{"id":3763,"date":"2004-04-30T00:00:00","date_gmt":"2004-04-30T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3763"},"modified":"2021-12-02T19:02:57","modified_gmt":"2021-12-02T17:02:57","slug":"giornata-della-solidarieta-del-iaggio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/giornata-della-solidarieta-del-iaggio\/","title":{"rendered":"Giornata della Solidariet\u00e0 del I’aggio"},"content":{"rendered":"
Si \u00e8 tenuta marted\u00ec 27 aprile a Santa Tecla di Assisi la Conferenza episcopale umbra, presieduta dall’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti. Nel corso dei suoi lavori \u00e8 stato presentato da mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, il documento della Consulta regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Ceu, redatto in occasione del 1’maggio, Giornata della solidariet\u00e0 dedicata al tema “Flessibilit\u00e0 e precariet\u00e0 del lavoro oggi”. Segue il testo integrale del documento. “Le Chiese che sono in Umbria celebrano la Giornata della Solidariet\u00e0 del 1’maggio 2004 unendosi in modo particolare ai lavoratori. Stiamo in un momento difficile, basti pensare alla minaccia del terrorismo, alla guerra in Iraq, alle tensioni in Terra Santa, senza considerare le altre guerre di cui nessuno parla. L’illusoria speranza di chi crede di regolare con l’uso della forza i rapporti tra i popoli, non solo porta verso un futuro incerto, ma determina anche una situazione di precariet\u00e0 economica e produttiva che rende difficile la stabilit\u00e0 e la competitivit\u00e0 delle aziende e la stessa vita dei singoli e delle famiglie. Non possiamo rassegnarci ad un mondo che sembra aver perso la speranza per un futuro pacifico e solidale. C’\u00e8 bisogno dell’impegno di tutti per difendere la pace e per istaurarla. La stessa lotta al terrorismo, se per un verso richiede l’uso delle armi, per l’altro verso, ben pi\u00f9 ampio, comporta un impegno prioritario per affermare nel mondo la solidariet\u00e0 e la giustizia sociale. Lo stesso conflitto israelo-palestinese, che si protrae da oltre 50 anni, richiede che si spezzi l’infernale catena dell’odio, della vendetta e della ritorsione per affrontare ricreare con decisione le premesse per un negoziato giusto che porti alla convivenza tra i due popoli. E’ inoltre necessario che la comunit\u00e0 internazionale, attraverso il rafforzamento dell’ONU, percorra nuove vie per un ordine internazionale e per una pace fondata sui 4 pilastri indicati da Giovanni XXIII nella Pacem in terris: la verit\u00e0, la giustizia, l’amore e la libert\u00e0. Nel contempo l’attuale complessa congiuntura economica internazionale esige una migliore imprenditorialit\u00e0 e una pi\u00f9 incisiva concertazione tra istituzioni e parti sociali. Ci\u00f2 che pi\u00f9 preoccupa \u00e8 l’emergere degli aspetti di precariet\u00e0, finora poco avvertiti, che mettono in difficolt\u00e0 le aspirazioni e il futuro di migliaia di persone e di famiglie. Le vie per far fronte ai fenomeni di polverizzazione, di trasformazione e ristrutturazione delle aziende, anche di rischio di chiusura di grandi complessi, non sono semplici n\u00e9 facili. Come Comunit\u00e0 cristiane dell’Umbria abbiamo offerto il nostro sostegno nei momenti di particolari difficolt\u00e0, come nei casi del Magnetico di Terni e del settore della tabacchicoltura. Ci stanno a cuore le vicende dei lavoratori e delle rispettive famiglie che hanno diritto ad una loro serenit\u00e0. In particolare ci sta a cuore il domani di tanti giovani. In Umbria su 18.000 persone in cerca di occupazione, il 21% sono giovani. Preponderante \u00e8 la fascia d’et\u00e0 tra i 25 e i 34 anni. Il 59,7% sono disoccupati di lunga durata di cui il 46,9% sono diplomati e il 18,8% sono laureati. I dati attestano che sta aumentando il tempo medio di ricerca del lavoro. Le azioni delle istituzioni competenti e delle parti sociali vanno compiute attraverso percorsi possibili. Ci permettiamo di porre l’accento su tre punti: 1. Ogni persona ha bisogno di riferimenti e di stabilit\u00e0 per costruire il proprio futuro degno. Siamo convinti che l’avanzamento nella modernit\u00e0 del lavoro si misura sulla tutela che la societ\u00e0 riesce ad offrire ad ogni lavoratore, ivi compresi quelli costretti a prendere il primo lavoro che capita. Pensiamo ai giovani, alle donne, alle persone che non hanno in s\u00e9 sufficienti risorse o capacit\u00e0 per “stare sul mercato”, pensiamo agli extracomunitari. Non vanno dimenticati i riflessi che i vari modi di lavorare hanno sulla famiglia. Mentre ci preoccupiamo di esortare i giovani a costruire una famiglia, superando quella pigrizia che fa restare a casa dei genitori. Incoraggiamo un’azione educativa e sosteniamo la fedelt\u00e0 alle scelte compiute. La trasmissione di questi e di altri valori richiede in s\u00e9 prospettive, anche lavorative, di lunga durata. 2. La flessibilit\u00e0 pu\u00f2 essere significativa in alcune situazioni, soprattutto quando \u00e8 libera e concordata. Occorre impegnarsi a far emergere anche gli aspetti positivi della flessibilit\u00e0. Essa, infatti, pu\u00f2 stimolare le persone a scegliere, a misurarsi con le proprie possibilit\u00e0. E pu\u00f2 essere anche benefica se i diversi profili di lavoro si sostengono con indicazioni competenti, corsi e sbocchi programmati, collaborazione di enti, istituzioni, sindacati e scuole adatte al reinserimento. La flessibilit\u00e0 pu\u00f2 sviluppare cos\u00ec risorse e allenare alla ricerca di una collocazione confacente alle proprie attese. 3. Temiamo che oggi, in non pochi casi, tale flessibilit\u00e0 venga imposta come ricatto, pena l’espulsione che si traduce in precariet\u00e0. Occorre perci\u00f2 evitare gli aspetti negativi della flessibilit\u00e0, ossia quelli senza regole, che generano precariet\u00e0 sempre pi\u00f9 diffuse, con la mancanza di strutture a sostegno di chi non \u00e8 attrezzato intellettualmente. Tutto ci\u00f2 suppone una domanda di fondo: quale modello di societ\u00e0 si vuole proporre? Si parla ormai comunemente di globalizzazione. Ma se la conclusione a cui si arriva si misura in precariet\u00e0, diffidenza e individualismo senza prospettive, allora la costruzione di questo nuovo modello di societ\u00e0 ha qualcosa in s\u00e9 di sbagliato. La nostra societ\u00e0 invece ha bisogno di progettualit\u00e0 e di interventi capaci di nuove prospettive e nuovi sistemi. Non bisogna cedere al pessimismo o alla rassegnazione; \u00e8 piuttosto necessario che si uniscano tutte le forze per trovare soluzioni all’altezza dei tempi. Facciamo quindi appello a tutti. In primo luogo alle istituzioni perch\u00e9 si impegnino per il lavoro: nella flessibilit\u00e0 ormai dilagante, sia accompagnato da attenzioni alle tutele, alle previdenze, in particolare di tutti i lavori atipici che si stanno moltiplicando, ad una legislazione che valorizzi la flessibilit\u00e0 quando \u00e8 di reciproco aiuto tra imprenditore e lavoratore. Vanno previsti dispositivi di reinserimento, impegno per la formazione professionale, strumenti di approfondimento che permettano itinerari con sbocchi aperti verso una maggiore progettualit\u00e0. Invitiamo gli imprenditori ad un maggiore coraggio nell’affrontare questo tempo, con intelligenza, creativit\u00e0 e competenza. Quando le difficolt\u00e0 relative alla gestione dell’azienda vengono affrontate con responsabilit\u00e0, spesso si \u00e8 capaci di rinnovarsi. Certamente non \u00e8 possibile questo cambiamento senza la collaborazione e l’apporto responsabile dei lavoratori con cui, insieme, si potr\u00e0 costruire proposte e soluzioni nuove, soprattutto per le esigenze di qualit\u00e0 che il mercato continuamente richiede. Ai sindacati chiediamo di mantenere alto il proprio impegno. Come ha mantenuto fede, negli anni passati, alla garanzia dei diritti della persona, pur nelle difficolt\u00e0 attuali, ritrovi oggi la forza e l’unit\u00e0 per cercare e sostenere forme di stabilit\u00e0 che non travolgano il mondo del lavoro. L’individualismo porta alla solitudine e porta alla debolezza di tutti anche se qualcuno pensa di potersi salvare da solo. Il farsi carico dei problemi e della sofferenza dei lavoratori come delle realt\u00e0 deboli e degli extracomunitari, \u00e8 importante in una societ\u00e0 che si sfilaccia nella partecipazione sociale. L’invito \u00e8 rivolto anche ai lavoratori e alle lavoratrici perch\u00e9 non abbiano paura dei cambiamenti, siano invece attenti e pronti a partecipare ad un comune impegno senza demonizzare il futuro e senza acquietarsi in una solitudine che rimanda a individualismi ciechi sulle sofferenze degli altri. La storia dei lavoratori ha insegnato che la partecipazione crea solidariet\u00e0 forti. Esse fanno superare debolezze e fanno camminare il mondo del lavoro e la societ\u00e0 verso traguardi pi\u00f9 alti”. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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