{"id":2693,"date":"2002-09-27T00:00:00","date_gmt":"2002-09-27T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2693"},"modified":"2021-12-02T19:03:23","modified_gmt":"2021-12-02T17:03:23","slug":"immigrati-cattolici-membri-a-pieno-titolo-della-chiesa-locale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/immigrati-cattolici-membri-a-pieno-titolo-della-chiesa-locale\/","title":{"rendered":"Immigrati cattolici membri a pieno titolo della Chiesa locale"},"content":{"rendered":"
Da un po’ di tempo sembra che gli immigrati siano tutti musulmani ed \u00e8 quasi generale l’opinione che abbiano soltanto bisogni di tipo materiale. Su questo versante si sono avuti prevalenti discussioni e azioni. Iniziative delle parrocchie e delle Caritas si sono trovate impigliate in questo ambito ingenerando anche equivoci e incomprensioni. Bene ha fatto il Vescovo e alcuni suoi collaboratori a richiamare l’attenzione sul versante della fede e delle esigenze immateriali che vanno dall’accoglienza umana e dal sostegno psicologico e morale alla organizzazione di servizi propriamente religiosi e liturgici, specificatamente destinati agli stranieri. Per questo motivo si celebra una festa che consiste anche in un incontro fraterno per sondare i bisogni di umanizzazione e sostegno religioso che verranno espressi dagli stessi giovani e meno giovani immigrati. Si tratta spesso anche di famiglie che hanno bambini e provengono da Paesi in cui hanno vissuto un’esperienza di fede cristiana autentica e spesso profonda. A Perugia in tempi passati abbiamo avuto giovani che prima di venire in Italia erano dei leader della giovent\u00f9 cattolica diocesana e nazionale qui da noi hanno trovato qualche difficolt\u00e0 a inserirsi in una comunit\u00e0 cristiana. Con ci\u00f2 non si vuol dire che non vi siano state in passato delle iniziative in questa direzione e non ci siano state parrocchie e realt\u00e0 ecclesiali che non abbiano perseguito tale finalit\u00e0. Potremmo fare molti esempi. Ma ora vi \u00e8 l’intenzione di curare questo settore in modo organico e continuativo individuando luoghi, persone e metodi per rendere pi\u00f9 efficace l’invito rivolto agli immigrati cattolici a partecipare attivamente alla vita della Chiesa locale, a conoscere il loro pastore e il loro referente spirituale, a inserirsi in percorsi di catechesi e di preghiera liturgica. Sono, infatti, i fratelli di fede che per primi devono essere accolti e sostenuti in modo che possano percepire la Chiesa come la loro casa in cui sono considerati membri a pieno titolo. Un’iniziativa non fatta per escludere qualcuno dall’abbraccio della carit\u00e0 e dal rispetto della persona, ma anzi per rendere qualitativamente pi\u00f9 appropriato, proprio perch\u00e9 distinto e specifico l’incontro, pi\u00f9 schietta e sincera accoglienza. Anche in questo caso vale la regola del distinguere frequentemente per non cadere nell’azione generica, indifferenziata e pertanto confusa. Distinguere senza separare, per riconoscere in ognuno il suo dono, la sua identit\u00e0, la sua propria dignit\u00e0 e dare risposte specifiche a domande altrettanto specifiche. Gli immigrati cattolici, secondo la pedagogia evangelica dovrebbero poter costituire i primi collaboratori della comunit\u00e0 cristiana per comprendere meglio i loro compagni di studio, di lavoro e di avventura e attivarsi nel servizio per una pi\u00f9 adeguata accoglienza anche di coloro che sono portatori di religioni e culture diverse. Elio BromuriConvegno diocesano sugli immigratiDopo il convegno diocesano missionario dello scorso 21 settembre, la comunit\u00e0 cristiana perugino-pievese si appresta a vivere un altro incontro di grande interesse ed attualit\u00e0: il convegno diocesano sugli immigrati cattolici dal titolo “Un solo Signore, una sola fede”. Promosso dalla Caritas, dall’Ufficio missionario e dalla Fondazione Migrantes dell’archidiocesi di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve, il convegno si terr\u00e0 sabato 28 settembre, a partire dalle ore 15, presso la sala parrocchiale dell’Oasi dai Sant’Antonio in Perugia, ed \u00e8 aperto alla partecipazione di tutti, in particolare \u00e8 rivolto ai parroci, ai collaboratori degli organismi caritativi e missionari e agli immigrati cattolici che possano rappresentare i loro conterranei delle diverse aree e regioni di provenienza. Il Convegno diocesano anticipa di circa un mese e mezzo quello regionale in preparazione al convegno nazionale fissato per il mese di febbraio 2003. Finalit\u00e0 principale dell’incontro perugino \u00e8 quella di ascoltare per capire meglio le attese e le necessit\u00e0 degli immigrati cattolici verso i quali la comunit\u00e0 cristiana perugino-pievese ha doveri di accoglienza anche religiosa oltre a far sue le varie problematiche che emergono da questo fenomeno. Nel presentare al clero diocesano il convegno, l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti ha detto: “In seguito, dopo questo primo approccio conoscitivo ed una adeguata preparazione, in accordo con altri organismi anche laici che seguono questo problema, allargheremo la nostra indagine al fenomeno della immigrazione nella nostra diocesi nella sua pi\u00f9 ampia e varia complessit\u00e0 anche sociale e politica”. Quindi sar\u00e0 solo il punto di partenza per gettare le basi di uno studio pi\u00f9 generale che investe un territorio, quale \u00e8 quello dell’archidiocesi di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve, molto “sensibile” al fenomeno immigrazione. Il convegno si articoler\u00e0 per brevi comunicazioni e per testimonianze di perugini ed immigrati, e riguarder\u00e0 principalmente quattro aspetti: 1) la situazione umana, sociale, culturale degli immigrati nel territorio parrocchiale, le loro richieste e attese, i problemi che pongono, le necessit\u00e0 che si evidenziano; 2) l’assistenza religiosa fornita agli immigrati e le modalit\u00e0 di intervento; 3) ipotesi di un “centro pastorale” a Perugia per una assistenza pi\u00f9 articolata in occasione dei sacramenti (preparazione dei matrimoni, del battesimo o delle cresime di adulti, per feste e celebrazioni etniche ecc.), da gestire con sacerdoti e\/o religiosi della stessa provenienza, rimandando gli immigrati alle parrocchie per la vita religiosa ordinaria, pur con tutti i problemi di inserimento; 4) verificare l’eventualit\u00e0 di una festa annuale degli immigrati cattolici di ogni etnia e cultura nella cattedrale di San Lorenzo. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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