{"id":3078,"date":"2003-04-18T00:00:00","date_gmt":"2003-04-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3078"},"modified":"2015-07-01T13:13:00","modified_gmt":"2015-07-01T11:13:00","slug":"e-vide-e-credette","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/e-vide-e-credette\/","title":{"rendered":"“… e vide e credette”"},"content":{"rendered":"
Siamo arrivati alla Pasqua dopo aver seguito Ges\u00f9 nei suoi ultimi giorni di vita: al cenacolo, nell’orto degli Ulivi e il giorno dopo lo abbiamo trovato in croce, solo e nudo, le guardie lo avevano spogliato della tunica; in verit\u00e0 lui stesso si era gi\u00e0 spogliato della vita. Davvero ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza. Il sabato \u00e8 stato triste, un giorno vuoto anche per noi. Ges\u00f9 stava oltre quella pietra pesante. Eppure, anche senza vita, ha continuato a donarla “scendendo agli inferi”, ossia nel punto pi\u00f9 basso possibile: ha voluto portare sino al limite estremo la sua solidariet\u00e0 con gli uomini, fino ad Adamo, come ci ricorda la tradizione d’Oriente.<\/p>\n
Il Vangelo di Pasqua parte proprio da questo estremo limite, dalla notte buia. Scrive l’evangelista Giovanni che “era ancora buio” quando Maria di Magdala si rec\u00f2 al sepolcro. Era buio fuori, ma soprattutto dentro il cuore di quella donna, il buio per la perdita dell’unico che l’aveva capita: non solo le aveva detto cosa aveva nel cuore, soprattutto l’aveva liberata da ci\u00f2 che l’opprimeva pi\u00f9 di ogni altra cosa (scrive Marco che era stata liberata da sette demoni). Con il cuore triste Maria si recava al sepolcro. Forse ricordava i giorni precedenti la passione, quando gli asciugava i piedi dopo averglieli bagnati con unguento prezioso, e gli anni, pochi ma intensi, passati con quel profeta. Con Ges\u00f9 l’amicizia \u00e8 sempre prendente, si potrebbe dire che quest’uomo non lo si pu\u00f2 seguire da lontano, come ha fatto Pietro in questi giorni. Arriva il momento della resa dei conti e quindi della scelta di un rapporto definitivo.<\/p>\n
L’amicizia di Ges\u00f9 \u00e8 di quella specie che porta a considerare gli altri pi\u00f9 di se stessi: “Nessuno ha un amore pi\u00f9 grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv<\/em> 15, 12), aveva detto Ges\u00f9. Maria di Magdala lo constata di persona quel mattino, quand’\u00e8 ancora buio. Il suo amico \u00e8 morto perch\u00e9 ha voluto bene a lei e a tutti i discepoli, Giuda compreso. Appena giunta al sepolcro ella vede che la pietra posta sull’ingresso, una lastra pesante come ogni morte e ogni distacco, \u00e8 stata ribaltata. Neppure entra. Corre subito da Pietro e da Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro!”, grida, trafelata.<\/p>\n Neanche da morto pensa, lo vogliono. E aggiunge con tristezza: “Non sappiamo dove l’abbiano messo”. La tristezza di Maria per la perdita del Signore, anche solo del suo corpo morto, \u00e8 uno schiaffo alla nostra freddezza e alla nostra dimenticanza di Ges\u00f9 vivo. Oggi, questa donna \u00e8 un altro esempio per tutti i credenti, per ciascuno di noi. Solo con i suoi sentimenti nel cuore \u00e8 possibile incontrare il Signore risorto. E’ lei e la sua disperazione, infatti, che muovono Pietro e l’altro discepolo che Ges\u00f9 amava. Essi corrono immediatamente verso il sepolcro vuoto; dopo aver iniziato assieme a seguire il Signore durante la passione, sebbene da lontano (Gv<\/em> 18, 15-16), ora si trovano a “correre entrambi” per non stargli lontano.<\/p>\n \u00c8\u00a0una corsa che esprime bene l’ansia di ogni discepolo, direi di ogni comunit\u00e0, che cerca il Signore. Anche noi, forse, dobbiamo riprendere a correre. La nostra andatura \u00e8 diventata troppo lenta, forse appesantita dall’amore per noi stessi, dalla paura di scivolare e di perdere qualcosa di nostro, dal timore di dover abbandonare abitudini ormai sclerotiche, dalla pigrizia di un realismo triste che non fa sperare pi\u00f9 nulla, dalla rassegnazione di fronte alla guerra e alla violenza che sembrano inesorabili. Bisogna riprovare a correre, lasciare quel cenacolo dalle porte chiuse e andare verso il Signore. S\u00ec, la Pasqua \u00e8 anche fretta. Giunse per primo alla tomba il discepolo dell’amore: l’amore fa correre pi\u00f9 veloci. Ma anche il passo pi\u00f9 lento di Pietro lo port\u00f2 sulla soglia della tomba; ed ambedue entrarono. Pietro per primo, e osserv\u00f2 un ordine perfetto: le bende stavano al loro posto come svuotate del corpo di Ges\u00f9 e il sudario “ripiegato in un angolo a parte”.<\/p>\n Non c’era stata n\u00e9 manomissione n\u00e9 trafugamento: Ges\u00f9 si era come liberato da solo. Non era stato necessario sciogliere le bende come per Lazzaro. Le bende erano l\u00ec, come svuotate. Anche l’altro discepolo entr\u00f2 e “vide” la stessa scena: “Vide e credette”, nota il Vangelo. Si erano trovati davanti ai segni della risurrezione e si lasciarono toccare il cuore. Fino ad allora infatti – prosegue l’evangelista – “non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti”. Questa \u00e8 spesso la nostra vita: una vita senza resurrezione e senza Pasqua, rinchiusa nella tristezza delle proprie abitudini e della propria rassegnazione. La Pasqua \u00e8 venuta, la pietra pesante \u00e8 stata rovesciata e il sepolcro si \u00e8 aperto. Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo pi\u00f9 starcene chiusi come se il Vangelo della resurrezione non ci sia stato comunicato. Il Vangelo \u00e8 resurrezione, \u00e8 rinascita a vita nuova. E va gridato sui tetti, va comunicato nei cuori perch\u00e9 si aprano al Signore.<\/p>\n Questa Pasqua non pu\u00f2 passare invano; non pu\u00f2 essere un rito che pi\u00f9 o meno stancamente si ripete uguale ogni anno; essa deve cambiare il cuore e la vita di ogni discepolo, di ogni comunit\u00e0 cristiana, del mondo intero. Si tratta di spalancare le porte al risorto che viene in mezzo a noi come leggeremo nei giorni prossimi durante le apparizioni ai discepoli. Egli deposita nei cuori degli uomini il soffio della resurrezione, l’energia della pace, la potenza dello Spirito che rinnova. Scrive l’apostolo: “Voi infatti siete morti e la vostra vita \u00e8 ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col<\/em>\u00a03,3). La nostra vita \u00e8 come coinvolta in Ges\u00f9 risorto e resa partecipe della sua vittoria sulla morte e sul male. Assieme al risorto entrer\u00e0 nei nostri cuori il mondo intero con le sue attese e i suoi dolori. Entrer\u00e0 questo mondo d’inizio millennio ferito dalla guerra e da tanta violenza ma anche percorso da un grande anelito di pace.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Siamo arrivati alla Pasqua dopo aver seguito Ges\u00f9 nei suoi ultimi giorni di vita: al cenacolo, nell’orto degli Ulivi e il giorno dopo lo abbiamo trovato in croce, solo e nudo, le guardie lo avevano spogliato della tunica; in verit\u00e0 lui stesso si era gi\u00e0 spogliato della vita. 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