{"id":2528,"date":"2002-07-05T00:00:00","date_gmt":"2002-07-05T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=2528"},"modified":"2015-07-01T12:04:31","modified_gmt":"2015-07-01T10:04:31","slug":"solo-ai-piccoli-appartiene-il-regno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/solo-ai-piccoli-appartiene-il-regno\/","title":{"rendered":"Solo ai “piccoli” appartiene il Regno"},"content":{"rendered":"
Mentre scorrono queste domeniche dopo Pentecoste, noi rischiamo di travolgerle nel clima estivo, un po’ vacanziero, non ritenendole significative per la nostra vita. In verit\u00e0 ogni domenica \u00e8 un dono sempre nuovo e la liturgia ci spinge a capire che la Parola di Dio \u00e8 un tesoro che abbiamo esplorato ancora solo in superficie, che non abbiamo vissuto in tutta la sua ricchezza. In effetti, se proviamo a guardare con occhi veri la nostra vita, scopriamo che il Vangelo solo limitatamente \u00e8 divenuto realt\u00e0 della nostra esistenza.<\/p>\n
Per questo, di settimana in settimana, abbiamo bisogno di essere ricondotti, alla sua scuola. Siamo discepoli e non maestri: abbiamo ancora molto da imparare. Gli anni potrebbero farci cadere nella tentazione di non aver pi\u00f9 bisogno di ascoltare, di smettere di essere discepoli. La verit\u00e0 del credente \u00e8 esattamente l’opposto. Il Vangelo di questa domenica (Matteo<\/em> 11, 25-30) ce lo ricorda con chiarezza. \u00c8\u00a0una delle rare preghiere di Ges\u00f9; anzi \u00e8 l’unica se si esclude quella al Gestsemani. “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perch\u00e9 hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (v.25), dice Ges\u00f9 al Padre.<\/p>\n Con queste parole benedice e ringrazia il Padre perch\u00e9 ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai “piccoli”. Che questa sia la volont\u00e0 di Dio, Ges\u00f9 se ne rende conto guardando quel piccolo gruppo di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; erano per lo pi\u00f9 pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si era avvicinato a Ges\u00f9 (pensiamo al saggio Nicodemo), si \u00e8 sentito dire che doveva “rinascere di nuovo”, tornare ad essere “piccolo”, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel Regno dei Cieli. Solo ai “piccoli”, infatti, appartiene il Regno.<\/p>\n “Piccolo” \u00e8 chi riconosce il proprio limite e la propria fragilit\u00e0, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo di “colti e intelligenti”, non vuole intendere coloro che con fatica ricercano la verit\u00e0 e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Si riferisce piuttosto a quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto colti delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono cos\u00ec sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere l’aiuto a Dio.<\/p>\n Questa autosufficienza, inoltre, non \u00e8 affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Ges\u00f9 stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti l’altare mentre il secondo prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Ges\u00f9, \u00e8 proprio quest’ultimo ad essere giustificato. \u00c8\u00a0ad uomini come questi che Ges\u00f9 dice: “venite a me, voi che siete affaticati e oppressi, ed io vi dar\u00f2 ristoro”. Il Signore, come un amico buono, chiama a s\u00e9 tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano, al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguivano, sino alle folle di oggi, quelle grandi folle sparse nei cinque continenti prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dell’ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: “Venite a me, vi dar\u00f2 ristoro”.<\/p>\n Il ristoro non \u00e8 altro che Ges\u00f9 stesso: \u00e8 riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. Ges\u00f9, e solo lui, pu\u00f2 aggiungere: “Prendete il mio giogo su di voi”. Non parla del “giogo della legge”, il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Ges\u00f9 \u00e8 il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Imparate da me: ossia divenite miei discepoli. Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora l’invito di Ges\u00f9: “Venite e troverete ristoro”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Mentre scorrono queste domeniche dopo Pentecoste, noi rischiamo di travolgerle nel clima estivo, un po’ vacanziero, non ritenendole significative per la nostra vita. 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