{"id":2932,"date":"2003-01-31T00:00:00","date_gmt":"2003-01-30T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2932"},"modified":"2015-07-28T16:10:25","modified_gmt":"2015-07-28T14:10:25","slug":"storia-e-finalita-della-confraternita-del-buon-consiglio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/storia-e-finalita-della-confraternita-del-buon-consiglio\/","title":{"rendered":"Storia e finalit\u00e0 della Confraternita del Buon Consiglio"},"content":{"rendered":"

L’11 gennaio scorso nella chiesa del Buon Consiglio di Citt\u00e0 di Castello si \u00e8 riunita l’associazione storica dell’Alta Valle del Tevere, presieduta da Franco Polcri, alla presenza di molti soci del comprensorio. Il priore della confraternita Carlo Morini ci ha fatto conoscere la storia e le finalit\u00e0 di questo sodalizio che ebbe origine dalle “adunate” alla fine del 1’millennio. E’ una chiesa di riferimento per tutti gli ordini equestri eccetto Malta e i Templari che furono sospesi da papa Clemente V nel 1303. E’ anche detta compagnia della Buona Morte, perch\u00e9 i fratelli che ne facevano parte assolvevano al pietoso compito della sepoltura dei morti che, durante le frequenti e perniciose pestilenze del tempo venivano gettati in mezzo alla strada dai parenti attraverso la porta del morto, che poi chiudevano ermeticamente per timore del contagio. Questi “volontari”, il cui motto era: “Non nobis, Domine”, vestiti di sacconi bianchi, aspersi di calce viva con il volto coperto dal cappuccio pieno di salvia e di rosmarino per ovviare al fetore ripulivano le strade al posto di una inesistente Amministrazione civica. Appartenevano alla Confraternita anche membri delle famiglie nobili, quali i Bufalini, i Pierleoni, i Vitelli, i Bourbon del Monte ed altri. Il Conte della Porta, data la sua fragile costituzione pagava un robusto operaio per fare il lavoro in sua vece. La serie di costumi che i confratelli indossano nelle celebrazioni religiose e civili, posti su una serie di manichini a semicerchio ai lati dell’altare maggiore evocava queste presenze del passato. I confratelli non si conoscevano fra loro e lavoravano nell’anonimato. Ciascuno aveva la propria chiave e alla fine del servizio diceva: “Dio te ne renda merito perch\u00e9 mi hai fatto fare un’opera buona”. Citt\u00e0 di Castello e Gubbio crearono le universit\u00e0 dei mestieri. Era ritenuto un onore appartenere ad una confraternita che in genere associava la preghiera allo studio, alla difesa e alla protezione per cui era un dovere morale andare a difendere le mura urbiche o la Terrasanta. Tutti i combattenti di Citt\u00e0 di Castello che lottarono contro i turchi provenivano da questa confraternita e se ne sono trovati anche alla battaglia di Lepanto. La chiesa del Buon Consiglio \u00e8 a pianta irregolare e anticamente era costituita da due chiese una nella attuale sacrestia e una nell’attiguo mercato coperto. Alla sua sinistra si trovava il primo tribunale cittadino. Via del Popolo aveva, in effetti, 8 chiese e san Pellegrino Laziosi fu ospite di una cappellina di questa strada. La chiesa del Buon Consiglio \u00e8 il 5’punto museale della citt\u00e0 perch\u00e9 \u00e8 dotata di un notevole numero di opere d’arte: una “Fuga in Egitto” del Barocci sul frontalino dell’altare maggiore, i cui sportelli sono di Rinaldo Rinaldi detto il Bernini. Sopra la lunetta “San Crescenziano a cavallo che uccide il drago”; una piccola Madonna di Scutari si trova sull’altare di sinistra. Venne portata a Citt\u00e0 di Castello durante la guerra contro i turchi ed \u00e8 richiesta dagli albanesi. Vi sono molte possibilit\u00e0 che “La sepoltura di Cristo”, che si trova sull’altare di destra, sia del Rosso Fiorentino. Marco Baldicchi, socio della Associazione ci mostra una fotocopia trovata nella vetrina di un negozio di Perugia, che \u00e8 molto simile alla tavola che rappresenta Cristo portato al sarcofago. Dal curatore del gabinetto delle stampe e delle incisioni del museo di Amsterdam si \u00e8 appreso che la fotocopia viene da una pubblicazione di incisioni stampata a Padova nel 1992. I grandi incisori prendevano a modello quadri famosi perch\u00e9 erano pi\u00f9 facili da vendere: sarebbe interessante fare un esame riflessologico del quadro. E’ una composizione tipica del manierismo del ‘600. Il braccio abbandonato del Cristo pu\u00f2 essere una citazione da Michelangelo. Da Firenze hanno risposto di vedere se sotto la pittura c’\u00e8 un disegno originale da indagare con infrarossi. C’\u00e8 scritto: tre croci sul Golgota e sullo sfondo la Gerusalemme ideale. Il Rosso all’epoca era nella vicina Sansepolcro, ospite del Vescovo che gli aveva messo a disposizione il sepulcrario della cattedrale per eseguire disegni anatomici. La tavola \u00e8 un ex-voto, proveniente dalla casa di un nobile tifernate che \u00e8 voluto rimanere anonimo. Si dice che se verr\u00e0 rivelato il nome del donatore l’opera sar\u00e0 ripresa immediatamente. La grande tela sulla destra che raffigura la Vergine con il Bambino che porge un giglio a santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio \u00e8 un’opera tardiva di Gianventura Borghesi come ci dice Valeria Bruschi, laureata in Conservazione di Beni culturali. Non \u00e8 fra le opere migliori del Borghesi ed \u00e8 bisognosa di una accurata pulitura perch\u00e9 \u00e8 cos\u00ec scura da diventare difficilmente leggibile.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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