{"id":3003,"date":"2003-03-07T00:00:00","date_gmt":"2003-03-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=3003"},"modified":"2003-03-07T00:00:00","modified_gmt":"2003-03-07T00:00:00","slug":"la-pacem-in-terris-ha-segnato-un-punto-di-non-ritorno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-pacem-in-terris-ha-segnato-un-punto-di-non-ritorno\/","title":{"rendered":"La Pacem in terris ha segnato “un punto di non ritorno”"},"content":{"rendered":"
Pacem in terris. Un punto di non ritorno. Questo il tema dell’incontro che si \u00e8 svolto presso la sala consiliare di Palazzo dei Sette ad Orvieto a cura della diocesi di Todi-Orvieto e del Circolo Acli di Todi. L’incontro, organizzato in occasione del quarantesimo anniversario della promulgazione dell’Enciclica di Papa Giovanni XXIII, ha visto la partecipazione dei vertici provinciali delle Acli di Perugia e Terni, del presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba e del vescovo diocesano, mons. Decio Lucio Grandoni.E’ stato proprio il prelato ad aprire la tavola rotonda, ricordando l’attualit\u00e0 della Pacem in terris, quarant’anni dopo la sua pronuncia, avvenuta il 16 aprile del 1963. In particolare, mons. Grandoni ha voluto sottolineare il coraggio e la decisione di Papa Giovanni XXIII, il quale, oltre ad essere stato il primo a parlare esplicitamente di pace in un documento ufficiale, ha voluto andare controcorrente, ospitando in Vaticano il suocero di Kruscev, spianando di fatto la strada all’abbattimento della cortina di ferro ed a quella ‘Ostpolitik’ della quale poi Giovanni Paolo II \u00e8 stato il primo portavoce gi\u00e0 con la sua stessa elezione. Inevitabile poi, il riferimento ai venti di guerra che stanno soffiando in questi giorni: “Papa Wojtila – ha sottolineato mons. Grandoni – \u00e8 da sempre un grande costruttore di pace e lo \u00e8 ancora di pi\u00f9 in questo periodo nel quale c’\u00e8 la sensazione che si stia andando incontro ad una guerra i cui motivi vanno al di l\u00e0 della semplice protezione del popolo iracheno, ma muovono da interessi di ordine economico”. Il presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba, ha invece diviso in due parti il suo intervento. Nella prima parte, Bobba si \u00e8 soffermato sull’attualit\u00e0 della Pacem in terris ai giorni nostri: “Questa Enciclica – ha sottolineato – \u00e8 stato un vero e proprio manifesto della stagione conciliare, un documento in qualche modo profetico che per primo ha saputo guardare al di l\u00e0 dell’orizzonte. E’ stato un documento innovatore perch\u00e9 per la prima volta l’Enciclica non \u00e8 stata rivolta soltanto ‘ai cristiani’ ma a ‘tutti gli uomini e le donne di buona volont\u00e0’. Inoltre, la Pacem in terris \u00e8 andata controcorrente, perch\u00e9 nonostante sia stata scritta in piena guerra fredda, con le risorse degli stati impiegate nella corsa agli armamenti, ha voluto proporre una nuova visione basata non pi\u00f9 sul principio della deterrenza (cio\u00e8 avere le stesse armi per evitare di entrare in conflitto) ma su quello della fiducia, invocando la pace. E’ stata l’Enciclica dei segni dei tempi, che ha saputo individuare le spinte dell’epoca: l’ascesa economica e sociale dei lavoratori, l’ingresso delle donne nella vita pubblica e l’inizio della decolonizzazione”. Nella seconda parte dell’intervento, Bobba ha centrato il discorso sulla pace e sulla necessit\u00e0 di dire ‘no’ alla guerra preventiva all’Iraq: “E’ un dovere dei cristiani – ha proseguito – farsi, come dice il Papa, sentinelle di pace, perch\u00e9 la guerra preventiva \u00e8 sempre una guerra di aggressione ed \u00e8 una menzogna affermare, come sostiene l’illustre politologo Ernesto Galli della Loggia, che il Papa \u00e8 un anti-occidentale che si muove solo quando ci sono di mezzo gli americani, non interessandosi di altre zone come la Birmania o la Cecenia: il Papa ha fatto della difesa dei diritti inviolabili dell’uomo un fondamento ed \u00e8 presente sempre, cos\u00ec come i cristiani sono sempre presenti in tutte le zone del mondo dove c’\u00e8 necessit\u00e0 di portare la pace. La sola strada da percorrere \u00e8 quella di reinvestire sulle grandi istituzioni internazionali e battere tutte le strade possibili, anche quelle inesplorate, senza rassegnarci al fatto che l’unica scelta risolutiva sia il ricorso alle armi: ci vorr\u00e0 pi\u00f9 tempo e pi\u00f9 diplomazia, ma i risultati resteranno incisi per sempre nel tempo”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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