{"id":3885,"date":"2004-07-02T00:00:00","date_gmt":"2004-07-02T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3885"},"modified":"2004-07-02T00:00:00","modified_gmt":"2004-07-02T00:00:00","slug":"san-luigi-ancora","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/san-luigi-ancora\/","title":{"rendered":"San Luigi, ancora"},"content":{"rendered":"

San Luigi Gonzaga, da santo della purezza a santo della carit\u00e0. ‘\u00c8 saggio -mi domandai sette giorni or sono, alla luce balbuziente dell’ultima nostra abat jour – dimenticare in uno come lui il rigore con cui domin\u00f2 i suoi istinti e li convogli\u00f2 verso l’acquisizione del tesoro nascosto nel campo?’. E, approfittando dell’ultimo guizzo della luce che se ne andava, rispondevo, secco come una scopa di saggina: ‘No, non \u00e8 saggio’. Adesso rendo ragione di quella affermazione. Non \u00e8 saggio per un motivo molto generale: chi sale a cavallo con difficolt\u00e0 rischia poi di cadere dall’altra parte. La famosa frase ‘Troppa grazia, sant’Antonio!!’ \u00e8 nata in un contesto del genere. La pronunci\u00f2 per primo il Signore Nonsoch\u00ec, nel Castello di Nonsodove, centro del feudo di Quasinulla, ottimo governante che per\u00f2 a 50 anni d’et\u00e0 non sapeva ancora andare a cavallo. Per lui era un cruccio. Faceva esercizio quasi tutti i giorni, sul retro del castello, dove nessuno poteva vederlo. Op op – opl\u00e0!! Niente da fare: non ci riusciva. Colpa delle rotondit\u00e0 cocomerine della sua silhouette posteriore, e delle gambe arcuate come un arco gotico. Il cavallo sbadigliava durante i reiterati tentativi del suo signore, e a volte addirittura si assopiva. Allora il Signore di Nonsodove e di Quasinulla ci prov\u00f2 con la devozione: da un certo giorno in avanti, ogni volta che, inserito il piede sinistro nella staffa della sella, facendo leva sulla gamba destra spiccava il salto che teoricamente avrebbe dovuto portarlo sulla perpendicolare della medesima, bisbigliava: ‘Sant’Antonio, fammi la grazia!!’. Niente da fare: non ci riusciva. Ma un bel giorno la devozione si arrovell\u00f2, l’arrabbiatura contro la propria inettitudine si fece furiosa’: il nostro amico infil\u00f2 il piede sinistro nella staffa con una risolutezza che indusse il cavallo a volgere indietro la testa; poi url\u00f2 al cielo, a squarciagola, l’invocazione consueta (‘Sant’Antonio fammi la grazia!!’), con la sinistra mantenne salda la briglia, con la destra si afferr\u00f2 la natica sinistra e’ Il salto risult\u00f2 talmente spropositato che il Signore di Nonosdove cadde dall’atra parte. E mentre atterrava torn\u00f2 a bisbigliare, con una mano sulla testa e l’altra sul coccige bollente: ‘Troppa grazia. Sant’Antonio!!’. Voleva una grazia, s\u00ec, ma solo quella necessaria e sufficiente per salire in sella e rimanerci, non quella eccessiva che l’aveva fatto rovinare dall’altra parte del cavallo. Luigi Gonzaga: nemmeno ai suoi devoti \u00e8 permesso cadere dall’altra parte del cavallo. Il doveroso ridimensionamento del ruolo della ‘bella virt\u00f9’ nella sua santit\u00e0 non pu\u00f2 arrivare a cancellarla. La purezza rimane una virt\u00f9. Non teologale, n\u00e9 cardinale, ma rimane una virt\u00f9. Anche in un tempo in cui – si dice – le sedicenni che non hanno ancora perso la verginit\u00e0 si sentono emarginate.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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