{"id":31768,"date":"2015-04-24T11:01:49","date_gmt":"2015-04-24T09:01:49","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=31768"},"modified":"2015-07-20T14:26:00","modified_gmt":"2015-07-20T12:26:00","slug":"problemi-abitativi-ecco-unidea-innovativa-il-cohousing","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/problemi-abitativi-ecco-unidea-innovativa-il-cohousing\/","title":{"rendered":"Problemi abitativi? Ecco un\u2019idea innovativa, il \u201ccohousing\u201d"},"content":{"rendered":"
\"Esempio<\/a>
Esempio di \u201ccohousing\u201d<\/figcaption><\/figure>\n

Quando si parla di casa, l\u2019equilibrio tra domanda e offerta sembra non raggiungersi mai. Almeno in questi ultimi anni. A fronte, infatti, di una quantit\u00e0 notevole di locali sfitti o invenduti (in Umbria sono almeno 40 mila), le difficolt\u00e0 di accesso al credito ostacolano anche coloro che vorrebbero acquistare.<\/p>\n

Come uscirne? Cambiando prospettiva, aprendosi a nuove forme di abitazione e abitabilit\u00e0 che in Nord Europa gi\u00e0 funzionano da anni. Come il cohousing<\/em>.<\/p>\n

Il termine, traducibile (non perfettamente) nell\u2019italiano \u201ccoabitare\u201d, designa un modello abitativo in cui agli spazi privati della casa tradizionale si associano spazi e servizi comuni, che vengono gestiti collettivamente. Dalla cucina alla lavanderia, dalla palestra alle stanze per i giochi dei bambini, dagli spazi verdi ai mezzi di trasporto.<\/p>\n

Si passa, quindi, da un\u2019esperienza singola<\/em> e \u201cpassiva<\/em>\u201d di scelta fra le soluzioni abitative gi\u00e0 esistenti proposte dal mercato immobiliare, guardando ai problemi di gestione (riscaldarsi, muoversi, cucinare, fare le pulizie, ecc.), a una collettiva<\/em> e \u201cattiva<\/em>\u201d: un gruppo di persone sceglie di vivere insieme, sceglie di progettare o riprogettare insieme uno stabile a misura delle proprie esigenze, e sceglie di gestirlo insieme.<\/p>\n

Il modello del cohousing<\/em> \u00e8 stato oggetto di un incontro gioved\u00ec 16 alla sala della Partecipazione di palazzo Cesaroni, dal tema \u201cAbitare e condividere: la risposta \u00e8 cohousing<\/em>\u201d. L\u2019iniziativa era a cura di \u201cHousy – Progetti per condividere\u201d, gruppo multidisciplinare (architetti, avvocati, agenti immobiliari…) di accompagnamento di progetti di cohousing<\/em>.<\/p>\n

\u201cGli spazi comuni – spiega Chiara Durante<\/strong>, ricercatrice ed esperta del settore – sono un valore comune, per questo vengono costruiti proprio per favorire l\u2019incontro e la reciprocit\u00e0. Gli abitanti condividono tutto, dalla progettazione alla manutenzione, sottoscrivendo una sorta di statuto in cui sono definiti compiti, mansioni, turni, ecc. Questo non significa assolutamente che ci siano forme di condivisione del reddito familiare, n\u00e9, d\u2019altro canto, di retribuzione per il lavoro svolto\u201d.<\/p>\n

\u201cNel cohousing<\/em> – spiega l\u2019architetto Viviana Lorenzo<\/strong> – la condivisione comincia fin da subito attraverso la cosiddetta \u2018progettazione partecipata\u2019. Ovvero, un gruppo di persone si mette insieme e, affiancato da esperti del settore, partecipa attivamente alla costruzione dello stabile, fissando esigenze, obiettivi e standard di qualit\u00e0\u201d.<\/p>\n

Spesso poi i cohousing<\/em> diventano veri e propri centri propulsori di rigenerazione urbana, capaci di far rinascere quartieri altrimenti abbandonati. \u00c8 il caso, ad esempio, del San Lazzaro a Bologna, dove edifici di propriet\u00e0 comunale in fase di abbandono sono stati ripresi da un gruppo di cittadini e riprogettati. O come il caso di Porta Palazzo a Torino, palazzina ottocentesca ristrutturata che ospita otto famiglie in altrettanti alloggi.<\/p>\n

Anche dal punto di vista dei costi, l\u2019esperienza del cohousing<\/em> pu\u00f2 risultare vantaggiosa. \u201cPerch\u00e9 – specifica Luca Canini<\/strong>, consulente dell\u2019agenzia immobiliare Habitat – se \u00e8 vero che il prezzo degli immobili da acquistare resta inizialmente pi\u00f9 o meno invariato, \u00e8 altrettanto vero che questi immobili si rivalutano moltissimo nel tempo alla luce dei servizi aggiuntivi che offrono rispetto ai condomini tradizionali; e poi, ovviamente, tali servizi condivisi rappresentano una fonte di risparmio per gli abitanti\u201d.<\/p>\n

In Umbria non si sono ancora sviluppati modelli di cohousing<\/em> come questi. In tutta Italia, anzi, le esperienze del genere sono poche. Ma il futuro \u00e8 gi\u00e0 alle porte, e chi fosse interessato a farne parte, o semplicemente saperne qualcosa di pi\u00f9, pu\u00f2 scrivere a housyco@gmail.com.<\/p>\n

Intanto, l\u2019assessore regionale alle Politiche della casa, Stefano Vinti<\/strong>, presente all\u2019incontro, ha sollecitato: \u201cIl cohousing<\/em> pu\u00f2 essere un modello di innovazione anche per la nostra regione. Costituite un gruppo di vostri rappresentanti che facciano da portavoce: noi siamo disponibili a incontrarci\u201d.<\/p>\n

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