{"id":3141,"date":"2003-05-23T00:00:00","date_gmt":"2003-05-23T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3141"},"modified":"2015-07-01T15:11:38","modified_gmt":"2015-07-01T13:11:38","slug":"rimanete-nel-mio-amore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/rimanete-nel-mio-amore\/","title":{"rendered":"Rimanete nel mio amore"},"content":{"rendered":"

“Amiamoci gli uni gli altri”. \u00c8\u00a0l’imperativo che l’apostolo Giovanni non si stanca di rivolgere alla sua comunit\u00e0. Egli sa bene quanto l’amore sia centrale nella vita dei discepoli. Lo ha appreso direttamente da Ges\u00f9. Ma pi\u00f9 che da una lezione teorica o da un’esortazione morale, Giovanni ne ha fatto l’esperienza concreta. Ne ha potuto gustare la dolcezza e la tenerezza, ne ha visto la radicalit\u00e0 e l’ampiezza che giungeva sino all’amore per i nemici anzi sino al dono della stessa vita.<\/p>\n

Di questo amore Giovanni \u00e8 stato un testimone privilegiato, un custode attento e un predicatore sollecito. Nella sua prima lettera vuole svelarne la natura e indicarne la fonte: “Amiamoci gli uni gli altri, perch\u00e9 l’amore \u00e8 da Dio; chiunque ama \u00e8 generato da Dio e conosce Dio” (I Gv<\/em> 4,7). L’apostolo parla qui di un amore diverso da quello che normalmente noi intendiamo con questo termine. L’amore per noi \u00e8 quel complesso di sentimenti che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione fisica, simpatia, desiderio, passione, compiacimento e soddisfazione di s\u00e9. Nel linguaggio del Nuovo Testamento per indicare tale amore si usa il termine greco “eros”.<\/p>\n

L’apostolo usa, invece, la parola “agape<\/em>” per indicare l’amore che nasce da Dio e che deve presiedere i rapporti tra i discepoli. Per comprendere l’amore di Dio (l’agape<\/em>) non bisogna perci\u00f2 partire da noi stessi, dalle nostre speculazioni teoriche, dai nostri sentimenti o dalla nostra psicologia ma, appunto, da Dio. Le Sante Scritture sono il documento privilegiato per comprendere tale amore; esse infatti non sono altro che la narrazione della vicenda storica dell’amore di Dio per gli uomini. Pagina dopo pagina, nelle Sante Scritture scorgiamo un Dio che sembra non darsi pace finch\u00e9 non trova riposo nel cuore dell’uomo. Potremmo parafrasare per il Signore la nota frase che sant’Agostino applicava all’uomo: “Inquietum est cor meum<\/em>…”.<\/p>\n

Un sacerdote poeta, Davide Maria Turoldo, ha parlato del “cuore inquieto di Dio”: egli \u00e8 sceso sulla terra per cercare e salvare ci\u00f2 che era perduto, per dare la vita a ci\u00f2 che non aveva pi\u00f9 vita. E un Dio che si fa mendicante, mendicante di amore. In verit\u00e0, mentre Egli stende la mano per chiedere amore lo d\u00e0 agli uomini. Egli \u00e8 lo spirito che scende nella materia, \u00e8 la luce che penetra nelle tenebre, per dare vita, per spiritualizzare, per elevare e salvare. Questo \u00e8 l’amore cristiano: Dio che scende, gratuitamente, nel pi\u00f9 basso per raggiungere l’amato. S\u00ec, Dio \u00e8 inquieto finch\u00e9 non trova l’uomo. E lo \u00e8 a tal punto “da mandare il suo figlio unigenito perch\u00e9 chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv<\/em> 3,16).<\/p>\n

L’amore di Dio, potremmo dire, “\u00e8 in discesa”, si abbassa fino a giungere nel pi\u00f9 profondo della vita degli uomini, e con una dedizione totale, “sino a dare la vita per i propri amici” come Ges\u00f9 stesso dice. Medita ancora Giovanni nella sua prima lettera: “In questo sta l’amore (cristiano): non siamo stati noi ad amare Dio, ma \u00e8 lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (I Gv<\/em> 4, 10). E’ Dio che ama per primo, e ama perfino gli esseri immeritevoli del suo amore. \u00c8, in effetti, un amore totalmente gratuito; anzi immotivato. Dio, infatti, non ama i giusti, ma i peccatori, i quali non sono degni di essere amati. Paolo dice che Dio ha scelto le cose che non contano perch\u00e9 contassero; ha scelto le cose che sono abominevoli di fronte agli uomini, per farne oggetto della sua grazia (I Cor<\/em> 1, 28). Se l’intera Scrittura \u00e8 la storia dell’amore di Dio sulla terra, i Vangeli ne mostrano il culmine. Perci\u00f2, se vogliamo balbettare qualcosa dell’amore di Dio, se vogliamo dargli un volto e un nome, possiamo dire che l’amore \u00e8 Ges\u00f9.<\/p>\n

L’amore \u00e8 tutto ci\u00f2 che Ges\u00f9 ha detto, vissuto, fatto, amato, patito… L’amore \u00e8 cercare i malati, \u00e8 avere amici noti peccatori e peccatrici, samaritani e samaritane, gente lontana, nemica e rifiutata. L’amore \u00e8 dare la propria vita per tutti, \u00e8 restare soli per non tradire il Vangelo, \u00e8 avere come primo compagno in paradiso un condannato a morte, il ladro pentito… Questo \u00e8 l’amore di Dio. Davvero altra cosa dall’eros, impastato di egoismi, di grettezze, degli sbalzi della nostra psicologia, dei nostri umori… Di tutto ci\u00f2 ne abbiamo abbastanza; dell’agape<\/em> ne abbiamo estremo bisogno. Il vuoto d’amore tra gli uomini sembra farsi pi\u00f9 ampio e profondo, proprio mentre i legami di affetto e di amicizia si rivelano pi\u00f9 fragili. L’egocentrismo dei singoli e dei gruppi si ispessisce e grava pesante su tutti.<\/p>\n

Tutti viviamo pi\u00f9 soli e al tempo stesso sempre pi\u00f9 preoccupati di difendere il nostro personale benessere. I legami di affetto tra gli uomini basati sull’attrazione “naturale” sono labili, basta poco per rovesciarli e distruggerli. E diventato raro legarsi per la vita e difficile sentire la definitivit\u00e0 nei rapporti. L’eros, che ha nella soddisfazione personale pi\u00f9 che nella felicit\u00e0 altrui la sua ragione d’essere, non \u00e8 cos\u00ec forte da resistere alle tempeste e ai problemi della vita. Tante, tantissime sono le vittime che cadono su questo fragile e sdrucciolevole terreno. Solo l’agape<\/em> \u00e8 come la roccia salda che ci risparmia dalla distruzione, perch\u00e9 prima dell’io c’\u00e8 l’altro. Ges\u00f9 ce ne ha dato l’esempio anzitutto con la sua stessa vita. Pu\u00f2 dunque dire ai discepoli: “Come il Padre ha amato me, cos\u00ec anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv<\/em> 15, 9).<\/p>\n

Il rapporto esistente tra il Padre e il Figlio \u00e8 posto come modello e fonte dell’amore cristiano. Certo, non pu\u00f2 nascere da noi un tale amore, possiamo per\u00f2 riceverlo da Dio, se accolto, ha una forza dirompente: fa crollare i muri cominciando da quelli che costruiamo per difendere noi stessi, e apre il cuore e la vita verso una fraternit\u00e0 ampia, universale, che non conosce nemici. Genera insomma una nuova comunit\u00e0 di uomini e donne, ove l’amore di Dio si incrocia, quasi sino all’identificazione, con l’amore vicendevole. L’uno infatti \u00e8 causa dell’altro. Un noto teologo russo amava dire: “Non permettere che la tua anima dimentichi questo motto degli antichi maestri dello spirito: dopo Dio considera ogni uomo come Dio!”.<\/p>\n

Questo tipo di amore \u00e8 il segno distintivo di chi \u00e8 generato da Dio. Ma non \u00e8 propriet\u00e0 acquisita una volta per tutte, n\u00e9 appartiene di diritto a questo o a quel gruppo. L’amore di Dio non conosce limiti e confini di nessun genere, supera il tempo e lo spazio; infrange ogni barriera di razza, di cultura, di nazione, persino di fede, come si legge negli Atti degli Apostoli<\/em> quando lo Spirito riemp\u00ec anche la casa del pagano Comelio. L’agape<\/em> \u00e8 eterna; tutto passa, persino la fede e la speranza, l’amore resta per sempre, neppure la morte lo infrange, anzi \u00e8 pi\u00f9 forte di essa. A ragione Ges\u00f9 pu\u00f2 concludere: “Questo vi ho detto perch\u00e9 la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv<\/em> 15,11).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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