{"id":3110,"date":"2003-05-09T00:00:00","date_gmt":"2003-05-09T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3110"},"modified":"2003-05-09T00:00:00","modified_gmt":"2003-05-09T00:00:00","slug":"dal-1842-le-adoratrici-del-preziosissimo-sangue-in-umbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dal-1842-le-adoratrici-del-preziosissimo-sangue-in-umbria\/","title":{"rendered":"Dal 1842 le Adoratrici del Preziosissimo Sangue in Umbria"},"content":{"rendered":"
Maria De Mattias, fondatrice delle Suore Adoratrici del sangue di Cristo sar\u00e0 proclamata santa il 18 maggio prossimo a Roma, in piazza San Pietro. Maria \u00e8 nata il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa (Frosinone), e all’et\u00e0 di 29 anni, dopo un periodo di discernimento e di preparazione, lasci\u00f2 il suo paese per andare a Acuto dove avrebbe insegnato e fondato un istituto “che militi sotto il titolo del Preziosissimo sangue”, cos\u00ec scrisse al vescovo di Anagni mons. Vincenzo Lai.Le suore da lei fondate aprirono delle case anche in Umbria, ben prima della sua morte che avvenne il 20 agosto 1866 a Roma, in via Rasella. Adoratrice del sangue di Cristo Maria de Mattias intu\u00ec che dentro la societ\u00e0, lacerata da odio e violenze, scorreva gi\u00e0 questo sangue e attraversava la storia inquinata del suo tempo. Lo paragona a un fiume di misericordia che sana le ferite del mondo, provocate dalle potenze del male.Le suore adoratrici del Sangue di Cristo fondate da Maria De Mattias sono presenti in Umbria fin dal tempo delle origini dell’Istituto. Fu il 17 ottobre del 1842, infatti, che Maria De Mattias aprendo la quinta casa, a Cascia, allargava i confini della sua missione in terra Umbra. I missionari del Preziosissimo Sangue avevano la casa di Fondazione a San Felice di Giano e erano conosciuti, apprezzati e amati dalla popolazione. Fu anche grazie a loro e alla fama del loro fondatore, san Gaspare del Bufalo, che i vescovi del territorio si interessarono perch\u00e9 anche l’Istituto delle adoratrici vi si diffondesse il pi\u00f9 possibile. La casa di Cascia fu aperta su richiesta dal vescovo di Norcia, mons. Gaetano Bonanni, che era stato uno dei primi compagni di Gaspare. Con il suo intervento, il Vescovo intendeva “ridestare in quella cittadina il fervore religioso suscitato gi\u00e0 dalla predicazione del canonico Del Bufalo”. L’apertura della scuola di Giove fu favorita e incoraggiata dal Vescovo di Amelia che aveva personalmente conosciuto Gaspare del Bufalo. La famiglia Canonici Mattei di Giove offr\u00ec alle suore il proprio palazzo e forn\u00ec loro un assegno annuo perch\u00e9 potessero rispondere alle attese del loro servizio, iniziato nel 1853. La fama delle adoratrici si diffondeva: il card. Pecci, futuro Papa Leone XIII, chiese con insistenza a Maria De Mattias di inviare maestre anche nella diocesi di Perugia, di cui egli era allora vescovo. Con l’entusiasmo di chi sa di non cercare niente per s\u00e9, e con il vivo desiderio di rispondere alle richieste del Cardinale, le suore giunsero a Corciano nel gennaio del 1855. Il card. Pecci, recatosi in visita da loro a solo un mese di distanza dall’apertura della scuola ebbe a stupirsi piacevolmente per la preparazione delle giovani di cui le suore si prendevano cura. A Marciano, il 9 novembre 1856 le suore giunsero accompagnate dallo stesso Vescovo, e furono accolte in un edificio appartenente al Priore della citt\u00e0, che lo cedeva alle religiose purch\u00e9 assicurassero il regolare funzionamento della scuola. A Deruta le suore iniziarono il loro ministero il 14 luglio 1858. come ebbe a sostenere don Giovanni Merlini, un grande missionario del Preziosissimo Sangue dell’Umbria, la fondazione di Deruta “fu tutta del vescovo Pecci” che, secondo il solito, aveva provveduto anche alla casa e al mobilio. La casa, tuttavia, non era adatta per le suore e furono necessari dei lavori. Per questa circostanza le famiglie pi\u00f9 agiate di Deruta dimostrarono il loro favore e la loro generosit\u00e0. Le suore, ospitate nel frattempo dalla famiglia Caraffa Cherubini, poterono accogliere le giovanette a cui fare scuola. Nuove fondazioni continuarono in Umbria con Sangemini, Narni e Cantalupo, l’ultima casa aperta da Maria De Mattias, il 1 maggio 1866. L’unificazione italiana e la nuova legislazione procurarono non pochi problemi alle scuole delle adoratrici, ma la popolazione si dimostr\u00f2 sempre benevola e ricca di attenzioni. Basti un esempio. Nonostante le leggi chiedessero un titolo di studio superiore a quello in possesso delle suore, i sindaci di Deruta fecero di tutto per farle restare. Il presidente della Congregazione di Carit\u00e0 di Papiano, Gervasi Gervaso e il parroco don Manfredo Bianchi si rivolsero al Vescovo di Perugia e alla Madre generale delle Adoratrici per chiedere l’apertura di una scuola. Le prime suore giunsero a Papiano scortate dal signor Gervasi e dal parroco, con una carrozza a due cavalli che avevano preso in prestito. La popolazione le attendeva lungo la strada: era il 23 marzo 1903. Con l’apertura della casa di Papiano si esprimeva in modo evidente lo spirito con cui Maria De Mattias voleva che le sue suore si mettessero al servizio del popolo di Dio: “Se le si offrivano due case, una in citt\u00e0, l’altra in villaggio, ella ringraziava gli offerenti della scuola di citt\u00e0 per accettare quella di paese”. In effetti l’opera delle suore, che dovunque insegnavano alle ragazze a lavorare come sarte e ricamatrici, consent\u00ec a tante giovani di migliorare la loro condizione con un lavoro meno faticoso e pi\u00f9 retribuito di quello dei campi. La storia delle Adoratrici in Umbria continu\u00f2 a essere segnata da gesti di grande generosit\u00e0 e da situazioni di povert\u00e0. Ad Alviano (Tr) (1914) la principessa Doria Panfili offr\u00ec una retribuzione fissa, l’abitazione e la scuola. Ma l’edificio, posto in un luogo scosceso e fitto di case cadenti, secondo testimonianze dell’epoca era “una vera topaia”. Nei paesi impoveriti dalla prima guerra mondiale emergeva l’esigenza di affidare a qualcuno i bambini, abbandonati a se stessi dalle madri costrette al lavoro dall’assenza degli uomini. Le adoratrici si recarono dove era il bisogno: Ponte S. Giovanni e Forgiano (1914). Nel dopoguerra i bisogni non furono minori e le suore giunsero a Collepepe (Pg), Cerreto di Spoleto, Paciano, Sellano. Per l’interessamento del card. Pompili, le suore Adoratrici poterono aprire una casa anche a Giano. Seguirono negli anni altre fondazioni, a Attigliano e Castel Dell’Aquila. Durante la seconda guerra mondiale le Adoratrici condivisero la sorte degli sfollati e momenti di grande paura durante i bombardamenti. Sfollate a Villantria nel 1944, le suore furono accolte dal parroco che dopo la guerra le volle maestre nell’asilo e nel laboratorio di ricamo e collaboratrici nelle opere parrocchiali. Negli anni Cinquanta seguirono altre aperture, a Pontenuovo e presso la clinica “Liotti” di Perugia: nel 1964 si unirono alla Congregazione delle Asc, le suore Adoratrici del Sacro Cuore del “Monastero San Paolo” di Orvieto. Inizi\u00f2 successivamente una nuova fase della vita delle Asc. Il cambiamento della societ\u00e0, il forte calo delle vocazioni religiose, il progressivo diminuire delle energie delle suore, portarono alla chiusura di molte case. Oggi le Adoratrici del Sangue di Cristo continuano a essere presenti in Umbria a Giove, Marsciano, Perugia e Orvieto. Il bene dato sar\u00e0 loro eredit\u00e0 per sempre, il bene che non hanno potuto dare, impegno per chi resta.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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