realizzato lo scopo delle case circondariali di aiutare a ritrovare s\u00e9 stessi, a riconciliarsi con se stessi, con gli altri, con Dio. E di aiutarvi a rientrare nella societ\u00e0, le mie preghiere sono sempre con voi\u201d. Ricorda poi le parole che ha pronunciato in un suo discorso nel Benin dove si ribadiva la necessit\u00e0 di adottare \u201csistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono a una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo. La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalit\u00e0 e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace. I carcerati sono persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattate con rispetto e dignit\u00e0. Hanno bisogno della nostra sollecitudine\u201d. Il tempo di Avvento, il Natale che \u00e8 alle porte, ci chiedono di uscire dal nostro egoismo; questi giorni non siano solo un passare di festa in festa, dimenticandoci dell\u2019unico Ospite che non pu\u00f2 mancare e che troviamo, povero e umile, in quella mangiatoria: perch\u00e9 per lui non c\u2019era altro posto.<\/p>\n
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