Il Consiglio dei ministri ha approvato, un mese fa, il decreto legislativo di attuazione della legge Biagi, che riforma il mercato del lavoro. La legge n. 30, meglio conosciuta appunto come “Legge Marco Biagi”, il giuslavorista ucciso dalle Br, vuole distribuire lavoro sul pi\u00f9 alto numero possibile di persone attraverso la realizzazione di un sistema di servizi pubblici e privati, prevedendo anche l’introduzione di nuove tipologie di contratti di lavoro con l’obiettivo di promuovere un lavoro regolare e non precario e di fornire le tutele effettive. Tuttavia “La riforma Biagi” \u00e8 l’ultima tappa, in senso cronologico, di un percorso gi\u00e0 iniziato con il Decreto Legislativo n.469 del 1997, in cui c’era stato il passaggio dai vecchi uffici di collocamento ai nuovi “centri per l’impiego”, cio\u00e8 il passaggio da una struttura burocratica, che si limitava a registrare solo il numero dei disoccupati e l’assunzione o la cessazione di lavoro, a moderni servizi che favoriscono sia l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e sia la promozione dell’occupazione. Maria Pia Bruscolotti, assessore al lavoro, formazione professionale e pubblica istruzione della Provincia di Perugia, presenta la situazione in Umbria, proprio a partire dai centri per l’mpiego, aggiungendo che con la Legge regionale del novembre 1998 n.41, la Regione ha definito il trasferimento delle competenze, per la gestione dei servizi per l’impiego, dalla Regione alle Province. E, con solo queste riforme, attualmente i centri per l’impiego trovano lavoro al 20% delle persone avviate, mentre i vecchi uffici di collocamento, in Umbria, riuscivano ad incidere sugli avviamenti solo per un 2%.La Legge n.30 approfondisce, inoltre, alcuni punti essenziali per il mondo del lavoro gi\u00e0 presenti nel Decreto Legislativo del 19 dicembre 2002 n. 297. Qui erano previsti: una maggiore flessibilit\u00e0 ai contratti di lavoro, il servizio di incrocio domanda e offerta di lavoro aperto anche al sistema privatistico e la scomparsa delle graduatorie di disoccupazione. La legge Biagi, commenta la Bruscolotti, apre molto alla flessibilit\u00e0, che per\u00f2, senza aver previsto anche gli ammortizzatori sociali, rischia di ridurre il costo del lavoro per l’azienda, ma rischia soprattutto di causare ancora pi\u00f9 precariet\u00e0 tra i giovani perch\u00e9 non danno la sicurezza nel futuro. Il governo centrale, aggiunge l’assessore, dovr\u00e0 regolamentare meglio questa flessibilit\u00e0, per facilitare s\u00ec l’inserimento nel mondo del lavoro ma anche una prospettiva di stabilizzazione, senza trascurarel’emergenza dei lavoratori anziani, ancora attivi ma espulsi dal mercato del lavoro, che rischiano di entrare nel sommerso. I tipi di contratto previsti nella “legge Biagi”Lavoro intermittente: prevede tempi di lavoro certi o incerti durante i quali la persona, se si pone a disposizione, riceve un’ indennit\u00e0 di disponibilit\u00e0 ed il solo pagamento delle ore effettivamente lavorate.Lavoro a coppia: consente a due o pi\u00f9 persone di garantire insieme una prestazione di lavoro, distribuendosi liberamente settimane, giornate o parti della giornata di lavoro. Lavoro a progetto: sostituisce le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.), tutti i nuovi contratti saranno a termine e dovranno far riferimento ad uno specifico progetto o fase dello stesso. Il progetto dovr\u00e0 essere descritto in fase contrattuale. Lavoro occasionale: non pu\u00f2 avere durata complessiva superiore a trenta giorni nel corso dell’anno n\u00e9 ricevere un compenso superiore a 5.000 euro con lo stesso committente. Contratto di apprendistato: consente ai giovani fino ai 29 anni il conseguimento di specifiche qualificazioni anche attraverso percorsi di alta formazione. Contratto di inserimento: sostituisce il contratto di formazione lavoro con lo scopo di adattare le competenze professionali di lavoratori, giovani o in difficolt\u00e0 a qualunque et\u00e0, a un determinato contesto lavorativo. Lavoro parziale: offre la possibilit\u00e0 di un lavoro a molte pi\u00f9 persone e consente in alcuni casi di trasformare in un rapporto a tempo indeterminato forme di lavoro precarie o sommerse.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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