{"id":3780,"date":"2004-05-07T00:00:00","date_gmt":"2004-05-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3780"},"modified":"2014-10-15T15:43:27","modified_gmt":"2014-10-15T13:43:27","slug":"non-solo-sdegno-e-dolore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/non-solo-sdegno-e-dolore\/","title":{"rendered":"Non solo sdegno e dolore"},"content":{"rendered":"

La tragica vicenda in cui \u00e8 stato ucciso l’agente della polizia ferroviaria Emanuele Petri, di cui \u00e8 iniziato il processo a Firenze, riacquista in questi giorni la sua triste attualit\u00e0 e rinnova lo sdegno e il dolore. Al di l\u00e0 della vicenda giudiziaria a noi interessa in modo particolare e ci ferisce, per una ragione molto semplice ed evidente: la relazione di conterraneit\u00e0 e di solidariet\u00e0 con la famiglia della vittima che abita a Tuoro sul Trasimeno. Abbiamo anche il dovere di ricordare l’uomo Petri che ha rappresentato un esempio di vita per tutti. Era il 2 marzo dell’anno scorso quando due brigatisti, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi, scoperti nel treno da Terontola a Firenze reagiscono. L’agente Petri rimane ucciso con un colpo di pistola esploso a bruciapelo da Galesi, che a sua volta rimane colpito a morte. La moglie di Petri, Alma, presente al processo, pi\u00f9 ancora che con parole esprime tutto il dolore e la rabbia con il suo volto teso e segnato dal ricordo. Ha di fronte a s\u00e9 la Lioce, alla quale non rivolge lo sguardo, “come se non esistesse”, e si lamenta che alla brigatista si dia troppa importanza. Purtroppo la signora Petri ha ragione. Nella nostra distorta mania di fare notizia ad ogni costo spesso volgari assassini e violenti terroristi vengono circondati da tante attenzioni e vengono posti alla ribalta come se potessero emanare messaggi ideali e esempi di vita; alcuni sono diventati scrittori, conferenzieri, maestri di pensiero. Essi dovrebbero invece solo confessare errori e chiedere perdono per il sangue versato, il danno irrimediabilmente prodotto e il dolore provocato. I giornalisti, invece, normalmente vanno a domandare alle vittime se sono disposte a perdonare. Domande indiscrete, inopportune, intempestive, imprudenti. Non che non sia giusto proporre, dalle persone giuste e nei tempi e nei modi debiti, di giungere al vertice della perfezione cristiana perdonando chi ti ha fatto del male. Ma \u00e8 necessario, razionalmente e umanamente, per ristabilire la giustizia violata, che sia l’aggressore a chiedere perdono alle persone offese e alla societ\u00e0. Sembra che la Lioce abbia un comunicato da leggere, sulla scia dei brigatisti tristemente conosciuti che hanno la pretesa di giustificarsi con pseudoragioni politiche e ideologiche, che sono solo un paravento per mascherare la loro vigliaccheria. Ho usato questo termine, vigliaccheria, perch\u00e9 le persone uccise dai brigatisti, non sono dei violenti e fanatici oppressori del popolo, ma un onesto poliziotto, un politico tra i pi\u00f9 ideali e puri come Aldo Moro, un santo professore come Vittorio Bachelet, giornalisti senza potere come Casalegno e Tobagi, professori e studiosi come Biagi e D’Antona che cercavano di migliorare la condizine del lavoro in un mondo capitalistico globale. Si potrebbe continuare nell’elenco. Gente che viveva con la forza del pensiero e della ragione e che invece \u00e8 stata annientata con la ragione della forza bruta. Ricordando Petri non si pu\u00f2 frenare lo sdegno che, per non essere sterile, deve trasformarsi in scelte politiche, morali e culturali coerenti.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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