{"id":2957,"date":"2003-02-14T00:00:00","date_gmt":"2003-02-13T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2957"},"modified":"2015-07-24T14:54:06","modified_gmt":"2015-07-24T12:54:06","slug":"lo-voglio-guarisci","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lo-voglio-guarisci\/","title":{"rendered":"“Lo voglio, guarisci!”"},"content":{"rendered":"
Il vangelo di Marco<\/em> continua ad accompagnarci di domenica in domenica per renderci partecipi della vita stessa di Ges\u00f9. I Vangeli ci mostrano il clima nuovo che nasceva al passaggio di Ges\u00f9 tra gli uomini. Era visibile una straordinaria corrente di misericordia che percorreva le strade di quella lontana periferia dell’Impero romano. Avvenivano cose che mai prima si erano viste. Il brano evangelico di questa domenica si apre con una notazione asciutta e assolutamente singolare per quel tempo: “Venne a Ges\u00f9 un lebbroso”.<\/p>\n Era davvero strano che i lebbrosi osassero avvicinarsi a qualcuno, visto che avevano l’obbligo di stare ben lontani dalla gente. Il libro del Levitico era categorico: “Il lebbroso colpito dalla lebbra porter\u00e0 vesti strappate e il capo scoperto, si coprir\u00e0 la barba e andr\u00e0 gridando: Immondo! Immondo! Sar\u00e0 immondo finch\u00e9 avr\u00e0 la piaga; e immondo se ne star\u00e0 solo, abiter\u00e0 fuori dell’accampamento” (13, 46). L’esclusione dalla convivenza con gli altri rendeva questa malattia ancor pi\u00f9 terribile di quel che gi\u00e0 appariva. Ecco perch\u00e9 appare strano che un lebbroso osi avvicinarsi a Ges\u00f9 superando un’abissale distanza garantita dalla legge. Ma, da chi altro poteva andare? Tutti, protetti dalle disposizioni legali oltre che dalla paura del contagio, si tenevano ben lontani dai malati di lebbra. L’unico che non si comportava cos\u00ec era Ges\u00f9. I lebbrosi l’avevano capito e andavano da lui.<\/p>\n Quanti malati di “lebbra” ci sono anche oggi, vicino o lontano da noi! E non parlo tanto dei colpiti dalla lebbra vera e propria peraltro curabile, quanto di coloro che vedono la propria vita segnata irrimediabilmente dalla malattia senza neppure la speranza di poter sognare una vita migliore per il tempo che gli resta! E ancora oggi siamo in molti, in troppi, a fuggire da loro per paura di essere contagiati, oppure, come qualcuno dice per non essere rattristati alla loro vista (e loro che ci sono dentro fino al collo, cosa dovrebbero dire?). Quei lebbrosi, contrariamente a quel che normalmente accadeva, quando venivano a sapere che stava per passare Ges\u00f9, superavano barriere di paura e di diffidenza e accorrevano da lui. Il giovane profeta di Nazareth creava un clima nuovo attorno a s\u00e9, una atmosfera piena di compassione e di misericordia che attraeva malati, peccatori, poveri, deboli, emarginati.<\/p>\n Quel lebbroso, finalmente e chiss\u00e0 con quanta fatica, giunse accanto a Ges\u00f9 e gli si gett\u00f2 ai piedi. Non us\u00f2 molte parole, non si mise a spiegare la sua malattia, disse semplicemente ma con fede: “Se tu vuoi, puoi guarirmi!”. Il lebbroso non dubita che Ges\u00f9 possa sanarlo; non sa se vuol farlo. Del resto cosa poteva sapere un povero lebbroso della volont\u00e0 di quel giovane profeta? Semmai, la sua sfiducia negli altri era confermata dalla diffidenza che tutti avevano verso di lui, lebbroso e immondo.<\/p>\n Una cosa \u00e8 certa in questa pagina evangelica: la disperazione di quel lebbroso, davanti a quel profeta buono, si trasforma in fede. E Ges\u00f9, il compassionevole, non poteva non ascoltarlo: non ebbe paura del contagio, stese la mano e lo tocc\u00f2. E gli comunic\u00f2 l’energia della vita. Quel lebbroso si trov\u00f2 ravvivato come una pianta appassita che subito rifiorisce. La scena evangelica spinge tutti noi ad incontrare e ascoltare, a toccare e sentire il grande bisogno di salvezza che hanno i milioni di “lebbrosi” che ancora oggi vivono ai margini della vita; a volte sono popoli interi a giacere in questa incredibile situazione.<\/p>\n \u00c8\u00a0scandaloso accettare di convivere con la morte, con le stragi, con la paura del contatto e del contagio con chi \u00e8 malato, povero e sconfitto. La compassione di Ges\u00f9 non \u00e8 solo un fatto puntuale, relativo ad un caso o un altro, magari a quello che suscita pi\u00f9 facilmente emozioni anche perch\u00e9 ben propagandato. Ges\u00f9, con la sua risposta, ci mostra qual \u00e8 la sua volont\u00e0 sulla lebbra e sul male, qualunque esso sia: “Lo voglio, guarisci!”. S\u00ec, la volont\u00e0 di Dio \u00e8 chiarissima: lottare contro ogni genere di male. Siamo davvero lontani da quella convinzione piuttosto diffusa che attribuisce a Dio la decisione di distribuire il male agli uomini a secondo del loro peccato.<\/p>\n Nulla \u00e8 pi\u00f9 estraneo dal vangelo. Eppure \u00e8 una convinzione fortemente radicata anche tra i cristiani. Quel che invece non comprendiamo \u00e8 quel che Ges\u00f9 ordina al lebbroso dopo la guarigione: “Guarda di non dire niente a nessuno…”. \u00c8\u00a0un comando che appare strano, e forse lo \u00e8 davvero. Certo \u00e8 totalmente estraneo se non contrario, alle nostre abitudini e alla nostra cultura “televisiva”.<\/p>\n Il Vangelo sembra mostrarci un silenzio bello, ricco, espressivo che Ges\u00f9 vuole conservare. Si potrebbe interpretare anche in questa linea il cosiddetto “segreto messianico”, tanto caro all’evangelista Marco. Una sottolineatura tuttavia, va fatta: Ges\u00f9 non cerca la sua gloria o il rafforzamento della sua fama. Questo desiderio di silenzio \u00e8 legato al delicato segreto di un’amicizia che si instaura tra il Signore e quell’uomo, tra il Signore e chiunque si affida a lui. Il miracolo – cos\u00ec vorrei interpretare il silenzio imposto da Ges\u00f9 – prima che segno apologetico della sua potenza, che pure \u00e8 necessario notare, \u00e8 soprattutto una risposta amica affettuosa, compassionevole, verso chi \u00e8 malato ed escluso. \u00c8\u00a0come dire che l’amore di Dio per me, per te, per ogni uomo, viene prima di ogni altra cosa.<\/p>\n Forse proprio perch\u00e9 toccato da questo amore assolutamente unico e inimmaginabile, fu impossibile a quell’uomo tacere. E allora dobbiamo augurarci che sia impossibile anche per noi il tacere. Quel lebbroso non obbed\u00ec e divulg\u00f2 il fatto al punto che non poteva pi\u00f9 entrare nelle citt\u00e0 a motivo del gran numero di persone che lo cercavano. Ges\u00f9, che non desiderava il piacere degli uomini ma quello del Padre suo, si ritirava in luoghi diversi. La gente tuttavia non lo perdeva di vista e continuava ad andargli dietro. Oggi, forse ancor pi\u00f9 di ieri, abbiamo bisogno di un “uomo” che cammini in mezzo a noi come Ges\u00f9 sapeva fare. Ma non \u00e8 questa la vocazione stessa della Chiesa e di ogni credente anche all’inizio di questo nuovo secolo?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il vangelo di Marco continua ad accompagnarci di domenica in domenica per renderci partecipi della vita stessa di Ges\u00f9. I Vangeli ci mostrano il clima nuovo che nasceva al passaggio di Ges\u00f9 tra gli uomini. Era visibile una straordinaria corrente di misericordia che percorreva le strade di quella lontana periferia dell’Impero romano. 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