{"id":3065,"date":"2003-04-11T00:00:00","date_gmt":"2003-04-10T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3065"},"modified":"2015-07-24T14:52:40","modified_gmt":"2015-07-24T12:52:40","slug":"osanna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/osanna\/","title":{"rendered":"Osanna!"},"content":{"rendered":"
Con la Celebrazione delle Palme si apre la grande e Santa Settimana della passione, morte e risurrezione del Signore. Non \u00e8 semplicemente un momento importante dell’anno liturgico, \u00e8 la sorgente di tutte le altre celebrazioni dell’anno. Tutte, infatti, si riferiscono al mistero della Pasqua da cui scaturisce la salvezza nostra e del mondo. Dal Mercoled\u00ec delle Ceneri la Parola del Signore, come in uno spirituale pellegrinaggio,- ci ha preso per mano e ci ha accompagnato perch\u00e9 fossimo pronti ad accogliere il Triduo Santo.<\/p>\n
Nei giorni prossimi la Parola di Dio intensificher\u00e0 la sua presenza in mezzo a noi perch\u00e9 i nostri occhi non si stacchino da Ges\u00f9, ma lo seguano passo dopo passo perch\u00e9 dai suoi gesti apprendiamo il suo grande amore per tutti. S\u00ec dobbiamo tener fissi i nostri occhi sul volto di Ges\u00f9 che accetta anche la morte pur di salvarci. Se terremo fisso il nostro sguardo su Ges\u00f9, potremo anche noi incontrare i suoi occhi affranti dal dolore ma sempre pieni di misericordia e di affetto, che ci guarderanno come guardarono Pietro che pure lo aveva tradito, e sentiremo nel profondo del nostro cuore un nodo di dolore e di tenerezza assieme.<\/p>\n
Possa ognuno di noi, in questi giorni, accogliere il dono delle lacrime come l’ebbe il primo degli apostoli quella sera del tradimento perch\u00e9, assieme a lui, anche noi ci accostiamo nuovamente al Signore e iniziamo a seguirlo con un cuore nuovo. Questi santi giorni si aprono con la memoria dell’ingresso di Ges\u00f9 in Gerusalemme. Il viaggio, iniziato dalla Galilea, sta per concludersi. L’ultima tappa \u00e8 Betfage-Betania, sul monte degli Ulivi, come scrive il Vangelo di Marco<\/em> (11, 1-10). Ges\u00f9 manda avanti due discepoli perch\u00e9 procurino per lui una cavalcatura. Vuole entrare in Gerusalemme come mai aveva fatto prima. Fino a quel momento, infatti, si era tenuto come nascosto. Ora voleva entrare nella citt\u00e0 santa e nel Tempio rivelando con chiarezza la sua missione di vero e nuovo pastore d’Israele, anche se questo – e Ges\u00f9 lo sapeva bene – lo avrebbe portato alla morte. Era il momento decisivo per la sua missione e per la sua stessa vita.<\/p>\n Era la sua ora; quell’ora per la quale era venuto in mezzo agli uomini. Ges\u00f9 non entra, per\u00f2, a Gerusalemme su un carro come farebbe il capo di un esercito di liberazione, ma su un asino. Scrive il profeta Zaccaria: “Esulta, figlia di Sion! Fa sentire il tuo osanna, figlia di Gerusalemme! Ecco il tuo sovrano viene a te, umile, cavalcando un asinello, seduto su un puledro d’asina” (9, 9). Ges\u00f9 entra perci\u00f2 nella Citt\u00e0 Santa come re, ossia come il salvatore che Dio ha inviato per la liberazione del suo popolo. E la gente sembra intuirlo. Infatti, gli corrono incontro per fargli festa, una festa grande e singolare: tutti si mettono a stendere i mantelli lungo la strada ove lui passa e con le mani agitano verdi rami di ulivo cantando: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.<\/p>\n \u00c8\u00a0il canto di gioia che esprimiamo anche noi in ogni santa liturgia, dopo il prefazio, assieme agli angeli mentre entriamo nella memoria della cena de Signore. \u00c8\u00a0la gioia che prende i discepoli e la folla ogni volta che il Signore si fa presente in mezzo a noi. \u00c8\u00a0la stessa gioia che ebbe quella donna di Betania mentre era prostrata ai piedi di Ges\u00f9. \u00c8\u00a0una gioia eccessiva? Qualcuno forse potrebbe pensarlo. I farisei sono indispettiti della festa che si crea attorno a Ges\u00f9. Sono loro, infatti, che chiedono a Ges\u00f9 di far tacere i discepoli e sono ancora loro che criticano l’atteggiamento poco conveniente di quelladonna. Ges\u00f9 benedice la gioia di coloro che lo accolgono a Gerusalemme: “Vi dico che, se questi tacessero griderebbero le pietre”, e benedice anche la gioia d quella donna di Betania: “Lasciatela stare… Ella compie verso di me un’opera buona!”. Ges\u00f9 entra nelle citt\u00e0 di questo nostro mondo mentre la vita degli uomini \u00e8 tragicamente segnato da conflitti e da violenze di ogni genere.<\/p>\n \u00c8\u00a0un inizio di millennio davvero buio: le ombre tragiche della guerra sembrano estendersi invece che diminuire. Abbiamo bisogno di un liberatore. Ges\u00f9 \u00e8 il solo che pu\u00f2 liberare gli uomini dalla guerra dalla violenza, dall’ingiustizia, dalla schiavit\u00f9; \u00e8 l’unico che pu\u00f2 far allontanare gli uomini dell’amore solo per se stessi e renderli operatori di una vita pi\u00f9 umana e pi\u00f9 solidale. Pu\u00f2 farlo perch\u00e9 lo mostra anzitutto con la sua stessa vita, con il suo modo di vivere e di camminare tra gli uomini. Il suo volto non \u00e8 quello di un potente o di un forte, bens\u00ec di un mite ed umile di cuore. Ges\u00f9 non \u00e8 venuto per salvare se stesso, ma per salvare gli uomini. Non \u00e8 venuto a distruggere ma a salvare. Non \u00e8 venuto a condannare ma a redimere. E di questo ha fatto lo scopo unico della sua vita. Passano pochi giorni da quell’ingresso trionfale in Gerusalemme e subito diviene il crocifisso, il vinto.<\/p>\n \u00c8\u00a0il paradosso di questa domenica delle Palme che fa vivere assieme il trionfo e la passione di Ges\u00f9. La liturgia, infatti, con la narrazione del Vangelo della Passione proclamato dopo il Vangelo dell’ingresso in Gerusalemme, quasi a voler sottolineare la brevit\u00e0 dello spazio che separa l’Osanna dal Crucifige, mostra il volto di Ges\u00f9 che diviene un volto crocifisso. L’ingresso di Ges\u00f9 nella Citt\u00e0 Santa \u00e8 l’entrata di un re, come abbiamo visto, ma l’unica corona che nelle prossime ore gli viene posta sul capo \u00e8 quella di spine, l’unico scettro \u00e8 una canna e l’unica divisa \u00e8 un manto scarlatto da burla. I rami di ulivo che in questa domenica sono il segno della festa, fra qualche giorno, nell’orto del Getsemani, lo vedranno sudare sangue per l’angoscia della morte.<\/p>\n Ges\u00f9 non fugge da Gerusalemme, accetta la croce e la porta sino al Golgota, ove viene crocifisso. Egli che aveva fatto bene ogni cosa, viene portato fuori dalla citt\u00e0 e ucciso. Ormai sembra tutto finito per lui: non pu\u00f2 pi\u00f9 n\u00e9 parlare n\u00e9 guarire. Quella morte agli occhi dei pi\u00f9 sembr\u00f2 una sconfitta. In realt\u00e0 era una vittoria: era la logica conclusione di una vita spesa per il Signore, per il Vangelo, per i discepoli, per i poveri. Davvero solo Dio poteva vivere e morire in quel modo, ossia dimenticando se stesso per donarsi totalmente agli altri. E se ne accorse un militare pagano. L’evangelista Marco scrive: “Il centurione, vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!” (Mc<\/em> 15, 39).<\/p>\n E Dio, Padre buono, risuscit\u00f2 il suo Figlio. Non permise alla morte di vincere il Suo amore. La vittoria dell’amore di Dio sulla morte continua a guidare ancora oggi quel piccolo corteo di discepoli che si raccolgono sotto le tante croci di oggi e avvolgono i corpi crocifissi con il lenzuolo della misericordia e dell’amore. Il male e la morte non sono l’ultima parola. I discepoli di Ges\u00f9 continuano ad amare i poveri, i vinti, i malati, i sofferenti, gli anziani, quelli che non hanno nulla da dare in cambio, perch\u00e9 l’amore vince il male e la morte. Questa santa liturgia che ci introduce nei giorni santi ci aiuti a comprendere che il male c’\u00e8 ed \u00e8 forte, e tuttavia non ha l’ultima parola sulla nostra vita e su quella del mondo: la nostra salvezza sta nel restare accanto a Ges\u00f9 che dona la sua vita per noi e per il mondo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Con la Celebrazione delle Palme si apre la grande e Santa Settimana della passione, morte e risurrezione del Signore. Non \u00e8 semplicemente un momento importante dell’anno liturgico, \u00e8 la sorgente di tutte le altre celebrazioni dell’anno. Tutte, infatti, si riferiscono al mistero della Pasqua da cui scaturisce la salvezza nostra e del mondo. 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