{"id":31000,"date":"2015-03-20T14:29:28","date_gmt":"2015-03-20T12:29:28","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=31000"},"modified":"2015-03-20T14:29:28","modified_gmt":"2015-03-20T12:29:28","slug":"e-negli-altri-sacramenti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/e-negli-altri-sacramenti\/","title":{"rendered":"E negli altri sacramenti?"},"content":{"rendered":"

\"DON<\/a>La stessa carenza che mi sembra di aver riscontrato nel rito del battesimo, per quanto concerne la spinta all\u2019azione evangelica, mi pare di poterla cogliere, con rammarico, anche nel rito degli altri sacramenti. Ce lo aspetteremmo nel rito della cresima, con il quale la Chiesa completa – per cos\u00ec dire – quello che fu donato con il battesimo, e l\u2019iniziazione alla fede si completa protendendosi verso l\u2019eucaristia. Ebbene, sia la Costituzione apostolica di Paolo VI sul sacramento della confermazione, sia il rito della cresima riformato dopo il Concilio, fanno perno in tutto e per tutto sull\u2019iniziazione. Ma dopo Papa Francesco non possiamo non aspettarci che la cresima sia anche il sacramento del \u2018lancio\u2019 del giovane neofita sulle vie ampie e problematiche dell\u2019evangelizzazione. Non \u00e8 possibile che la Chiesa non gli dica: \u201cGuarda, ragazzo, che l\u00e0 fuori c\u2019\u00e8 il mondo, e il mondo ha bisogno di te. Uomini che hanno smarrito il senso di se stessi, uomini che si odiano. Mettiti al servizio del recupero della loro umanit\u00e0. E aiutali a capire, con il tuo comportamento, che Cristo non mortifica la vita, ma la esalta al di l\u00e0 di ogni possibile sogno\u201d. Ce lo aspetteremmo nel rito dell\u2019Ordinazione sacerdotale. Ed effettivamente, nella preghiera di ordinazione che segue immediatamente l\u2019imposizione silenziosa delle mani da parte del Vescovo, la dimensione evangelizzatrice \u00e8 centrale, centralissima, nel contesto di una sobria ed efficace delineazione dei compiti del sacerdozio ordinato.<\/p>\n

Ma a me pare che in quella santa formula manchi un aggettivo che nella Chiesa di oggi, con Papa Francesco, assume un\u2019importanza strategica: il sacerdozio ordinato \u00e8 per sua natura una sacerdozio ministeriale<\/em>, un sacerdozio di servizio. \u201cServizio\u201d a chi e a che cosa? Al sacerdozio dei fedeli. Siamo onesti: noi preti, perlomeno la mia generazione, l\u2019ultima \u201ceducata alla fede\u201d (si fa per dire) prima del Concilio, pensavamo al sacerdozio dei fedeli come a una specie di innocuo cavalierato, senza alcuna incisiva presenza nella vita della Chiesa. Stanno l\u00ec, ai lati dell\u2019altare, \u201ci nostri fedeli migliori\u201d, con la medaglia al petto e (nel caso dei Cavalieri: di Malta o del Santo Sepolcro o di San Giacomo d\u2019Altopascio\u2026) con il loro bel mantello adorno di croci. Sono l\u00ec in chiave – come dire? – ornamentale, titolari di un \u201csacerdozio dei fedeli\u201d che \u00e8 solo una specie di titolo nobiliare. \u201c\u00c8\u201d? Era<\/em> un titolo nobiliare in pi\u00f9, perch\u00e9 la coscienza della Chiesa vede oggi in ogni fedele in quanto fedele, in quanto battezzato, in quanto titolare del sacerdozio, il protagonista assoluto della evangelizzazione. E il sacerdozio ordinato \u00e8 al servizio di questo protagonismo. Si veda quello che la Relatio ad Synodum<\/em> del card. Kasper dice della famiglia. Terrificante, per noi borghesucci. Ed esaltante, per i pochi cristiani che ancora esistono qua e l\u00e0.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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