{"id":3788,"date":"2004-05-14T00:00:00","date_gmt":"2004-05-14T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3788"},"modified":"2021-03-26T16:52:31","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:31","slug":"verso-uneuropa-piu-democratica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/verso-uneuropa-piu-democratica\/","title":{"rendered":"Verso un’Europa pi\u00f9 democratica"},"content":{"rendered":"
Sul tema dell’allargamento dell’Unione Europea ai dieci paesi dell’Est Europa, \u00e8 stato ascoltato il parere di Luciano Tosi, docente di Storia delle relazioni internazionali alla Facolt\u00e0 di Scienze politiche dell’Universit\u00e0 di Perugia. Professor Tosi, quali sono le conseguenze economiche dell’allargamento per i Paesi che entrano in Europa? “Innanzitutto mi preme sottolineare come questi paesi siano in una fase di transizione economica: dall’Economia collettivista, caratteristica degli stati ex-comunisti, si stanno spostando in direzione dell’Economia di mercato occidentale. Questo processo richieder\u00e0 sicuramente dei tempi lunghi, visto che si tratta di un cambiamento di vastissima portata. Per poter rispettare i “criteri virtuosi” stabiliti dall’Ue per la permanenza nell’Unione i paesi dell’Est Europa dovranno quindi modernizzare la loro economia, sostenendo notevoli sacrifici. In quest’ottica sono gi\u00e0 state chiuse molte industrie obsolete. In genere si tratta di paesi caratterizzati da un’economia agricola ancora largamente diffusa, per cui dovranno impegnarsi a razionalizzarla per cercare di avvicinarsi ai livelli europei standard: in Polonia per esempio il 20% degli occupati \u00e8 impiegato nel settore primario, mentre gli standard di un paese industrializzato come Francia o Germania si aggirano intorno al 4%. Naturalmente i 10 paesi nuovi entranti avranno il vantaggio di inserirsi in un mercato enormemente pi\u00f9 grande rispetto a quello dove operavano in precedenza”. Cosa comporta l’allargamento per i Paesi che sono gi\u00e0 nell’Ue? “Il mercato si allargher\u00e0, e anche la possibilit\u00e0 di fare investimenti redditizi nell’ Est Europa, dove i costi sono pi\u00f9 bassi (Es: il costo del lavoro). Conseguentemente aumenter\u00e0 la produzione e la competitivit\u00e0 sui mercati internazionali. Ma oltre a questo sar\u00e0 necessario aiutare finanziariamente i nuovi entranti per sostenerne l’economia e lo sviluppo, per favorire quel livellamento di cui ho parlato in precedenza. Inoltre c’\u00e8 il problema dell’incremento dell’attivit\u00e0 agricola: l’entrata dei 10 paesi aumenter\u00e0 la produzione totale di derrate alimentari dell’Ue, e ci\u00f2 a scapito di una politica di apertura al Sud del Mondo, la cui produzione principale si caratterizza proprio nel settore agricolo. Comunque sia i vantaggi pi\u00f9 importanti vanno al di l\u00e0 della dimensione prettamente economica: si creer\u00e0 un’area stabile per lo sviluppo della democrazia, dove sono i mezzi politici a intervenire per la pacificazione e la distensione dei rapporti tra stati, oltre tutti i rigurgiti nazionalistici. L’allargamento \u00e8 la via pacifica per l’affermazione della democrazia”. Quali saranno i settori economici italiani, interessati da fondi europei, che pi\u00f9 risentiranno dell’allargamento? “Il settore agricolo senza dubbio, per i motivi che ho gi\u00e0 trattato in precedenza: per risolvere queste problematiche sar\u00e0 d’obbligo rivisitare la Politica agricola comune. L’allargamento incider\u00e0 anche sulle aree depresse della penisola, come il Mezzogiorno, visto che molti dei fondi europei saranno necessariamente destinati a sollecitare la crescita economica dell’Est Europa. Si tratta per\u00f2 di disagi che saranno controbilanciati dall’aumento della competitivit\u00e0 europea e dalla stabilizzazione democratica dell’area”. Sul piano politico i nuovi paesi voteranno per il Parlamento europeo. Sono paesi ex comunisti, \u00e8 possibile prevedere in che direzione andr\u00e0 il voto e se cambier\u00e0 l’attuale composizione del Parlamento? “La maggioranza di questi paesi assumer\u00e0 sicuramente un atteggiamento filo-occidentale. Non bisogna scordare che fin dai tempi della Prima Guerra Mondiale gli Usa hanno cercato di attirare queste aree al di fuori dell’orbita comunista imposta dalla Russia e l’esperienza comunista non pu\u00f2 che aver favorito il desiderio di emancipazione e di occidentalizzazione dell’Est Europa. Lo si \u00e8 visto anche a proposito della guerra in Iraq: l’Europa si \u00e8 divisa in due parti, con l’Est prevalentemente schierato a favore delle posizioni statunitensi. Va anche considerata l’influenza degli interessi agricoli nella politica estera di questi nuovi entranti. Per esempio in Polonia \u00e8 presente un partito contadino molto forte che inizialmente si opponeva all’entrata nell’Ue: decisivo in quest’ambito \u00e8 stato l’intervento del Papa, che ha persuaso i contadini polacchi. In generale latifondisti e piccoli proprietari terrieri, inquadrati in diversi movimenti, giocano un ruolo importante nelle scelte politiche di questi paesi, e di ci\u00f2 bisogner\u00e0 tener conto quando si dovranno stabilire delle politiche comuni”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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