{"id":37661,"date":"2015-07-06T18:13:02","date_gmt":"2015-07-06T16:13:02","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=37661"},"modified":"2015-07-08T14:39:06","modified_gmt":"2015-07-08T12:39:06","slug":"il-manuale-degli-apostoli","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-manuale-degli-apostoli\/","title":{"rendered":"Il \u201cmanuale\u201d degli apostoli"},"content":{"rendered":"
Rispondiamo con gratitudine e con qualche trepidazione all\u2019invito fattoci da La Voce<\/em> di condividere le riflessioni sui Vangeli del periodo estivo. A tale tempo spesso si associa una pausa di riposo e distensione, ma non di rado anche l\u2019occasione di studio, di riflessione, di ritiro e preghiera. Un tempo \u201cordinario\u201d quindi, che nella sua \u201cnormalit\u00e0\u201d diviene \u201cstraordinario\u201d, denso e carico di significato poich\u00e9, ogni volta che Dio sceglie l\u2019uomo come strumento attraverso il quale portare la sua Parola, le circostanze in cui ci\u00f2 si realizza sono sempre incredibilmente \u201cnormali\u201d: la chiamata giunge ai pescatori mentre gettano le reti in mare, ai pastori, a chi spigola dietro ai mietitori, a ciascuno di noi nelle ordinarie occupazioni della nostra vita.<\/p>\n Tutta la liturgia della Parola di questa domenica vuole invitarci a saper cogliere l\u2019importanza di scoprire la nostra vocazione missionaria nella ferialit\u00e0 della vita normale. Dopo l\u2019insuccesso sperimentato da Ges\u00f9 nella propria patria, l\u2019evangelista Marco ci narra l\u2019invio dei Dodici in missione. La deludente e fallimentare visita a Nazareth non distoglie Ges\u00f9 dalla sua attivit\u00e0 missionaria; anzi, sembra voler ancor pi\u00f9 intensificare il suo raggio d\u2019azione chiamando i Dodici a collaborare alla sua opera di evangelizzazione. Ci\u00f2 che finora ha fatto lui solo, ora \u00e8 affidato anche alle loro mani e alla loro bocca. Abbiamo qui un inizio, una nuova tappa del cammino di sequela dei Dodici. \u00c8 la prima volta, infatti, che vengono \u201cmandati\u201d ed \u00e8 significativo che solo dopo aver eseguito la loro missione siano designati con il nome di \u201capostoli\u201d. Quando chiama (al v. 7 ricompare, per la seconda volta, lo stesso verbo della prima chiamata, cfr. Mc<\/em> 3,13), Ges\u00f9 lo fa sempre in vista di una missione, la sua \u00e8 sempre una \u201cchiamata per\u201d.<\/p>\n La missione fa intrinsecamente parte della vocazione apostolica, della vocazione della Chiesa, della vocazione di ciascuno di noi. Non \u00e8 qualcosa che si aggiunge in un secondo tempo alla sua struttura costitutiva: ne fa parte sin dall\u2019inizio. Perci\u00f2 Dio sceglie sempre chi vuole, indipendentemente dalle sue qualit\u00e0 umane e spirituali, dalla sua condizione sociale, dal suo livello di preparazione culturale. Ne \u00e8 un esempio il profeta Amos (prima lettura), semplice pastore e raccoglitore di sicomori, che il Signore un bel giorno, senza il minimo preavviso, chiama (anzi \u201cprende\u201d) e manda a profetizzare al suo popolo (Am<\/em> 7,14-15). Anche in questo caso, nel medesimo istante in cui chiama, Dio affida una missione (\u201cVa\u2019!\u201d), senza lasciare al chiamato troppo tempo per meditarci sopra…<\/p>\n Marco \u00e8 l\u2019unico<\/strong> evangelista a riferire che i Dodici sono inviati a due a due. Questo dato rispecchia la prassi della Chiesa primitiva, ma c\u2019\u00e8 qui qualcosa che non \u00e8 estraneo alla natura stessa del messaggio che i missionari devono portare. Essi infatti non annunciano un sistema dottrinale o morale, ma la buona notizia del Regno, la vicinanza e la prossimit\u00e0 di Dio a ogni uomo, la comunione di vita che Egli vuole instaurare con tutti i Suoi figli attraverso il Figlio suo. Per questo \u00e8 importante vivere in prima persona questo messaggio di comunione, per evangelizzare anzitutto con la stessa vita e per rendere pi\u00f9 credibile la Parola che si proclama. Due persone formano gi\u00e0 una piccola comunit\u00e0, uno spazio cio\u00e8 in cui \u00e8 possibile vivere la relazione, la condivisione, il mutuo affetto e l\u2019amore reciproco.<\/p>\n Quando si \u00e8 in due, ci si pu\u00f2 sempre aiutare e sostenere vicendevolmente, e questo semplice fatto dell\u2019andare insieme, a due a due, \u00e8 gi\u00e0 \u201cbuona notizia\u201d per l\u2019uomo di oggi, per ogni nostra famiglia e comunit\u00e0 religiosa e per quanti sono afflitti dalla solitudine e dall\u2019isolamento. Ges\u00f9 raccomanda ai Dodici cosa portare per il viaggio e come debbano comportarsi quando arrivano in un determinato luogo, ma non precisa n\u00e9 dove andare, n\u00e9 cosa dire: c\u2019\u00e8 solo questo andare in coppia, con un potere ricevuto per delega (quello sugli spiriti impuri che, in primo luogo, spetta solo a Ges\u00f9) e un bastone, unico \u201cbagaglio\u201d da avere con s\u00e9. I missionari devono andare \u201cnudi\u201d e \u201cleggeri\u201d, consci di non avere nulla da offrire se non la parola stessa di Ges\u00f9 e il suo potere. Questa povert\u00e0 estrema, questa sobriet\u00e0 radicale che deve caratterizzare la missione, non \u00e8 un aspetto secondario, anzi: ne \u00e8 la condizione indispensabile. Perch\u00e9 il Vangelo si annuncia anzitutto con uno stile di vita connaturale al Vangelo stesso, che insegna ad affidarsi a Dio non confidando in se stessi; che manifesta l\u2019amore privilegiato di Dio per i pi\u00f9 poveri (e quindi predilige anche i mezzi poveri); che spinge ad andare incontro a tutti senza fare discriminazioni di sorta (e quindi ad accettare con gratitudine l\u2019ospitalit\u00e0 di chiunque senza cercarne una migliore).<\/p>\n Su questo la Chiesa e i cristiani di ogni tempo saranno sempre chiamati a confrontarsi e a verificarsi. Il discorso ai missionari si chiude con una nota domestica. Il \u201crimanere in una casa\u201d apre uno squarcio sulla dimensione intima, familiare, quotidiana della vita. La parola evangelica ha bisogno di incarnarsi in primo luogo l\u00ec, nel tessuto pi\u00f9 ordinario dell\u2019esistenza, tra le mura dove nasce e cresce l\u2019amore, dove si imparano a vivere le relazioni, ma dove anche cominciano a sorgere le prime sofferenze, le prime incomprensioni, le prime rotture. \u201cCasa\u201d \u00e8 luogo dove si abita, si dimora; cos\u00ec Dio vuole abitare, prendere dimora in ogni nostra casa, in ciascuna nostra famiglia. Ma questa stessa casa pu\u00f2 diventare luogo di rifiuto, di non accoglienza. Sembra quasi che la parola del Vangelo abbia difficolt\u00e0 a trovare un terreno buono in cui porre radici, tanto \u00e8 sottolineato, nel testo, il rilievo alla chiusura, all\u2019opposizione.<\/p>\n Il rifiuto \u00e8 messo in preventivo fin dall\u2019inizio. Ma questo non deve scoraggiare il discepolo (non \u00e8 stato cos\u00ec anche per Ges\u00f9?): egli deve solo portare a termine, con tutto l\u2019impegno possibile, il compito affidatogli, lasciando poi a Dio il risultato. Nella certezza che la Parola di Dio possiede una forza e un\u2019efficacia che le permetteranno comunque di portare frutto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Rispondiamo con gratitudine e con qualche trepidazione all\u2019invito fattoci da La Voce di condividere le riflessioni sui Vangeli del periodo estivo. A tale tempo spesso si associa una pausa di riposo e distensione, ma non di rado anche l\u2019occasione di studio, di riflessione, di ritiro e preghiera. 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