{"id":3862,"date":"2004-06-18T00:00:00","date_gmt":"2004-06-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3862"},"modified":"2015-05-05T12:27:46","modified_gmt":"2015-05-05T10:27:46","slug":"40-martiri-innocenti-la-citta-vi-onora","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/40-martiri-innocenti-la-citta-vi-onora\/","title":{"rendered":"40 Martiri innocenti, la citt\u00e0 vi onora"},"content":{"rendered":"

Come avviene da sessant’anni, il 22 giugno di ogni anno Gubbio si ferma per ricordare, onorare e riflettere su una delle date pi\u00f9 drammatiche della sua storia. Il 22 giugno 1944, quaranta cittadini innocenti, giovani e meno giovani, operai ed impiegati, padri di famiglia e due donne (madre e figlia) furono fucilati dai tedeschi per rappresaglia. Nel pomeriggio del venti giugno infatti, nel bar Nafissi di corso Garibaldi (dove attualmente si trova un’attivit\u00e0 commerciale di abbigliamento) c’era stata una sparatoria da parte di un commando di quattro persone contro due ufficiali medici dell’esercito germanico. Uno rimase ucciso all’istante, mentre l’altro, pur ferito gravemente, urlando e comprimendosi la ferita, riusc\u00ec a trascinarsi attraverso via Cairoli e via Mazzatinti fino all’albergo San Marco, dove erano alloggiati graduati e militari, chiedendo aiuto. La guarnigione tra l’altro era in fase di partenza. \u00c8 stato l’inizio, per tutti, di giorni di autentico terrore. La rappresaglia \u00e8 scattata con ferocia e spietatezza, in nome di una legge che soltanto la barbarie della guerra riesce ad esprimere. Gli ostaggi, rastrellati senza piet\u00e0, furono inizialmente ammassati presso l’edificio scolastico di Via Perugina (una targa ricorda ancora oggi la circostanza) e all’alba del ventidue giugno furono trasferiti nei pressi del piazzale dell’Ex stazione ferroviaria. Alcuni furono costretti a scavare la fossa, prima di ritornare presso l’edificio scolastico, quaranta furono fucilati alle prime luci del giorno. In quelle ore attraversate dalla paura, dal terrore e dall’orrore, l’unico ad essere vicino alla gente fu il vescovo del tempo, mons. Beniamino Ubaldi. Pur di salvare i suoi “figli” prov\u00f2 ad intercedere presso il comando tedesco provandole tutte. Prima fece ricadere la responsabilit\u00e0 dell’attentato su dei fuoriusciti slavi, quindi propose uno scambio di straordinaria generosit\u00e0: “prendete la mia vita e liberate quella degli ostaggi, brava gente e tutti innocenti”.<\/p>\n

Circostanze queste recepite in pubblicazioni ufficiali quali: Mons. Beniamino Ubaldi, un vescovo tra due et\u00e0<\/em> di Pietro Bottaccioli, Il miele della vita<\/em>\u00a0di Antonio Marionni, testimone oculare, quale interprete, dell’incontro tra il comandante tedesco ed il Vescovo, Fronte italiano, c’ero anch’io<\/em>\u00a0di Giulio Bedeschi, Orrori e Stragi di Guerra<\/em>\u00a0di Carlo Spaziani, una testimonianza quasi “contemporanea” di quanto accaduto, visto che il libro \u00e8 stato dato alle stampe il 6 giugno 1947. Tutto fu purtroppo inutile e quel lugubre crepitare di mitra che attravers\u00f2 sinistramente una citt\u00e0 insonne per l’ansia e la paura, non solo fece strazio di tanti corpi, ma ha provocato ferite ancora oggi sanguinanti. Per rendersi conto basta visitare il Mausoleo (costruito sul luogo dell’eccidio negli anni Cinquanta su disegno dell’arch. Frenguelli e per iniziativa di un apposito comitato) che ne conserva i resti mortali e la memoria, da dove emana una perenne invocazione alla pace ed alla fratellanza, all’amore ed alla comprensione, alla convivenza ed al perdono. Soltanto in questo modo e dando un seguito a tali valori, un tale immane sacrificio non sar\u00e0 stato consumato invano.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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