{"id":2987,"date":"2003-02-28T00:00:00","date_gmt":"2003-02-28T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2987"},"modified":"2015-07-01T13:01:24","modified_gmt":"2015-07-01T11:01:24","slug":"si-fa-festa-quando-ce-lo-sposo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/si-fa-festa-quando-ce-lo-sposo\/","title":{"rendered":"Si fa festa quando c’\u00e8 lo sposo"},"content":{"rendered":"
La domanda che i discepoli di Giovanni e i farisei pongono a Ges\u00f9 sembra pi\u00f9 che giustificata. La pratica del digiuno, del resto, fa parte di tutte le tradizioni religiose, e appare singolare che Ges\u00f9 dispensi i suoi discepoli dall’osservarla. La verit\u00e0 \u00e8 che Ges\u00f9, come abbiamo visto nelle domeniche precedenti, creava un clima assolutamente nuovo tra la gente, un clima di festa, di gioia, di speranza. Non sembrava venuto per propagandare nuove formule o nuovi riti, ma per portare sollievo, per offrire perdono, per far gustare nuovamente la misericordia, insomma per rendere felice la gente, soprattutto i pi\u00f9 deboli.<\/p>\n
E cos\u00ec in effetti accadeva. Ges\u00f9, anzi, mostrava palesemente un gusto particolare nell’intrattenersi con i peccatori, con chi era emarginato, con chi era allontanato, e soprattutto si fermava con i malati per sollevarli dalla loro pena. Nel brano immediatamente precedente a quello che abbiamo ascoltato i farisei pongono ai discepoli di Ges\u00f9 una domanda che fa emergere tutta la loro distanza dal profeta di Nazareth: “Perch\u00e9 (il vostro Maestro) mangia assieme ai pubblicani e ai peccatori?”.<\/p>\n
Se a questa richiesta si aggiunge l’altra sulla non osservanza delle pratiche del digiuno, appare chiaro il loro giudizio su Ges\u00f9. I farisei sono davvero distanti dal cuore del messaggio evangelico. Non hanno compreso n\u00e9 Ges\u00f9 n\u00e9 le sue parole. La spiegazione del giovane profeta \u00e8 singolare: paragona i suoi giorni come a quelli in cui arriva lo sposo. In quel giorno non si digiuna, al contrario si fa festa. E ovvio peraltro che la festa possono farla solo coloro che vedono in Ges\u00f9 lo sposo, e sono quindi felici perch\u00e9 viene chi li riscatta, chi li salva, chi li guarisce, chi li prende con s\u00e9 cos\u00ec come lo sposo prende la sposa.<\/p>\n
Ed in effetti Ges\u00f9 prendeva con s\u00e9 i bisognosi e i deboli e li faceva membri della sua famiglia; giunse persino ad identificarsi con essi, come scrive Matteo al capitolo 25 del suo Vangelo: “avevo fame e mi hai dato da mangiare”. Certo, coloro che gli stanno attorno o che accorrono a lui, forse non sono gran gente. Ma sono proprio costoro a sentirsi felici; felici come se fossero invitati a nozze. Hanno trovato lo sposo e stanno con lui, realizzando, in certo modo, la profezia di Osea: “Ecco, l’attirer\u00f2 a me e parler\u00f2 al suo cuore… ti far\u00f2 mia sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore”. Com’\u00e8 possibile digiunare in questa condizione di gioia? Com’\u00e8 possibile frenare la gioia per una presenza cos\u00ec sconvolgente come quella di Ges\u00f9?<\/p>\n
La presenza di Ges\u00f9 tra gli uomini \u00e8 un evento appassionante che vanifica le distanze, anche quelle pi\u00f9 impensabili, che avvicina gli uomini, anche i pi\u00f9 diversi tra loro, che raccoglie tutti dalla dispersione. E commovente vedere come Ges\u00f9 sta con i poveri, scorgerlo mentre parla con i peccatori, osservarlo come perde tempo con chi non conta. Ecco cos’\u00e8 il Vangelo, ed ecco perch\u00e9 \u00e8 davvero una buona notizia: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. E peccatori siamo tutti. Ges\u00f9 \u00e8 venuto per liberarci dalle nostre tristezze e dalle nostre schiavit\u00f9 e non per un suo personale disegno ma solo per renderci pienamente felici.<\/p>\n
Egli \u00e8 il nostro liberatore e il suo giorno \u00e8 appassionante. Certo non mancheranno per i discepoli giorni difficili, come del resto non sono mancati per Ges\u00f9. Ma \u00e8 proprio la festa che si sperimenta con lui che sostiene e dona energia ai discepoli. Senza aver gustato questa gioia, senza aver vissuto la dolcezza della speranza cristiana, \u00e8 impossibile comprendere, ad esempio, la forza con cui migliaia e migliaia di semplici cristiani abbiano potuto resistere sino al sangue nel corso del Novecento alla barbarie del comunismo del nazismo e di ogni totalitarismo.<\/p>\n
Senza aver gustato la gioia dell’amicizia con il Signore \u00e8 difficile comprendere non solo la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, ma l’intera vita cristiana, direi la stessa Chiesa e la sua lunga storia. Sul nostro volto, sul volto delle nostre comunit\u00e0 cristiane dovrebbe risplendere con maggior evidenza la gioia di appartenere a Ges\u00f9. \u00c8\u00a0la perfetta letizia di cui parlava Francesco d’Assisi una letizia che diviene ancor pi\u00f9 luminosa mentre si ricevono ostilit\u00e0 e opposizioni.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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