{"id":29902,"date":"2015-01-23T13:59:45","date_gmt":"2015-01-23T11:59:45","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=29902"},"modified":"2015-01-23T13:59:46","modified_gmt":"2015-01-23T11:59:46","slug":"alla-memoria-di-don-duilio-il-riconoscimento-di-giusto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/alla-memoria-di-don-duilio-il-riconoscimento-di-giusto\/","title":{"rendered":"Alla memoria di don Duilio il riconoscimento di Giusto"},"content":{"rendered":"<figure id=\"attachment_29874\" aria-describedby=\"caption-attachment-29874\" style=\"width: 350px\" class=\"wp-caption alignleft\"><a href=\"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-content\/uploads\/2015\/01\/giusto-tra-le-nazioni.jpg\"><img loading=\"lazy\" decoding=\"async\" class=\"size-full wp-image-29874\" alt=\"La consegna del riconoscimento\" src=\"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-content\/uploads\/2015\/01\/giusto-tra-le-nazioni.jpg\" width=\"350\" height=\"192\" \/><\/a><figcaption id=\"caption-attachment-29874\" class=\"wp-caption-text\">La consegna del riconoscimento<\/figcaption><\/figure>\n<p>Recentemente \u00e8 stato consegnato a Sansepolcro alla sig.ra <strong>Giuseppina Mengozzi<\/strong>, nipote di don Duilio, il riconoscimento di \u201cGiusto fra le nazioni\u201d assegnato alla memoria del sacerdote (morto il 17 marzo 2005) per aver salvato una donna ebrea a rischio della propria vita, durante la persecuzione razziale nel 1944. Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco di Sansepolcro, il Vescovo diocesano, autorit\u00e0 civili e militari e numerose persone. Al termine il Sindaco ha scoperto la lapide commemorativa sulla facciata di palazzo pretorio. Anche gli ex alunni dell\u2019istituto magistrale hanno ricordato il loro antico professore con la celebrazione di una messa nella chiesa del Trebbio, lo scoprimento di una lapide sulla facciata della canonica e la piantumazione un olivo nel giardino pubblico antistante. Il Comune di Sansepolcro ha intitolato al nome di don Duilio Mengozzi la piazza della frazione Trebbio.<\/p>\n<p>Nato il 6 novembre 1915 a San Zeno di Galeata, Duilio Mengozzi comp\u00ec la formazione al sacerdozio nei Seminari di Sansepolcro, di Firenze e nel Collegio Capranica di Roma, di cui fu alunno dal 1934 al 1938. In questi quattro anni complet\u00f2 gli studi superiori presso la pontificia universit\u00e0 Gregoriana. Fu ordinato sacerdote nel 1938 dal vescovo Pompeo Ghezzi e inviato come parroco al Trebbio, dove sarebbe rimasto fino al giorno della morte. Dal 1942 al 1970 fu insegnante di Religione cattolica all\u2019istituto magistrale di Sansepolcro. Ci piace ricordare anche i suoi rapporti di amicizia con il clero di Citt\u00e0 di Castello, specialmente con don Pasquale Gabellini e mons. Pompilio Mandrelli, che nel 1984 invit\u00f2 don Duilio a predicare il triduo della Madonna delle Grazie.<\/p>\n<p>Nel 1944 don Duilio svolse una notevole attivit\u00e0 a favore degli sfollati, rimanendo vicino alla popolazione assieme al vescovo Ghezzi: si adoper\u00f2 per assistere malati e feriti nell\u2019ospedale di Sansepolcro (dove venivano nascosti soldati inglesi, prigionieri slavi ed ebrei in fuga, tra cui anche il filologo Attilio Momigliano e sua moglie) e per la tumulazione delle salme. In particolare, nel 1944 ospit\u00f2 per molti mesi nella propria casa canonica l\u2019anziana signora Emma Goldschmied Varadi, triestina, che a motivo dell\u2019et\u00e0 non poteva scappare in Svizzera insieme alla sua famiglia.<\/p>\n<p>Dopo mons. Beniamino Schivo, un altro sacerdote altotiberino \u00e8 stato cos\u00ec riconosciuto \u201cGiusto fra le nazioni\u201d, segno concreto di quanto fu ampio, anche in Alta Valle del Tevere, l\u2019impegno della Chiesa in difesa degli ebrei perseguitati a motivo delle leggi razziali.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Recentemente \u00e8 stato consegnato a Sansepolcro alla sig.ra Giuseppina Mengozzi, nipote di don Duilio, il riconoscimento di \u201cGiusto fra le nazioni\u201d assegnato alla memoria del sacerdote (morto il 17 marzo 2005) per aver salvato una donna ebrea a rischio della propria vita, durante la persecuzione razziale nel 1944. 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