{"id":39040,"date":"2015-07-15T15:30:51","date_gmt":"2015-07-15T13:30:51","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=39040"},"modified":"2015-07-15T15:30:52","modified_gmt":"2015-07-15T13:30:52","slug":"in-fuga-per-vedere-tutelata-la-propria-dignita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/in-fuga-per-vedere-tutelata-la-propria-dignita\/","title":{"rendered":"In fuga per vedere tutelata la propria dignit\u00e0"},"content":{"rendered":"
\"Profughi<\/a>
Profughi a Colle Umberto<\/figcaption><\/figure>\n

Si fugge per fame, per scappare da guerre e persecuzioni. Ma si fugge anche per poter esprimere liberamente le proprie idee politiche, il proprio orientamento sessuale, per essere donne senza dover subire violenze.<\/p>\n

Sono tante e diverse le storie di coloro che si sono rifugiati in Umbria in attesa di vedersi accolta o negata la richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale.<\/p>\n

Di loro, dal 18 marzo di quest\u2019anno, si occupa la neo-costituita Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, con sede a Perugia in corso Cavour, presso i locali della prefettura.<\/p>\n

La sezione ha competenza sulle istanze presentate alle questure di Perugia, Arezzo e Terni, oltre che per i richiedenti asilo attualmente inseriti nello Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.<\/p>\n

A comporre la commissione un dirigente prefettizio, un rappresentante del dipartimento di polizia, uno dell\u2019ente territoriale, tra cui il Comune di Perugia, e uno dell\u2019Unhcr, l\u2019Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.<\/p>\n

\u00c8 proprio davanti a queste persone – opportunamente formate tramite un corso tenuto dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo e dall\u2019Unhcr – che il richiedente asilo, nel momento della presentazione della domanda, \u00e8 chiamato a raccontare la propria storia, \u201cil proprio vissuto, le ingiustizie subite in patria e durante il viaggio e vedersi cos\u00ec restituire, attraverso un ascolto attento, la propria dignit\u00e0 di essere umano\u201d, come spiegato dal prefetto di Perugia, Antonella De Miro<\/strong>, in occasione dell\u2019ultima Giornata mondiale del rifugiato.<\/p>\n

Ad oggi, dopo quattro mesi di attivit\u00e0, la sezione ha complessivamente esaminato 165 istanze, di cui 52 di Arezzo, 78 di Perugia e 35 di Terni. In sei casi \u00e8 stato riconosciuto lo status di rifugiato (2 di Arezzo, 2 di Perugia e 2 di Terni); altrettante le concessioni di protezioni sussidiarie (1 Arezzo, 4 Perugia, 1 Terni), mentre 33 sono stati i riconoscimenti del diritto alla protezione umanitaria (12 di Arezzo, 13 di Perugia e 8 di Terni).<\/p>\n

Ben 108 sono stati, invece, i provvedimenti di diniego delle domande di protezione internazionale. \u201cL\u2019alto numero di rigetti – sottolinea il prefetto – trova una prima spiegazione nella provenienza dei richiedenti da Paesi che non presentano situazioni locali da cui far discendere automaticamente il riconoscimento: Nigeria del Sud, Gambia, Senegal, Mali del Sud e Bangladesh tra le prime cinque nazionalit\u00e0. Ovviamente ogni singolo caso viene trattato in maniera individuale per la sua specificit\u00e0 a prescindere dalla nazionalit\u00e0 del singolo richiedente\u201d.<\/p>\n

Tante specificit\u00e0 che si ritrovano accomunate da un unico filo conduttore, la sofferenza. \u201cTutte le richieste esaminate – continua infatti la De Miro – presentano un punto comune: il racconto traumatico del viaggio, l\u2019approdo in Libia, le violenza subite in quel Paese, l\u2019impossibilit\u00e0 di tornare indietro, attraverso il deserto, la spinta a proseguire in avanti, attraverso il mare, sconosciuto a molti, verso un futuro ignoto\u201d.<\/p>\n

Su tutte, resta emblematica la testimonianza di un giovane gambiano: \u201cSapevo cosa avevo lasciato alle spalle: il deserto e le sue asperit\u00e0. Non sapevo che cosa avevo davanti, non avevo mai visto l\u2019acqua prima, ma l\u2019atrocit\u00e0 dalla quale fuggivo era talmente grande che quello spaventoso Ignoto mi \u00e8 sembrato l\u2019unica salvezza\u201d.<\/p>\n

Profughi: i numeri in Umbria<\/strong><\/p>\n

Ad oggi, in Umbria sono presenti 918 cittadini extracomunitari gestiti dalle prefetture, di cui 698 in provincia di Perugia e 220 in provincia di Terni. A questi occorre aggiungere 373 immigrati ospitati nei centri Sprar dell\u2019Umbria, di cui 180 inviati direttamente dal Servizio centrale protezione del ministero dell\u2019Interno.<\/p>\n

In realt\u00e0, i cittadini giunti nella nostra regione nel corso dei mesi sono stati di pi\u00f9, ma molti si sono allontanati prima dell\u2019identificazione. Gli allontanamenti volontari sono stati, infatti, complessivamente 683 tra il 2014 e il 2015. Gli immigrati provengono da diversi Paesi e in particolare da: Gambia, Senegal, Mali, Niger, Nigeria. Tutti coloro che sono presenti nei centri di accoglienza hanno fatto istanza di riconoscimento della condizione di profugo.<\/p>\n

L’esempio virtuoso dello Sprar di Todi<\/strong><\/p>\n

L\u2019arrivo in Italia, il periodo di accoglienza e di richiesta asilo possono diventare anche un\u2019importante occasione di crescita e di formazione. Ne \u00e8 un esempio lo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Todi, il cui soggetto attuatore \u00e8 l\u2019istituto Artigianelli Crispolti e \u201cl\u2019anima\u201d operativa la Caritas.<\/p>\n

\u201cNel nostro centro \u2013 racconta Marcello Rinaldi<\/strong>, delegato della Caritas diocesana e direttore dell\u2019istituto \u2013 ospitiamo circa una trentina di persone. Nel tempo, infatti, abbiamo sempre scelto di puntare maggiormente sulla qualit\u00e0<\/em> della nostra accoglienza che sulla quantit\u00e0<\/em> delle persone accolte.<\/p>\n

L\u2019obiettivo non \u00e8 rispondere ai soli, seppur fondamentali, bisogni materiali, come mangiare, dormire, vestirsi, ecc., ma anche dare qualcosa in pi\u00f9, accompagnare queste persone a inserirsi in un nuovo Paese. Un obiettivo sempre pi\u00f9 difficile, data la crisi, ma che portiamo avanti poggiandoci su basi solide che sono i nostri valori, umani e religiosi\u201d.<\/p>\n

Per questo lo Sprar di Todi mette in campo una serie di iniziative volte a promuovere l\u2019accoglienza e l\u2019integrazione. Come l\u2019accordo firmato nel febbraio scorso tra l\u2019istituto Crispolti e il Comune di Todi per interventi di manutenzione al parco della Rocca.<\/p>\n

\u201cSi tratta di una sorta di \u2018dono\u2019 che i nostri ragazzi hanno voluto fare alla cittadinanza\u201d, spiega ancora Rinaldi. I rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati nell\u2019istituto tuderte si occuperanno, infatti, a titolo completamente gratuito, con cadenza settimanale, dell\u2019esecuzione di piccoli interventi di manutenzione del verde urbano di una parte del parco.<\/p>\n

Altra importante esperienza dello Sprar tuderte, ormai attiva da tre anni, \u00e8 il progetto \u201cAsylon\u201d, \u201cprogetto di formazione professionale – dice Rinaldi – nell\u2019ambito dell\u2019agricoltura, che si propone di attivare percorsi formativi per queste persone, anche minorenni, durante il loro periodo di permanenza in accoglienza.<\/p>\n

I percorsi formativi sono realizzati dall\u2019istituto Agrario di Todi, dove ogni anno i ragazzi collaborano alla produzione e alla commercializzazione nell\u2019azienda agricola annessa all\u2019istituto di un vino bianco, Grechetto di Todi Doc, appunto chiamato Asylon. I proventi della vendita vengono interamente destinati al finanziamento dei percorsi formativi per rifugiati\u201d.<\/p>\n

L\u2019iniziativa, che gode del patrocinio dell\u2019Unhcr, si avvale del sostegno di Caritas Umbria e di Libera – associazione contro le mafie. Per acquistare il vino: www.vinoasylon.it<\/a>.<\/p>\n

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