{"id":3341,"date":"2003-09-12T00:00:00","date_gmt":"2003-09-12T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3341"},"modified":"2021-03-26T16:54:01","modified_gmt":"2021-03-26T14:54:01","slug":"radici-cristiane-delleuropa-1-lintervento-di-mario-tosti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/radici-cristiane-delleuropa-1-lintervento-di-mario-tosti\/","title":{"rendered":"Radici cristiane dell’Europa \/ 1 L’intervento di Mario Tosti"},"content":{"rendered":"

L’elaborazione del progetto di ‘Costituzione europea’ ha riproposto, con forza, il problema dei valori di fondo cui il Vecchio Continente dovr\u00e0 richiamarsi; valori che certo fanno riferimento a ispirazioni diverse e non riconducibili a un unico denominatore comune, ma che non possono prescindere dalla tradizione cristiana. Il problema presenta una forte complessit\u00e0 che, purtroppo, almeno nel dibattito italiano, viene spesso semplificata e caricata di ambiguit\u00e0, utile solo ad alimentare interessi di parte. A volte sembra che il tema della menzione o non menzione ‘di Dio’ nella Costituzione europea sia una battaglia ideale tra credenti e non credenti, altre volte si tenta di affermare l’importanza del cristianesimo nella identit\u00e0 e radici dell’Europa in una prospettiva che ha come fine di identificare strettamente cristianesimo ed Europa contro le altre religioni, in particolare contro gli immigrati islamici. Nel primo caso siamo evidentemente in un contesto assolutamente estraneo all’orizzonte di una Costituzione, che non pu\u00f2 essere il terreno di scontro tra laicisti e spiriti credenti e religiosi; dall’altra siamo di fronte a una ripugnante strumentalizzazione che nello spirito appare anche profondamente antievangelica. La vicenda del continente europeo, nella sua millenaria storia, \u00e8 venuta costituendosi in una pluralit\u00e0 di culture; un’Europa plurale, che ha conosciuto tuttavia nel cristianesimo il momento pi\u00f9 alto di mediazione culturale. Il richiamo alle radici cristiane non pu\u00f2 esaurirsi in un formale riferimento nell’articolato della nuova Costituzione, deve invece ispirare una visione della societ\u00e0 e dello Stato che metta al centro la persona, la famiglia, i corpi intermedi della societ\u00e0. Democrazia, pluralismo, diritti umani, solidariet\u00e0 ‘ cio\u00e8 valori fissati nei trattati europei e che tutti gli Stati che vogliono accedere all’Unione devono rispettare – affondano le loro radici nell’ispirazione personalistica. Oggi viviamo in una societ\u00e0 frammentata, divisa, nella quale non sembra pi\u00f9 esserci un comune senso religioso, e nella quale, a un certo punto, un credo civile comune, un minimo di valori civili comuni condivisi, sui quali fondare la convivenza e sui quali radicare le regole del gioco, appare quantomeno necessario. Credo che ancora attuale sia quella lezione di Maritain ne L’uomo e lo Stato, relativa proprio alla funzione delle Costituzioni nelle societ\u00e0 pluralistiche. Le istituzioni, gli ordinamenti, lo Stato, devono essere sempre al servizio della persona; un concetto determinante nel progetto per la nuova Europa che dovrebbe, in fondo, incassare la disponibilit\u00e0 degli Stati nazionali, rivelatisi incapaci nel corso del secolo precedente a difendere tali valori ‘ pensiamo ai vari totalitarismi e ai conseguenti genocidi – a cedere a istituzioni superiori e comuni una quota della propria sovranit\u00e0. Le radici cristiane, con le loro implicazioni personalistiche e democratiche, e la disponibilit\u00e0 degli Stati nazionali a cedere sovranit\u00e0 appaiono due degli elementi fondanti l’identit\u00e0 della Nuova Europa; in questo contesto, la questione del riferimento o non riferimento ‘a Dio’ nella Costituzione appare, a mio avviso, ambigua e compromettente: il rischio cio\u00e8 \u00e8 di nominare Dio invano. Il regime di cristianit\u00e0 che ha caratterizzato la storia dell’Europa \u00e8 tramontato; riconoscere l’importanza del cristianesimo nelle radici dell’Europa non significa inseguire progetti di nostalgia, rincorrere prospettive di ritorno alla ‘cristianit\u00e0 medievale’, non pi\u00f9 realizzabili. La storia dell’Europa, a partire dalla frattura religiosa del Cinquecento, allorch\u00e9 appunto si pass\u00f2 ad opera di Lutero e degli altri riformatori, dall’Europa cristiana del Medioevo alle Chiese cristiane dell’et\u00e0 moderna, \u00e8 l\u00ec a insegnarci che non sono state le istituzioni politiche e religiose a ispirarsi al Vangelo, come attestano le guerre di religione, le persecuzioni, le violenze e le oppressioni, bens\u00ec spesso i singoli e le comunit\u00e0 hanno avuto un ruolo determinante nel tramandare i valori fondamentali dell’ispirazione cristiana. Penso, per esempio, alla possente figura di Erasmo da Rotterdam e al suo progetto di umanesimo cristiano che esaltava i valori universali di concordia, di civilt\u00e0, che trovarono coronamento nell’ideale di tolleranza; penso agli eretici italiani Fausto e Lelio Socini, sostenitori del libero arbitrio, della tolleranza religiosa e fautori di un forte rigore etico e morale nella vita sociale, penso, infine, alla figura di Ludovico Antonio Muratori e al suo tentativo, nel secolo dei Lumi, di affermare metodi razionali nella pratica religiosa attraverso la promozione di una ‘regolata devozione’. Questa ricca eredit\u00e0 non va dispersa, va anzi ricordata con fierezza, ma \u00e8 giustificata solo dalle azioni e dalle opere, talvolta umili, che la fede ha ispirato a innumerabili testimoni. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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