{"id":3024,"date":"2003-03-14T00:00:00","date_gmt":"2003-03-13T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3024"},"modified":"2015-07-28T10:11:08","modified_gmt":"2015-07-28T08:11:08","slug":"un-pellegrinaggio-per-toccare-le-pietre-sante-e-vive","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/un-pellegrinaggio-per-toccare-le-pietre-sante-e-vive\/","title":{"rendered":"Un pellegrinaggio per toccare le pietre sante e vive"},"content":{"rendered":"
Intraprendere un pellegrinaggio in Terra Santa \u00e8 un po’ come sfogliare i petali del proprio essere, della propria fede, confrontarsi con quello che inevitabilmente sospinge verso nuovi orizzonti come quello della preghiera, solidariet\u00e0, pace e testimonianza non per un semplice pellegrinaggio ma per essere pellegrini di pace, portatori di dialogo tra i popoli, di un segno di speranza e vicinanza a chi pensava di essere stato dimenticato. Un viaggio promosso, dopo quello del novembre scorso, dalla diocesi di Terni Narni Amelia e dall’Unitalsi, guidato dal vescovo mons. Paglia, che ha unito religione, impegno sociale, promozione umana. Un pellegrinaggio per toccare e sentire le pietre sante, dove Ges\u00f9 ha camminato, fatto miracoli, predicato e annunciato la salvezza per ogni uomo, ma anche per toccare e sentire le pietre vive, gli uomini e le donne che ogni giorno fanno la storia attuale, provati dalla violenza, dalla guerra e dall’odio, di un paese in trasformazione e ricco di contraddizioni. La gente, le emozioni, la storia di diverse etnie costrette a convivere nella stessa citt\u00e0, oggi pi\u00f9 che mai costretti a convivere con la stessa paura. Storie e problemi che toccano il cuore, volti di ebrei e palestinesi che esprimono il loro disagio per una situazione economica e sociale difficile, per una quotidianit\u00e0 drammatica. E le storie raccontate dai responsabili istituzionali religiosi e civili incontrati che evidenziano spesso una sottile impotenza. Il rabbino capo di Gerusalemme David Rosen, il vescovo di Nazareth Marcuzzo, i frati della custodia di Terra Santa, Hanna Nasser sindaco di Betlemme, padre Ibrahim Faltas hanno evidenziato la necessit\u00e0 di educare alla pace, di un riconoscimento reciproco dei due popoli, del dialogo che nasce dall’amore e dal rispetto. I colori, i suoni, i volti, le parole, le citt\u00e0, i mercati attraverso cui si \u00e8 anche snodata la Via Crucis dei pellegrini, sono caotici e variegati, lo specchio di una realt\u00e0 socio politica e religiosa altrettanto complessa che colpisce per la sua irrisolta conflittualit\u00e0. I dati che hanno fornito i rappresentanti istituzionali, in primis quelli della custodia francescana di Terra Santa, hanno evidenziato una situazione critica anche per i cristiani, costretti ad andarsene perch\u00e9 ormai senza risorse primarie a causa della crisi economica, politica e sociale del paese. La disoccupazione raggiunge il 12 % e per i cristiani addirittura oltre il 30%, le risorse sono limitate e la situazione \u00e8 resa ancora pi\u00f9 critica dalla presenza di questo odio fratricida che si percepisce apertamente. Una calma apparente, trasformabile all’improvviso in quelle scene di violenza che da tempo vediamo alla tv. E poi il buio del futuro, umanamente senza soluzione. L\u00ec proprio dove Dio \u00e8 passato, dove si radunano i seguaci di Maometto e del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, insieme ai numerosi e sbriciolati gruppi cristiani. La speranza, soprattutto in questa terra, \u00e8 messa a dura prova. Elisabetta LomoroTerra santa: cosa fare?Dove c’\u00e8 lotta, violenza e morte, c’\u00e8 sofferenza, ci sono situazioni critiche, povert\u00e0, abbandono e disperazione. Dove c’\u00e8 lotta deve esserci per\u00f2 sempre la speranza. Per ridare speranza ad una terra martoriata dove l’odio \u00e8 il sentimento pi\u00f9 forte che si percepisce, dove la disperazione porta ad atteggiamenti insofferenti, sono anche piccoli gesti che possono far molto. Ricordare che circa 2000 cristiani hanno lasciato Betlemme nello scorso anno a fronte di 12000 cristiani presenti in citt\u00e0 \u00e8 indice di una situazione davvero critica quando poi si vive ancora sotto assedio, occupazione e coprifuoco. E’ a partire allora da iniziative alla portata di tutti che si pu\u00f2 riuscire a dare aiuto e speranza a tanti. E in questo senso la mobilitazione di molte persone, istituzioni religiose e civili \u00e8 encomiabile. I bambini palestinesi di Betlemme sono sorridenti nonostante tutto, la loro speranza \u00e8 quella di tanti amici che da lontano li sostengono e fanno loro coraggio. Sono oltre 1500 i bambini della scuola di Betlemme che possono essere aiutati con le adozioni a distanza e consentire loro anche di portare a termine gli studi. E questo \u00e8 un primo gesto concreto che tutti possono attuare. Sono altrettante le famiglie cristiane a Betlemme che vivono nella povert\u00e0 pi\u00f9 assoluta e che possono essere aiutate, attraverso la solidariet\u00e0 portata avanti dai francescani di Terra Santa e dalle organizzazioni umanitarie, per quanto \u00e8 consentito loro dal governo israeliano. Oltre a questo c’\u00e8 una particolare iniziativa della diocesi di Terni Narni Amelia, una proposta che \u00e8 nata qualche giorno fa in terra umbra – ha ricordato mons. Paglia -. Con un amico che produce olio, abbiamo deciso di vendere il prodotto con un’etichetta con la scritta “per la Palestina” per consentire di insediare a Betlemme, con il ricavato, un frantoio tecnicamente avanzato e nuovo, per fare l’olio, perch\u00e9 l’ulivo, pianta mediterranea, possa ancora una volta ricordare a tutti che il mediterraneo \u00e8 un’unica grande famiglia anche se molte cose ci dividono ma anche che l’olio riesce a guarire e a rendere saporosa la vita. Altro aiuto \u00e8 quello dei pellegrinaggi perch\u00e8 la presenza sostiene la gente che vede e si sente incoraggiata dalla presenza dei pellegrini – ha detto mons. Pietro Sambi nunzio apostolico in Israele – La mancanza di pellegrini fa sentire i cristiani locali isolati e abbandonati, la presenza li fa parte di una grande famiglia, quella dei cristiani del mondo che si ricordano della loro esistenza e fanno loro visita. Viviamo in un momento difficile. In questi giorni si sta realizzando una specie di strangolamento con barriere e muri alti che provocheranno la morte economica della zona di Betlemme. I cristiani non devono subire questo momento ma viverlo con fede nonostante tutto, con amore e con speranza e gettare cos\u00ec il seme della resurrezione. Amore, solidariet\u00e0 e pace che \u00e8 possibile seminare tra individui e popoli, piccoli semi che vanno fatti crescere per raccogliere i frutti dell’amore della solidariet\u00e0 e della pace. Tutti siamo chiamati a comprare i semi e piantarli per costruire la pace – ha concluso mons. Sambi<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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