{"id":3680,"date":"2004-03-12T00:00:00","date_gmt":"2004-03-11T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3680"},"modified":"2015-07-16T16:09:30","modified_gmt":"2015-07-16T14:09:30","slug":"facciamo-qualcosa-per-chi-non-ha-piu-niente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/facciamo-qualcosa-per-chi-non-ha-piu-niente\/","title":{"rendered":"Facciamo qualcosa per chi non ha pi\u00f9 niente"},"content":{"rendered":"

La Voce ha raggiunto telefonicamente l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana a Gerusalemme. \u00c8 la sera dell’8 marzo scorso. Il Monsignore, che \u00e8 in missione con una delegazione di umbri, guarda dalla stanza che gli \u00e8 stata assegnata la citt\u00e0 di Gerusalemme calata in una calma apparente, sempre pronta ad essere squarciata da un momento all’altro. In Terra Santa \u00e8 andato ad accendere la fiaccola della pace di San Benedetto. Arcivescovo Fontana, perch\u00e9 \u00e8 andato a Gerusalemme? “Per rilanciare la speranza fra questa gente, con la determinazione dei cristiani. Ieri siamo stati a Betlemme ad accendere la fiaccola della pace di San Benedetto, nel luogo stesso dove Ges\u00f9 \u00e8 nato. Ma non abbiamo voluto accendere una fiaccola fatta di gesti materiali e di espressioni esteriori. Siamo voluti andare nella grotta della Nativit\u00e0 a riaccendere il coraggio, a riprenderci la voglia di ridire pace per Gerusalemme e per questa terra. A voce alta”. Un’immagine di questi primi giorni di missione che le \u00e8 rimasta impressa…”A Gerico abbiamo incontrato alcuni bambini palestinesi. Dopo aver superato, con qualche difficolt\u00e0, due posti di blocco dei militari israeliani, mi sono fatto tradurre dal nostro accompagnatore – che non riusciva ad entrare a Gerico da tre anni a causa del conflitto israelo-palestinese – le loro parole, i loro pensieri, le loro preoccupazioni e le loro speranze. Voglio tornare dai nostri bambini dell’Umbria con una testimonianza importante, per progettare insieme qualcosa di molto concreto per questi loro coetanei che sopravvivono in una situazione che non \u00e8 da bambini. Sono scalzi, sono nel fango. Ci hanno raccontato della loro scuola e sono rimasti molto incuriositi del fatto che c’erano delle persone venute da lontano per incontrare la loro gente”. Cosa possiamo fare per loro? “L’Umbria pu\u00f2 far molto per loro e, insieme, anche per se stessa. Noi vogliamo tornare a casa ribadendo ancora una volta che la terra umbra \u00e8 terra di pace e che la sua scelta di fondo \u00e8 quella di san Benedetto e di san Francesco, che rilanceranno la pace in Terra Santa e nei nostri cuori. Noi vogliamo riaccendere il coraggio in questa gente e in noi, questa \u00e8 la nostra missione qui e in Umbria: lo abbiamo detto, lo stiamo dicendo e lo diremo a tutti quelli che incontreremo. Noi testimonieremo che non possiamo pi\u00f9 lavarci le mani di fronte a chi, quaggi\u00f9, non ha pi\u00f9 niente. Ti salta immediatamente agli occhi, con stridore, la terra stessa dei palestinesi, che \u00e8 povera e misera e questo assurdo muro che divide e la paura che si tocca con mano…”.La paura degli attentati \u00e8 ormai paura di vivere a 360 gradi? “Stasera (l’intervista \u00e8 dell’8 marzo scorso, ndr) \u00e8 Purim, che per gli ebrei \u00e8 il giorno di Carnevale. Festa grande, insomma. Eppure c’\u00e8 questa vena di terrore che ti attraversa le ossa e il sangue e senti la gente che ti dice ‘la nostra citt\u00e0 \u00e8 bella, ma non andate per le strade’. E Gerusalemme bella lo \u00e8 davvero. Noi siamo la gente di Ges\u00f9 Cristo, non di Ponzio Pilato e invece stiamo da tempo lavandoci le mani di questa situazione; alle nostre orecchie, quando ascoltiamo i telegiornali o la radio, tutto questo dramma \u00e8 diventato una triste routine…”.Che fare? “Quando siamo saliti sulla spianata del Tempio, davanti al muro occidentale, abbiamo pregato affinch\u00e9 israeliani e palestinesi ritrovino al pi\u00f9 presto la via del perdono e della riconciliazione. Ma per aiutarli a far questo serve qualcosa anche da parte nostra. Non va bene demandare solo a Dio tutto questo, dobbiamo impegnarci fortemente. Al nostro ritorno in Umbria, noi vogliamo fare eco. La cosa pi\u00f9 bella che ho notato nella delegazione che mi accompagna \u00e8 che c’\u00e8 una gran voglia di aiutare questa gente, di fare piccoli progetti per sostenere, ad esempio, i loro servizi sanitari, ridotti ormai al lumicino. Al pi\u00f9 presto ritorneremo qui, a Gerusalemme, con un progetto davvero grintoso. Stiamo maturando questa idea con il patriarca latino Michel Sabbah, primo referente della Chiesa in Terra Santa; poi ci consulteremo con la nostra Caritas di Spoleto-Norcia e con la nostra commissione Giustizia e Pace per realizzare un’iniziativa che aiuti davvero la fascia di popolazione pi\u00f9 bisognosa”. Nella sua delegazione ci sono sette giovani umbri. Che ruolo avranno al loro ritorno? “Loro sono gli ambasciatori di tutti i ragazzi dell’Umbria e verranno con me dal Papa, il prossimo 17 marzo. Sono loro che grideranno, con la loro testimonianza, l’impellente necessit\u00e0 di riaccendere con gesti concreti la pace oggi simbolizzata dalla fiaccola di San Benedetto. C’\u00e8 una parola del Vangelo che mi tocca molto ed \u00e8: “ditelo sopra i tetti”. Lo far\u00f2 e lo faranno, pensando a questi tetti e a queste mura silenti di Solimano il Magnifico che ora, in questa sera tranquilla, abbiamo di fronte e che ci restituiscono la preziosa immagine di una Gerusalemme, incantata e bella. In pace”. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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