{"id":3873,"date":"2004-06-25T00:00:00","date_gmt":"2004-06-24T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3873"},"modified":"2015-07-24T16:08:21","modified_gmt":"2015-07-24T14:08:21","slug":"verso-gerusalemme","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/verso-gerusalemme\/","title":{"rendered":"Verso Gerusalemme"},"content":{"rendered":"

Il lezionario oggi ci fa compiere un salto all’interno del vangelo secondo Luca. Alla professione di fede di Pietro – di cui abbiamo letto domenica scorsa – segue l’episodio della trasfigurazione, che per\u00f2 viene espunto dalla lettura continua liturgica, perch\u00e9 ad esso, come sappiamo, \u00e8 dedicato spazio in altri momenti dell’anno. Viene omesso anche il racconto di un esorcismo e del secondo annuncio della passione, e si arriva al brano odierno, che inizia appunto al versetto cinquantuno del nono capitolo del vangelo. In viaggio. Accade qui qualcosa che Luca evidenzia in modo particolare: Ges\u00f9 intraprende il viaggio verso la citt\u00e0 santa, Gerusalemme. Ne avevamo avuto una anticipazione proprio durante la trasfigurazione: con Mos\u00e8 ed Elia Ges\u00f9 parla dell’esodo che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme (Lc<\/em> 9,31). Ora questo percorso inizia, e dal nostro brano fino al momento in cui Ges\u00f9 compie il suo ingresso messianico in citt\u00e0 (cap. 19), viene continuamente ricordato al lettore che Ges\u00f9 \u00e8 in viaggio.<\/p>\n

Gli studiosi, come Aletti (L’arte di raccontare Ges\u00f9 Cristo. La scrittura narrativa nel vangelo di Luca<\/em>, Queriniana 1991), non hanno mancato di notare che “se \u00e8 noto il termine del viaggio, Gerusalemme, la citt\u00e0 che mette a morte i profeti, \u00e8 difficile determinarne l’itinerario: Ges\u00f9 si dirige decisamente verso Gerusalemme, ma in Lc<\/em> 17,11 si trova praticamente ancora allo stesso posto!”. Luca perde forse il filo del discorso? Certo, “il viaggio si svolge in modo incoerente, impossibile da seguire su una carta geografica” (Ross\u00e9), ma pi\u00f9 che di una imprecisione, si tratta di una scelta accurata dell’evangelista. L’autore sacro insiste in modo del tutto particolare su questo periodo del ministero dei Ges\u00f9: ce ne accorgiamo anche perch\u00e9 da questo momento in avanti Luca abbandona temporaneamente lo schema narrativo tracciato da Marco e prosegue autonomamente. Non solo.<\/p>\n

La maggior parte del materiale contenuto in questa sezione \u00e8 costituita da discorsi di Ges\u00f9, che Marco nemmeno ci tramanda. Sembra proprio che Luca sviluppi un'”arte consumata”, che gli fa differire il termine del viaggio, che quasi non finisce mai, in modo che Ges\u00f9 possa portare avanti a volont\u00e0 il suo insegnamento. Non c’\u00e8 interesse particolare per l’itinerario o per i dettagli: \u00e8 un viaggio dal valore teologico, un “camminare verso la sofferenza”; in questo viaggio “Ges\u00f9 apre la via all’esistenza del discepolo, la riempie di contenuto e definisce tale esistenza come un seguire Ges\u00f9” (Ross\u00e9). Anche la descrizione dell’inizio del viaggio \u00e8 stilisticamente solenne. Nella traduzione Cei di Lc<\/em> 9,51 si dice che “Ges\u00f9 si diresse decisamente verso Gerusalemme”. \u00c8 una buona interpretazione, perch\u00e9 il testo originale greco in effetti, alla lettera, dice: “Ges\u00f9 indur\u00ec la faccia (il volto) per dirigersi verso Gerusalemme”.<\/p>\n

Fitzmyer sottolinea che l’espressione \u00e8 strana, anche per il linguaggio biblico. Forse ha una origine nella lingua ebraica, con paralleli, ad es., in Gen 31,21 (“Giacobbe si diresse veso le montagne”), e allora si tratterebbe di una insistenza sul verbo partire; ma il verbo pu\u00f2 anche essere confrontato con una frase in Is<\/em> 50,7: “Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso”. In questo caso allora – ma il paragone non \u00e8 perfetto sul piano filologico – lo sfondo sarebbe piuttosto quello del Servo del Signore, e l’accento della frase andrebbe sulla scelta del profeta che accetta il suo destino di sofferenza. Ges\u00f9 di fronte alla morte. Comunque sia, andare verso Gerusalemme prevede la scelta consapevole di Ges\u00f9. La sua passione e morte non sono dovuti ad un caso, ad una fatalit\u00e0, ma sono previsti sin dall’inizio del viaggio.<\/p>\n

Abbiamo visto la scorsa domenica che Ges\u00f9 vuole rivelarsi in un particolare messianismo. Il vangelo odierno ci dice che Ges\u00f9 annette alla propria morte una profonda intenzionalit\u00e0, che implica una ricaduta al di fuori di s\u00e9 in favore degli altri uomini. Il Catechismo degli adulti<\/em> della Cei \u00e8 particolarmente efficace su questo tema, trattando proprio del viaggio verso Gerusalemme: “Da tempo Ges\u00f9 si rendeva conto del rischio mortale. Ripetutamente aveva affermato che quanti si convertono al Regno vanno incontro a persecuzioni: a maggior ragione la stessa sorte sarebbe toccata a lui; tanto pi\u00f9 che anche Giovanni Battista era stato ucciso, per ordine di Erode. Nei Vangeli troviamo numerose predizioni di Ges\u00f9 riguardo a un suo futuro di sofferenza: alcune sono allusive; tre sono piuttosto dettagliate, rese probabilmente pi\u00f9 esplicite dai discepoli alla luce degli eventi compiuti. Ges\u00f9 dunque \u00e8 consapevole del pericolo; ma gli va incontro con decisione: ‘Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Ges\u00f9 camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore’ (Mc<\/em> 10,32). Il pericolo non indebolisce la sua fedelt\u00e0 a Dio e non rallenta i suoi passi” (226).<\/p>\n

Il viaggio, metafora dell’esistenza umana, \u00e8 un tema toccato in ogni letteratura. Basti pensare a Ulisse, da quello di Omero a quello di Joyce, o al viaggio di formazione del romanticismo alla Von Eichendorff. Nella letteratura biblica, il popolo dell’alleanza sa di provenire da gente nomade (“Mio padre era un Arameo errante”; Dt<\/em> 26,5); anche il popolo dei cristiani si comprende “straniero e pellegrino” (cfr. 1 Pt<\/em> 2,11). Ma il viaggio di Ges\u00f9 ha un significato diverso. Parte dall’esperienza che ha condiviso con noi, ma raggiunge un “luogo” che da solo, un uomo, non \u00e8 capace di immaginare.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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