{"id":25590,"date":"2014-06-14T18:40:20","date_gmt":"2014-06-14T16:40:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=25590"},"modified":"2015-06-03T14:58:13","modified_gmt":"2015-06-03T12:58:13","slug":"le-cooperative-sociali-si-lanciano-sul-mercato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/le-cooperative-sociali-si-lanciano-sul-mercato\/","title":{"rendered":"Le cooperative sociali si lanciano sul mercato?"},"content":{"rendered":"

\"assistenza-disabili-anziani-caregiver-1\"<\/a>Centoundici cooperative aderenti (su 652 nazionali), 4.000 soci e oltre 100 milioni di euro di fatturato. Sono questi i numeri di Federsolidariet\u00e0 Umbria, la sezione di Confcooperative che si occupa del settore sociale. Un settore che sta attraversando la pi\u00f9 importante sfida al cambiamento degli ultimi decenni, imposta dalla crisi e dalla \u2018mannaia\u2019 che ha investito i fondi pubblici.<\/p>\n

Il fronte \u00e8 duplice: da una parte, uscire dalla dipendenza nei confronti della pubblica amministrazione e rivolgersi a committenti privati mettendosi sul mercato; dall\u2019altra, cambiare abito senza cambiare identit\u00e0, ovvero farsi impresa \u2013 in termini di comunicazione, innovazione e spendibilit\u00e0 dei servizi \u2013 senza assumere il valore del fare impresa, ovvero quello di produrre utili. Perch\u00e9 \u201cil guadagno economico non \u00e8 la finalit\u00e0 delle cooperative sociali, che sono chiamate per natura, in quanto entit\u00e0 no-profit, a reinvestire nel territorio le loro entrate\u201d, spiega Carlo Di Somma, presidente di Federsolidariet\u00e0 appena riconfermato per il prossimo quadriennio.<\/p>\n

Ad oggi, il modello del welfare funziona, in soldoni, cos\u00ec: l\u2019Ente pubblico fornisce un servizio la cui gestione viene affidata ad un soggetto tramite gara d\u2019appalto. Vince chi ottiene il punteggio pi\u00f9 alto nei vari parametri \u2013 \u201ca insindacabile giudizio\u201d della commissione esaminatrice \u2013 e offre i propri servizi al minor prezzo.<\/p>\n

Un meccanismo relativamente semplice, che si inceppa, per\u00f2, su alcuni ingranaggi. Il primo: il costo. \u201cIl tariffario regionale che regolamenta i prezzi dei servizi socio-sanitari \u2013 dice Di Somma \u2013 \u00e8 fermo al 2009. Il tariffario prevedeva due voci: il costo del lavoro pi\u00f9 un 12,5% di costi generali. Ma dal 2009 ad oggi il solo costo del lavoro \u00e8 salito del 13%. I conti sono presto fatti. Ne traggono vantaggio le grandi realt\u00e0 nazionali, a discapito delle medio-piccole cooperative regionali. In questo modo, si depaupera il territorio non soltanto in termini occupazionali\u201d.<\/p>\n

Il secondo \u201cingranaggio\u201d poco oleato riguarda la normativa. Oltre all\u2019aggiornamento del tariffario, infatti, il terzo settore \u00e8 in attesa del Regolamento regionale per capire verso quale modello l\u2019Ente pubblico sia indirizzato e aprire un tavolo di discussione tra le parti. Ad oggi, una parte del percorso dei lavori \u00e8 iniziato, ma occorre fare pi\u00f9 in fretta.<\/p>\n

\u201cLe nostre richieste sono chiare e puntano a un ribaltamento del modello attuale\u201d, aggiunge Di Somma. Il modello proposto da Federsolidariet\u00e0 sarebbe il seguente: l\u2019Ente pubblico \u2013 in questo caso la Regione \u2013 ha il compito di programmare e normare, emanando un \u201cpacchetto\u201d di requisiti a cui dovranno attenersi tutte le cooperative sociali che vorranno ottenere la gestione di servizi. \u201cRequisiti ferrei, chiari e pesati tra qualit\u00e0 e costi, che siano piena garanzia di determinati standard di offerta\u201d, dice ancora Di Somma. A questo punto, tutte le cooperative dotate di tali requisiti andranno a costituire un elenco aperto, da cui – ed \u00e8 questa la vera novit\u00e0 – il cittadino o soggetto di varia natura sar\u00e0 libero di scegliere a chi affidare il proprio servizio.<\/p>\n

\u201cIn questo modo – sottolinea Di Somma, puntualizzando il terzo \u2018ingranaggio\u2019 difettoso, quello relativo ai controlli – si crea automaticamente un doppio canale di monitoraggio della qualit\u00e0 effettiva dei servizi offerti. Da una parte, l\u2019Ente pubblico, non dovendosi pi\u00f9 preoccupare di affidare gli appalti, \u00e8 pi\u00f9 libero e in forze per dedicarsi ai controlli. Dall\u2019altra, come avviene nel libero mercato, sono i fruitori stessi del servizio, i cittadini, a poter vigilare sulla sua qualit\u00e0, sostituendola nel momento in cui non \u00e8 rispettata\u201d.<\/p>\n

Aprirsi al libero mercato significa, per\u00f2, inevitabilmente, sottostare alle sue regole. Il presidente Di Somma ne \u00e8 consapevole e, infatti, ammette: \u201cNon tutta la cooperazione \u00e8 pronta a questo cambiamento. Per stare sul mercato, occorre rimettersi in discussione e investire a tutti i livelli, da una maggior capacit\u00e0 comunicativa alla formazione continua del personale. Non a caso, stiamo lanciando dei progetti di formazione al management, perch\u00e9 amministrare una cooperativa non \u00e8 per tutti e da tutti. Alla fine, ci sar\u00e0 una \u2018selezione naturale\u2019, per cui \u00e8 giusto che resteranno solo le migliori\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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