{"id":3328,"date":"2003-09-05T00:00:00","date_gmt":"2003-09-05T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3328"},"modified":"2015-07-01T11:16:57","modified_gmt":"2015-07-01T09:16:57","slug":"commento-al-vangelo-a-cura-di-mons-vincenzo-paglia-vescovo-di-terni-narni-amelia-16","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/commento-al-vangelo-a-cura-di-mons-vincenzo-paglia-vescovo-di-terni-narni-amelia-16\/","title":{"rendered":"Effat\u00e0 – Apriti!"},"content":{"rendered":"
L’episodio della guarigione del sordomuto ci coglie mentre riprendiamo la nostra vita ordinaria. In verit\u00e0, potremmo anche dire che questo brano ci ha incontrato sin dal giorno del battesimo, quando il sacerdote fece su di noi esattamente quello che Ges\u00f9 compie sul sordomuto. Toccandoci le orecchie e la bocca, il sacerdote disse: “Il Signore ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede”. Fin dall’inizio della nostra vita “quando \u00e8 ancora impossibile ascoltare parole” ci viene comunque detto che l’ascolto della Parola \u00e8 la nostra salvezza. Senza dubbio l’episodio evangelico riportato da Marco assume un valore simbolico per l’intero anno che ci sta davanti, oltre che per l’intera vita. Ges\u00f9 si trova nella regione pagana di Tiro (la Decapoli).<\/p>\n
Operare in quella terra il miracolo significa l’apertura universale del Vangelo: ogni uomo e ogni donna, ovunque essi abitino e a qualunque cultura appartengano, possono essere raggiunti dalla Parola di Dio e toccati dalla Sua misericordia. Marco parla di un sordomuto o meglio di un uomo affetto da grave balbuzie (la guarigione infatti consister\u00e0 nel parlare correttamente), il quale viene condotto davanti a Ges\u00f9 per essere guarito. Ges\u00f9 lo porta in disparte, lontano dalla folla, quasi a sottolineare la necessit\u00e0 di un rapporto personale diretto, intimo, tra lui e il malato. I miracoli, infatti, a differenza di quel che superficialmente si crede, non avvengono in un clima di esaltazione e di magia, ma nell’ambito di un’amicizia profonda e fiduciosa in Dio. Ges\u00f9 conduce in disparte quell’uomo e, seguendo un’antica consuetudine, gli pone le dita sugli occhi e poi con la saliva gli tocca la lingua. Scocca come una corrente di amore mentre Ges\u00f9 tiene le mani di quel malato. Accade sempre cos\u00ec quando si tengono le mani ai malati, quando si sostengono le braccia di chi \u00e8 debole, quando si \u00e8 vicini con amore e affetto a chi \u00e8 solo e bisognoso di aiuto. Ges\u00f9, amico degli uomini, soprattutto dei deboli, guarda con affetto e con misericordia quell’uomo. Forse pensava anche a questo episodio l’apostolo Giacomo quando nella sua lettera esorta i cristiani ad avere un’attenzione prioritaria ai poveri e ai deboli.<\/p>\n
\u00c8\u00a0vero che Dio non fa preferenze di persone. Ma \u00e8 altrettanto vero che il suo cuore \u00e8 come sbilanciato verso i poveri e i deboli. Questi ultimi sono i primi nel Vangelo. Cos\u00ec deve essere per ogni credente e per ogni comunit\u00e0 cristiana. Ges\u00f9 ha accolto quel sordomuto. E sta con lui, in disparte. Forse gli parla; poi alza gli occhi al cielo, verso il Padre, come per presentargli quel povero sordomuto ed emette un profondo sospiro. \u00c8\u00a0la preghiera di Ges\u00f9. In essa egli unisce l’intercessione a Dio che tutto pu\u00f2 con la profonda commozione per quell’uomo malato, bisognoso di salvezza. Cos\u00ec aveva fatto anche prima della moltiplicazione dei pani, quando si commosse sulla folla stanca e sfinita e poi “alz\u00f2 gli occhi al cielo” (Mc<\/em> 6, 41). Ges\u00f9 sente un sussulto nel petto, una forza che viene da dentro, e dice al sordomuto: “Effat\u00e0!”, ossia “Apriti!” \u00c8\u00a0una sola parola, ma sgorgata da un cuore pieno dell’amore di Dio.<\/p>\n “Subito – nota l’evangelista – si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Tornano in mente le parole rivolte a Ges\u00f9 dal centurione: “Signore, d\u00ec soltanto una parola e il mio servo sar\u00e0 guarito” (Mt<\/em> 8, 8). E riecheggia la forte esortazione di Isaia al popolo d’Israele schiavo in Babilonia: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete! Ecco il vostro Dio viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi e si schiuderanno gli orecchi ai sordi”. Quel giorno, in quell’angolo sperduto dell’attuale Libano del Sud, “Dio era venuto a salvare” quell’uomo dalla sua malattia. La forza di Dio per\u00f2 non si manifestava con clamore e strepito. Ci fu solo “una” parola. S\u00ec, perch\u00e9 delle parole evangeliche ne basta una sola per cambiare l’uomo, per trasformare la vita; quel che conta \u00e8 che sgorghi da un cuore appassionato come quello di Ges\u00f9 e che sia accolta da un cuore bisognoso come quello del sordomuto.<\/p>\n Ges\u00f9, potremmo dire, non si rivolge all’orecchio e alla bocca ma all’uomo intero, all’intera persona. E al sordomuto, non al suo orecchio, che dice: “Apriti!”. Ed, infatti, \u00e8 l’uomo intero che guarisce “aprendosi” a Dio e al mondo. Il miracolo, tuttavia, si realizza come in due tappe. Anzitutto Ges\u00f9 tocca le orecchie: \u00e8 necessario che l’uomo si “apra” all’ascolto della Parola di Dio poi, ed \u00e8 la seconda tappa, tocca la lingua: quell’uomo, dopo aver ascoltato, pu\u00f2 parlare correttamente. S\u00ec, c’\u00e8 un legame stretto tra ascolto della parola e capacit\u00e0 di comunicare. Chi non ascolta resta muto, anche nella fede. Spesso, in questo anno, commentando le Scritture, ci siamo fermati a riflettere sulla decisivit\u00e0 dell’ascolto della Parola di Dio per il credente. Questo miracolo ci fa riflettere sul legame che c’\u00e8 tra le nostre parole e la Parola di Dio.<\/p>\n Spesso noi non poniamo sufficiente attenzione al peso che hanno le nostre parole, al valore che ha il nostro stesso linguaggio. Eppure attraverso di esso esprimiamo noi stessi molto pi\u00f9 di quanto crediamo. E non di rado sprechiamo le nostre parole o, peggio, le usiamo male. Il miracolo che ci \u00e8 stato annunciato non riguarda tanto il ridare la parola, quanto il far parlare correttamente. Potremmo dire che ci troviamo di fronte al miracolo del parlare bene, alla guarigione da un parlare diviso e cattivo, come Giacomo stigmatizza. E chi di noi non deve chiedere al Signore di liberarlo da un parlare troppo scorretto, talora persino violento e cattivo, bugiardo e malevolo? Spesso, troppo spesso, dimentichiamo la forza costruttrice o distruttrice della nostra lingua.<\/p>\n \u00c8\u00a0necessario perci\u00f2 anzitutto ascoltare la “Parola” di Dio perch\u00e9 essa purifichi e fecondi le nostre “parole”, il nostro linguaggio, il nostro stesso modo di esprimerci. Per i cristiani si tratta di una responsabilit\u00e0 gravissima, perch\u00e9 l’unico modo che abbiamo di compiere la missione evangelizzatrice \u00e8 attraverso il bagaglio delle nostre “parole”. Sono povere, ma incredibilmente efficaci; possono trasportare le montagne, se riflettono la Parola. Le nostre parole hanno una importanza terribile. Ges\u00f9 dice: “Nel giorno del giudizio gli uomini dovranno rendere ragione di ogni parola inutile da essi detta; poich\u00e9 sulle tue parole tu sarai giustificato e sulle tue parole tu sarai condannato” (Mt<\/em> 12 37). La guarigione del sordomuto diviene emblematica mentre riprendiamo il nostro normale lavoro, perch\u00e9 ci indica che dobbiamo anzitutto ascoltare Dio e poi comunicare agli uomini il suo amore.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" L’episodio della guarigione del sordomuto ci coglie mentre riprendiamo la nostra vita ordinaria. In verit\u00e0, potremmo anche dire che questo brano ci ha incontrato sin dal giorno del battesimo, quando il sacerdote fece su di noi esattamente quello che Ges\u00f9 compie sul sordomuto. 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