{"id":2558,"date":"2002-07-19T00:00:00","date_gmt":"2002-07-19T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2558"},"modified":"2002-07-19T00:00:00","modified_gmt":"2002-07-19T00:00:00","slug":"manca-lacqua-ma-non-e-una-novita-falde-in-calo-da-almeno-15-anni","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/manca-lacqua-ma-non-e-una-novita-falde-in-calo-da-almeno-15-anni\/","title":{"rendered":"Manca l’acqua ma non \u00e8 una novit\u00e0. Falde in calo da almeno 15 anni"},"content":{"rendered":"

Siamo in “emergenza idrica” oramai da pi\u00f9 di un mese. La nostra regione, insieme a Sardegna, Sicilia, Puglia, Basilicata, ha chiesto al Governo la dichiarazione dello “stato di calamit\u00e0 naturale” e un finanziamento per “interventi di contrasto all’emergenza idrica” di 70 milioni di Euro. La presidente della Giunta Maria Rita Lorenzetti aspetta solo la nomina formale a “Commissario straordinario per l’emergenza idrica” per emanare la prima ordinanza che, assicura, accanto a strumenti e risorse stabilir\u00e0 controlli e sanzioni pi\u00f9 rigorosi, per il risparmio di acqua. In attesa della nomina gli uffici regionali stanno ultimando l’aggiornamento della situazione idrica in Umbria, dallo stato di sorgenti e falde ai pozzi, dai corpi idrici agli invasi, dalle indagini geologiche alle procedure in corso. “Lo scopo – ha spiegato la presidente – \u00e8 di avere a disposizione dati certificati, da portare a conoscenza dei soggetti interessati, che ci consentano di costruire un Piano di interventi efficace e strutturato su regole di garanzia uguali per tutti”. Sar\u00e0 comunque un piano d’emergenza perch\u00e9 \u00e8 illusorio pensare di poter risolvere in una stagione il problema dell’abbassamento delle falde acquifere umbre, iniziato, almeno quindici anni fa. La siccit\u00e0 di questi ultimi due anni ha solo messo in evidenza ci\u00f2 che si sapeva da anni e cio\u00e8 che la risorsa “acqua” anche se abbondante \u00e8 limitata e gestita male anche se il cambiamento climatico resta il principale responsabile dell’abbassamento delle falde acquifere. Nell’ultimo secolo le precipitazioni sono diminuite del 20%. L’Italia \u00e8 il Paese che consuma pi\u00f9 acqua (disponibilit\u00e0 di 300 litri\/giorno) in Europa ed \u00e8 il terzo al mondo dopo Canada e USA, ed \u00e8 il primo in assoluto per il consumo pro-capite di acqua minerale (dati disponibili sul sito internet del Corpo Forestale dello Stato). Non \u00e8 pensabile risolvere l’ “emergenza acqua” aggredendola da un solo lato. Lodevole \u00e8 la campagna di sensibilizzazione promosso da Regione e Rai sul risparmio di acqua, ma il consumo per usi idropotabili in Italia \u00e8 stimato essere il 20% circa del consumo totale di acqua. Il 30% \u00e8 per energia e uso industriale e il 50% \u00e8 assorbita dall’agricoltura (dati Cridea). Ben vengano allora le innovazioni sui sistemi di irrigazione, e sulle tecniche per catturare acque piovane e superficiali per usi irrigui, senza dimenticare il riutilizzo delle acque reflue depurate che potrebbero fornire (secondo alcune stime) il 40% dell’acqua necessaria. Intanto la Provincia di Perugia ha vietato a tutti, tranne a chi fa irrigazione a goccia, gli attingimenti sui corsi d’acqua dalle 11 alle 18 di ogni giorno. Per i 470 acquedotti umbri servono nuove strutture per l’attingimento e il trasporto dell’acquaGli umbri, 800mila abitanti amministrati da 92 Comuni, due Province, una Regione, consumano per usi civili 98 milioni di metricubi di acqua all’anno (stima del ’95) portata da 470 acquedotti (censiti nel 1987 esclusi i pi\u00f9 piccoli). La cartina e la tabella con l’elenco delle concessioni, anche se non aggiornati, forniscono il quadro della frammentazione in cui si opera quando si tratta di gestire le fonti idriche sulle quali hanno competenza i tre livelli istituzionali locali. Il che dice della complessit\u00e0 dei controlli e del coordinamento degli acquedotti dai pi\u00f9 grandi, di tipo consortile, ai pi\u00f9 piccoli che servono una frazione o un comune sfruttando risorse locali. Uno dei problemi da affrontare in questa emergenza idrica, forse prima ancora di affrontare il problema delle perdite della rete (stimate in media al 30%), sar\u00e0 l’adeguamento delle opere di presa che non riescono pi\u00f9 a captare l’acqua della falda acquifera che si \u00e8 abbassata. Si tratta di spese rilevanti che, nel caso del bacino idrico di Gualdo Tadino \u00e8 stata sostenuta dalla societ\u00e0 Rocchetta che ha speso circa 300milioni di Lire per rifare le opere di presa della sorgente Santo Marzio alimentata da dallo stesso grande bacino idrico che alimenta la sorgente Rocchetta. Il lavoro, spiega Andrea Monsignori, dirigente Regionale del settore Cave, miniere, acque minerali, era stato inserito quale condizione nella concessione rilasciata nel 1993 alla societ\u00e0 che si preparava a lanciare sul grande mercato l’acqua di Gualdo Tadino. I dati sulle risorse idriche e gli acquedotti presentati in questa pagina sono quelli contenuti nella Relazione sullo stato dell’ambiente in Umbria, datata 1997. Gli uffici regionali stanno procedendo ad aggiornare i dati, ed \u00e8 facile prevedere che si registrer\u00e0 un aumento dei consumi e dei prelievi mentre sul fronte acquedotti non dovrebbero esserci grandi novit\u00e0.Dei 98milioni di m3 di fabbisogno di acqua per usi civili il 78% era dovuto alle esigenze della popolazione della provincia di Perugia (il 73% del totale). I capoluoghi di provincia, Perugia e Terni, assorbono rispettivamente il 30% e il 45% dei relativi fabbisogni provinciali. Il prelievo idrico autorizzato nel 1996 con concessioni su acque pubbliche per uso potabile \u00e8 di quasi 40milioni di m3, di cui l’84% su fonti idriche nel territorio della provincia di Perugia. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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