{"id":3778,"date":"2004-05-07T00:00:00","date_gmt":"2004-05-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3778"},"modified":"2015-06-30T16:01:48","modified_gmt":"2015-06-30T14:01:48","slug":"solo-lamore-e-credibile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/solo-lamore-e-credibile\/","title":{"rendered":"Solo l’amore \u00e8 credibile"},"content":{"rendered":"
Il vangelo odierno \u00e8 tratto dall’ultimo discorso di Ges\u00f9 trasmessoci da Giovanni. In questo tempo di Pasqua – mentre contempliamo anche noi il Risorto che si lascia vedere dai discepoli – dobbiamo allora tornare un po’ indietro nello sviluppo cronologico del racconto, per recuperare almeno alcuni dati essenziali. Siamo infatti nel cenacolo, e la scena si apre con la descrizione dell’uscita di Giuda. Dal versetto trentesimo del nostro capitolo apprendiamo che “era notte”. Ma in questa notte – la notte della tragedia che sta per consumarsi – una luce comunque risplende: la gloria del Figlio dell’Uomo. La Glorificazione.<\/p>\n
Nel linguaggio e nella teologia di Giovanni la gloria (in greco: doxa<\/em>) \u00e8 la “manifestazione visibile della maest\u00e0 di Dio in atti di potenza” (Brown). Ma l’originalit\u00e0 del quarto Vangelo risiede soprattutto nel fatto che la doxa-gloria di Dio per Giovanni era gi\u00e0 visibile nel suo ministero e non solo dopo la risurrezione. La gloria di Ges\u00f9 si manifesta a Cana (“Cos\u00ec Ges\u00f9 diede inizio ai suoi segni in Cana di Galilea, manifest\u00f2 la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”; Gv<\/em> 2,11), e negli altri “segni”-miracoli da lui compiuti, ed infine nella sua risurrezione, il segno della potenza di Dio per eccellenza. Ma Giovanni concepisce gli avvenimenti della passione, morte e risurrezione come un tutt’uno, e quindi anche nella sconfitta della croce – che ha il suo prologo nel tradimento di Giuda – risiede la potenza di Dio. Anzi. \u00c8 proprio l\u00ec, sulla croce, il segno pi\u00f9 grande della potenza di Dio: perch\u00e9, a ben vedere, non di una qualsiasi morte si tratta, ma della morte del Messia. Il comandamento nuovo.<\/p>\n Di quale novit\u00e0 sta parlando Ges\u00f9? L’amore \u00e8 forse qualcosa di nuovo? Non ne parlavano anche i filosofi “pagani”? Non \u00e8 un precetto anche in altre religioni? La novit\u00e0 cristiana dell’amore \u00e8 forse nel come: sar\u00e0 detto anche pi\u00f9 avanti in Gv<\/em> 15,12, “Questo \u00e8 il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Ges\u00f9 ha amato i suoi fino alla fine (cfr. Gv<\/em> 13,1), dando per loro la sua vita, non risparmiandosi la sofferenza. Ma c’\u00e8 una novit\u00e0 anche nel chi. Colui che ha amato i suoi \u00e8 il Figlio di Dio, e solo per questo – per la sua morte e risurrezione – ha potuto liberare gli uomini (lo spiegher\u00e0 Paolo nel cap. sesto della Lettera ai Romani) dalla schiavit\u00f9 del peccato. Nelle parole del Vangelo di oggi \u00e8 quindi nascosto il mistero della redenzione, della liberazione dai peccati, pagata a caro prezzo con l’amore del Figlio.<\/p>\n Se terrete questa memoria nel cuore, dice Ges\u00f9 all’ultima cena, potrete amarvi anche voi allo stesso modo. Il segno di riconoscimento. Essere discepoli di Ges\u00f9 non dipender\u00e0 allora da segni esteriori. Si veda quel bellissimo testo del sec. II-III d.C. che \u00e8 la Lettera a Diogneto: “I cristiani non si differenziano dagli altri uomini n\u00e9 per territorio n\u00e9 per lingua o abiti. Essi non abitano in citt\u00e0 proprie n\u00e9 parlano un linguaggio inusitato; la vita che conducono non ha nulla di strano. Abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano forestieri, ogni terra straniera \u00e8 la loro patria e ogni patria \u00e8 terra straniera. Amano tutti e da tutti sono perseguitati”. Da cosa ci si riconosce allora quando seguiamo il Cristo? Dal “segno” che portiamo, l’essere stati amati dal Cristo, e di conseguenza dal poter amare gli altri, tutti – dice l’antico scritto cristiano. Che cosa dovrebbero vedere i non cristiani in noi? \u00c8 allora a questa domanda che risponde Giovanni.<\/p>\n Nel nostro tempo \u00e8 diventata una domanda nuovamente pressante. Siamo in un contesto di globalizzazione, dove l’offerta religiosa \u00e8 al suo massimo livello: anche il continente europeo, che una volta era cristiano, ha bisogno di una nuova evangelizzazione perch\u00e9 sta perdendo le sue radici cristiane. Il teologo Hans Urs Von Balthasar scriveva una ventina d’anni fa un trattato, Solo l’amore \u00e8 credibile<\/em>, che ben si addice a questo tempo di neo-paganesimo. Vale la pena lasciargli chiudere il nostro commento.<\/p>\n “La prima cosa che deve saltare agli occhi del non cristiano nella fede cristiana \u00e8 il fatto che essa palesemente osa molto, troppo. \u00c8 troppo bello per essere vero: il mistero dell’essere svelato come amore assoluto, che si abbassa a lavare i piedi, anzi le anime delle sue creature e prende su di s\u00e9 tutta la bruttura della colpa, tutto l’odio che si scatena contro Dio e tutte le brutali e feroci accuse scagliate contro di lui, tutto lo scherno dell’incredulit\u00e0 che circonda e ricopre la sua apparizione e manifestazione, tutto il disprezzo che conclude nell’inchiodamento sulla croce la sua incomprensibile discesa fra le creature: tutto egli prende su di s\u00e9, per scolpare dinanzi a se stesso ed al mondo tutta la sua creatura. Questa \u00e8 davvero troppa bont\u00e0”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il vangelo odierno \u00e8 tratto dall’ultimo discorso di Ges\u00f9 trasmessoci da Giovanni. In questo tempo di Pasqua – mentre contempliamo anche noi il Risorto che si lascia vedere dai discepoli – dobbiamo allora tornare un po’ indietro nello sviluppo cronologico del racconto, per recuperare almeno alcuni dati essenziali. 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