{"id":28536,"date":"2014-10-17T15:14:48","date_gmt":"2014-10-17T13:14:48","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=28536"},"modified":"2015-07-15T10:44:51","modified_gmt":"2015-07-15T08:44:51","slug":"questo-e-il-tempo-della-riconciliazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/questo-e-il-tempo-della-riconciliazione\/","title":{"rendered":"Questo \u00e8 il tempo della riconciliazione"},"content":{"rendered":"

\"matrimonio-civile\"<\/a>La lettera pastorale del card. Gualtiero Bassetti Missione e conversione pastorale<\/em> presentata il 14 settembre, contiene un passaggio interessante circa la capacit\u00e0 di accogliere in seno alla comunit\u00e0 ecclesiale situazioni cosiddette \u201cirregolari\u201d. Ci\u00f2 suscita una riflessione specialmente in riferimento al Sinodo sulla famiglia – che si svolge questi giorni a Roma -, che riporta alla memoria un atteggiamento di fondo con cui la Chiesa ha affrontato diverse situazioni critiche.<\/p>\n

\u00c8 il caso per esempio della grande questione della Gnosi<\/strong>, che si spaccia per messaggio evangelico e invece si appropria del linguaggio utilizzato all\u2019interno delle comunit\u00e0 ecclesiali, ma attribuendo un diverso significato ai termini, e di conseguenza traendone un\u2019interpretazione contraria a quella trasmessa dagli apostoli; e perci\u00f2 apportando un insegnamento morale erroneo.<\/p>\n

Tra i diversi testi che riguardano questo tema, la Prima lettera di Giovanni<\/em> lascia trasparire questa problematica, opponendo a una conoscenza esoterica per iniziati (propria degli gnostici) quella divulgata apertamente (propria delle comunit\u00e0 apostoliche): \u201cSono usciti in mezzo a noi, ma non erano dei nostri… Ora voi avete l\u2019unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza\u201d (1Gv<\/em> 2,19.20). La Chiesa giovannea vuole comunque risolvere la disputa tenendo conto della condizione di fragilit\u00e0 dei suoi membri: \u201cSe riconosciamo i nostri peccati, Egli che \u00e8 fedele e giusto ci perdoner\u00e0 i nostri peccati e ci purificher\u00e0 da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui un bugiardo\u201d (1Gv<\/em> 1, 9-10).<\/p>\n

\u201cNon esiliare lo Spirito\u201d<\/strong><\/p>\n

Un simile atteggiamento nei confronti dei dissidenti<\/strong> lo troviamo nella Seconda lettera di Pietro<\/em>. Il suo autore ammoniva severamente coloro che o formalmente o nei comportamenti (attratti dalla requiescenza del modello di vita pagano) fuoriuscivano dalla comunit\u00e0; citando Proverbi<\/em> 26,11, li paragonava a cani che si cibano del loro vomito, ma ribadiva il sussistere della misericordia di Dio, che usa pazienza, cosicch\u00e9 tutti abbiano modo di pentirsi.<\/p>\n

Come non ricordare poi l\u2019annosa questione dei lapsi<\/strong>, cio\u00e8 coloro che per sfuggire alle prime persecuzioni erano venuti meno alla testimonianza della loro fede: non tutti accoglievano di buon grado il martirio. Cipriano di Cartagine biasimava i presbiteri \u2018lassisti\u2019 che, senza interpellare il vescovo e senza una adeguata penitenza, riammettevano i lapsi all\u2019eucarestia. La questione si trascin\u00f2, ma alla fine si crearono le condizioni per una loro riammissione in seno alla comunit\u00e0. Certo, era morta tanta gente e molti avevano pagato a caro prezzo la loro appartenenza alla chiesa, ma Dionigi d\u2019Alessandria ricord\u00f2 che non si poteva \u201cesiliare lo Spirito santo\u201d (cf. Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica<\/em>, VII, 7), rifiutando anche una remota possibilit\u00e0 del ritorno per coloro che avevano sacrificato agli idoli sotto tortura, o si erano procurati una tavoletta con una falsa certificazione del sacrificio idolatrico.<\/p>\n

\u201cPuri\u201d e \u201ctraditori\u201d<\/strong><\/p>\n

In questa piccola menzione di eventi trova il suo spazio anche la polemica di Agostino con i Donatisti<\/strong>. Il donatismo scatur\u00ec dall\u2019indignazione collegata alla consegna – avvenuta tra il 303 e il 305 – dei libri delle Scritture alle autorit\u00e0 imperiali da parte di molti membri del clero dell\u2019Africa del Nord. Agli occhi di chi aveva resistito, questi furono considerati traditori, indegni della condizione clericale. Il movimento donatista si espanse tanto da raggiungere la dimensione di una Chiesa parallela. Addirittura, i donatisti si consideravano un tipo di umanit\u00e0 diverso rispetto a quello dei cattolici: una umanit\u00e0 di \u2018duri e puri\u2019. Agostino, nella conferenza congiunta cattolico-donatista dell\u2019estate del 403, li esort\u00f2 a rientrare nella Grande Chiesa e a prendere atto della condizione di peccato propria di tutti gli uomini, cristiani compresi (cf. Post collationem contra donatistas<\/em>), esaltando la bont\u00e0 della Chiesa che richiama e accoglie gli erranti (cf. lettera 185, De correptione Donatistarum<\/em>).<\/p>\n

Illuminante \u00e8 in ultima istanza la disciplina seguita dalla Chiesa fino al IV secolo circa l\u2019amministrazione del sacramento della riconciliazione. Come noto, si dava solo una<\/em> seconda possibilit\u00e0 ai battezzati per ricevere il perdono dei peccati in tutta la loro vita. Tale disciplina era detta \u201cpenitenza canonica\u201d. Preme al riguardo ricordare ci\u00f2 che Agostino consigliava ai pi\u00f9 giovani che desideravano intraprendere il duro percorso penitenziale. Il Vescovo ipponense li spingeva a essere prudenti, non sottovalutando la possibilit\u00e0 di ricadere nuovamente nei peccati durante l\u2019arco della loro esistenza, attendendo quindi di giungere a un et\u00e0 pi\u00f9 avanzata.<\/p>\n

Dunque, all\u2019interno della comunit\u00e0 vi erano persone che venivano tollerate pur trovandosi in stato di peccato e in attesa di purificazione. Tutti questi avvenimenti condividono una dinamica comune, consistente in una frattura generatasi in seno alla comunit\u00e0 ecclesiale, con complesse implicazioni ricadenti sulla disciplina ecclesiale e sul comportamento dei fedeli. La preoccupazione della Chiesa su come risanare tale frattura e superare la separazione venutasi a creare port\u00f2 frutti di nuovi ricongiungimenti.<\/p>\n

Un problema inedito<\/strong><\/p>\n

Oggi siamo in presenza di una questione mai affrontata con queste proporzioni dal \u201cPatriarcato d\u2019Occidente\u201d, cio\u00e8 la Chiesa di Roma. Questa problematica, che potremmo ascrivere tra quelle situazioni irregolari cui si riferisce il card. Bassetti, \u00e8 quella dei separati-divorziati e divorziati-risposati. \u00c8 palese la sofferenza che la Chiesa vive al suo interno e il disagio profondo che la societ\u00e0 civile manifesta circa il persistere dell\u2019incapacit\u00e0 di superare tale problematica. Le persone che vivono tale condizione si sentono di fatto escluse dalla vita ecclesiale, e la Chiesa non riesce a fornire loro una reale soluzione, sentendosi quasi prigioniera delle sue stesse norme.<\/p>\n

Appare evidente che non si tratta di escogitare qualche \u2018trucco\u2019 o di praticare \u2018facili sconti\u2019, oppure di rifarsi a un Vangelo \u2018allo stato puro\u2019 come se le norme successive fossero in qualche modo una sovrastruttura. Si tratta di interpretare correttamente e adeguatamente il connubio che la Dei Verbum<\/em> sancisce: quello tra Scrittura e Tradizione. E di utilizzare il grande potenziale che la Chiesa da sempre possiede: quello di saper comunicare la fede in un mondo che cambia<\/em>.<\/p>\n

In tal senso si esprimeva Vincenzo di Lerins<\/strong> circa la possibilit\u00e0 di un progresso nell\u2019intendere il dato rivelato e trasmesso: \u201cQualcuno dir\u00e0: non vi sar\u00e0 mai alcun progresso della religione, quindi nella Chiesa di Cristo? Certo che ci sar\u00e0, e anche molto grande!… A condizione che si tratti di un reale progresso per la fede\u201d (Commonitorio<\/em>,XXIII, 1-2).<\/p>\n

Urge un progresso<\/strong><\/p>\n

A tale proposito, pu\u00f2 apparire un progresso nell\u2019intendere l\u2019indissolubilit\u00e0 del matrimonio l\u2019intuizione invocata dai pi\u00f9 e riportata con molta lucidit\u00e0 da Giovanni Cereti<\/strong>. Il costituirsi del sacramento del matrimonio si fonda su due elementi legati, da una parte, alla sua celebrazione e, dall\u2019altra, dal fatto che sia consumato, cio\u00e8 che gli sposi pervengano all\u2019unione intima. Cereti parla di \u201cconsumazione esistenziale\u201d, che consiste nell\u2019istaurarsi di un vero rapporto di amore tra gli sposi (Matrimonio e indissolubilit\u00e0<\/em>, Bologna 2014, pp. 325-326).<\/p>\n

Ascoltare la sofferenza di tanti nostri fratelli e comprendere la reale difficolt\u00e0 legata a fattori di ordine sociologico, psicologico e spirituale potr\u00e0 portare alla capacit\u00e0 di superare la frattura in seno alla comunit\u00e0 ecclesiale circa la questione dei divorziati-risposati. Essi chiedono una reale possibilit\u00e0 di essere parte della Chiesa; e la Chiesa, dal canto suo, ha assoluta necessit\u00e0 di fornire a se stessa un progresso nella comprensione del matrimonio-sacramento.<\/p>\n

Ai Pastori la grave responsabilit\u00e0 di fornire strumenti con cui consentire il risanamento della ferita, attingendo alle grandi risorse spirituali di cui dispone il patrimonio della comunit\u00e0 cristiana. Mai come oggi la Chiesa \u00e8 chiamata a credere in se stessa e, cos\u00ec facendo, credere nel suo Signore, quel Dio che vuole tutti al suo banchetto (Mt<\/em> 22,1-14).<\/p>\n

Sembra sia maturo il tempo della riconciliazione, il tempo della clemenza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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