{"id":3736,"date":"2004-04-09T00:00:00","date_gmt":"2004-04-09T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3736"},"modified":"2004-04-09T00:00:00","modified_gmt":"2004-04-09T00:00:00","slug":"resurrezione-come-resistenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/resurrezione-come-resistenza\/","title":{"rendered":"Resurrezione come resistenza"},"content":{"rendered":"
la resistenza contro la violenza e l’ingiustizia, che nascono dalla violazione di quel codice etico che sta alla base della nostra civilt\u00e0, quella delle “dieci parole”, dei “comandamenti di Dio”. Cristo risorge, sconfiggendo la sofferenza e la morte ostinatamente perpetrate dall’uomo. \u00c8 la resistenza contro la scaturigine interiore di quella sofferenza e di quella ingiustizia, e cio\u00e8 il peccato, l’arrogante volont\u00e0 di contrapporsi al progetto di Dio. Cristo \u00e8 risuscitato da morte per la potenza dello Spirito, proprio perch\u00e9 ha realizzato il progetto del Padre, obbedendo (Dio solo sa con quanta fatica!) alla sua imperscrutabile volont\u00e0 e dando l’estrema testimonianza di amore verso ciascuno di noi con l’offerta della sua vita (si pu\u00f2 dare qualcosa di pi\u00f9 grande della vita?), ed anzi con l’offerta del perdono a chi lo stava assassinando consapevolmente. \u00c8 la resistenza contro le concause e le concomitanze esteriori di quella sofferenza e di quella ingiustizia, e cio\u00e8 tutte le trame preparatorie dell’olocausto. I suoi nemici gliel’hanno volutamente tirata in tutti i modi, cercando di prenderlo in fallo nei suoi discorsi, di contrapporsi platealmente ai suoi gesti di solidariet\u00e0 con i poveri e i malati (il paralitico guarito di sabato, il cieco nato, l’uomo dalla mano rattrappita…), di contestargli testardamente la sua opposizione ad abitudini sociali e culturali inveterate e cervellotiche (certe interpretazioni del sabato, del puro e dell’impuro, la lapidazione delle donne adultere, il pagamento delle tasse al potere politico, il mercato del sacro, la lettura d’una sofferenza come punizione divina per peccati non commessi e non conosciuti, e cos\u00ec via). \u00c8 vero: i suoi nemici alla fine l’hanno spuntata e l’hanno confitto in croce, sghignazzandogli poi in faccia: “Scendi gi\u00f9 dalla croce e ti crederanno!”. La resurrezione significa che in realt\u00e0 il vincitore \u00e8 Lui che non ha indietreggiato d’un millimetro dalle sue posizioni, e che i perdenti sono gli altri, i quali pensavano d’averlo finalmente sotterrato sotto una coltre di ridicolo e di vergogna, tanto d’essere riusciti a convincere i suoi stessi beneficati a urlare nel pretorio di Pilato: “Ammazza questo santone, e ridacci libero quel galantuomo di Barabba!”. Quante cose ci dice quel Crocifisso! Solo chi ha la coscienza inquieta preferisce non averlo dinanzi agli occhi in nome d’una singolare libert\u00e0 di coscienza (e chi la nega?). Ed invece \u00e8 proprio in nome di quel Cristo in croce, il quale allarga le sue braccia verso tutti, che il credente rispetta, aiuta, ama il diverso da s\u00e9. Ed \u00e8 proprio in nome di quel Cristo in croce che il credente ritrova il coraggio e la forza interiore per resistere non solo al peccato, ma anche alle trame e alle strutture di peccato (istituzioni, leggi, comportamenti e quant’altro), che distruggono di fatto la dignit\u00e0 dell’uomo e della donna, della famiglia e dei figli che sbocciano alla vita, dei poveri d’ogni specie che faticano ad assaporare il dono dell’esistenza. Dopo la resurrezione di Cristo \u00e8 doveroso non solo sopportare, ma anche resistere dinanzi ad ogni mistificazione della Verit\u00e0.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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