{"id":25231,"date":"2014-05-31T17:01:17","date_gmt":"2014-05-31T15:01:17","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=25231"},"modified":"2021-03-26T16:53:35","modified_gmt":"2021-03-26T14:53:35","slug":"a-terni-assemblea-ecclesiale-straordinaria-in-preparazione-allordinazione-episcopale-di-padre-giuseppe-piemontese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/a-terni-assemblea-ecclesiale-straordinaria-in-preparazione-allordinazione-episcopale-di-padre-giuseppe-piemontese\/","title":{"rendered":"A Terni assemblea ecclesiale straordinaria in preparazione all\u2019ordinazione episcopale di padre Giuseppe Piemontese"},"content":{"rendered":"
Un incontro di riflessione e preghiera di tutta la comunit\u00e0, sacerdoti e religiosi, operatori parrocchiali e pastorali, rappresentanti delle associazioni e movimenti ecclesiali, espressione dell\u2019unit\u00e0, della comunione e della missione della Chiesa locale, presieduto dal vescovo amministratore apostolico Ernesto Vecchi.<\/p>\n
In rappresentanza dei laici sono hanno dato la loro testimonianza Augusto Magliocchetti presidente dell\u2019Azione Cattolica e Emanuela Buccioni segretaria del Consiglio pastorale diocesano.<\/p>\n
Di seguito il testo integrale dell\u2019intervento di mons. Ernesto Vecchi:<\/em><\/p>\n 1 . \u201cAnzitutto, porto il saluto del Vescovo eletto, Mons. Giuseppe Piemontese, che ringrazia per la nostra preghiera e si unisce spiritualmente a noi, in questo momento di attesa. Nei prossimi giorni si immerger\u00e0 nel silenzio degli Esercizi spirituali, per invocare dallo Spirito Santo la luce e la forza necessaria per disporsi, nel modo migliore, a ricevere la grazia dell\u2019ordine episcopale. Tutti dobbiamo essere consapevoli che quest\u2019\u00abora\u00bb, per la nostra Chiesa, \u00e8 un\u2019\u00abora\u00bb decisiva, cio\u00e8 ricca di grazia. Il dono di un Pastore, che viene a reggere \u2013 in modo stabile \u2013 la Chiesa di Terni-Narni-Amelia, richiede, da parte nostra, un supplemento di consapevolezza storica ed ecclesiale. Infatti, mediante la \u00absuccessione apostolica\u00bb, \u00e8 Cristo che ci raggiunge, ci parla e ci santifica come vero pastore e guardiano delle nostre anime (Cf. Benedetto XVI, Udienza Generale, 10 maggio 2006), nei \u00abtempi e nei momenti\u00bb che solo Dio conosce (Cf. At 1, 7).<\/p>\n Il racconto degli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato, offre la luce necessaria, per illuminare l\u2019orizzonte della nostra vita e guidare il nostro cammino nella giusta direzione. San Paolo sprona anzitutto i Pastori con un forte imperativo, che mette a fuoco il nucleo essenziale della loro missione: \u00abVegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi, per essere pastori della Chiesa di Dio\u00bb (At 20, 28). Ma anche il gregge \u00e8 chiamato in causa perch\u00e9 \u2013 come ci ha detto l\u2019antifona d\u2019ingresso della Messa di oggi – \u00abCi hai redenti, o Signore, con il tuo sangue da ogni trib\u00f9 e lingua e popolo e nazione, e hai fatto di noi un regno di sacerdoti per il nostro Dio\u00bb (Ap 5, 9-10). Anche San Leone Magno, citando la prima lettera di Pietro dice al popolo convocato per l\u2019Eucarestia: \u00abAnche voi venite impiegati come pietre vive, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Ges\u00f9 Cristo\u00bb (1Pt 2,9). Ma questa stupenda realt\u00e0 trova davanti a s\u00e9 l\u2019ostacolo dei \u00ablupi rapaci\u00bb, che insidiano il gregge, dentro e fuori la Chiesa (Cf. At 20, 29-30).<\/p>\n \u00abNegli ultimi tempi \u2013 scrive Paolo a Timoteo \u2013 verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, senza amore, sleali, intemperanti, traditori, amanti pi\u00f9 del piacere che di Dio, gente che ha una religiosit\u00e0 solo apparente\u00bb (Cf. 2 Tm 3, 1-5). Di fronte a questa situazione, la Chiesa si comporta come Ges\u00f9: \u00abVedendo le folle, ne sent\u00ec compassione, perch\u00e9 erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore\u00bb (Mt 9, 36). Pertanto, la Chiesa deve attrezzarsi, proprio come un \u201cospedale da campo\u201d \u2013 come dice Papa Francesco (La Civilt\u00e0 Cattolica, 3918, 461) \u2013 per curare le ferite e riscaldare i cuori. Ma, con la mancanza di vocazioni sacerdotali, religiose e laicali, l\u2019\u201cospedale\u201d ecclesiale rischia di non avere i mezzi adeguati per il suo drammatico servizio. Ma \u00e8 Ges\u00f9 stesso che ci suggerisce il rimedio: \u00abLa messe \u00e8 abbondante, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il Signore della messe, perch\u00e9 mandi operai nella sua messe\u00bb (Mt 9, 37-38).<\/p>\n In tale prospettiva, la venuta in Diocesi di un Vescovo stabile e a tempo pieno, si colloca su questo orizzonte di \u201cadeguamento ospedaliero\u201d. Fuor di metafora, un nuovo Pastore oggi assume le caratteristiche di un vero e proprio \u00absegno dei tempi\u00bb da accogliere, amare, ascoltare e seguire, come opportunit\u00e0 \u00abcairologica\u00bb cio\u00e8 come un tempo favorevole per riaprire le vie dello Spirito e dare pieno compimento alle potenzialit\u00e0 del sacerdozio di Cristo, ripresentato sacramentalmente nella Chiesa, nel dono del sacerdozio ministeriale e nel sacerdozio regale dei fedeli.<\/p>\n <\/p>\n 2. L\u2019Esortazione Apostolica Pastores gregis<\/em> di S. Giovanni Paolo II (2003) ricorda che spetta soprattutto ai laici l\u2019evangelizzazione delle culture, della famiglia, del lavoro, dei media, del tempo libero e l\u2019animazione cristiana dell\u2019ordine sociale e della vita pubblica. Il Vescovo deve avere una cura particolare per loro, singoli o associati (n. 51). Il Vescovo non ha la \u00absintesi dei carismi\u00bb, ma il \u00abcarisma della sintesi\u00bb, in forza della grazia sacramentale, che riceve con l\u2019ordinazione episcopale. Pertanto, tocca a lui verificare l\u2019autenticit\u00e0 dei carismi e dei ministeri e armonizzarli per un\u2019azione pastorale in \u201cuscita\u201d, verso le \u201cperiferie esistenziali\u201d. 3. Quest\u2019anno, Papa Francesco ha voluto aprire personalmente la 66a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Dopo la prolusione ufficiale, \u00e8 stato proclamato l\u2019\u00abextra omnes\u00bb, e il Papa \u00e8 rimasto in colloquio con i soli Vescovi. Rispondendo alle loro domande, ha citato un testo classico di Romano Guardini: \u00abLa fine dell\u2019epoca moderna\u00bb. Qui il noto teologo e filosofo cattolico tedesco, di origine italiana, ha tentato di interpretare i tempi moderni, cominciati col Rinascimento ed entrati nella fase conclusiva, proprio un secolo fa, con la prima guerra mondiale. Papa Francesco ha ricordato come Romano Guardini, a suo tempo, abbia scavato a fondo e messo in evidenza l\u2019ottimismo ingenuo della modernit\u00e0, che ha visto \u2013 sbagliando \u2013 la cultura in profonda simbiosi con la natura. 4. Sull\u2019orizzonte culturale, l\u2019Evangelii Gaudium<\/em> presenta le sfide delle culture moderne. \u00c8 interessante che il Papa, alla luce della Rivelazione, dica che la pienezza dell\u2019umanit\u00e0 e della storia si realizza in una citt\u00e0: la nuova Gerusalemme, la Citt\u00e0 santa (Cf. Ap 21,2-4). Pertanto abbiamo bisogno di riconoscere la citt\u00e0 a partire da uno sguardo contemplativo, cio\u00e8 da uno sguardo di fede (Cf. n.71). Lungo i secoli, nella Chiesa di Terni-Narni-Amelia, l\u2019Eucaristia \u00e8 sbocciata a tutto campo, contribuendo in modo determinante a dare consistenza e vitalit\u00e0 al tessuto urbano e sociale: nei monumenti; nell\u2019arte; nelle opere di misericordia e di promozione umana; nelle strutture educative e ricreative; nelle forme celebrative ricche di contenuti, di gioia, e di autentica festa. Con l\u2019arrivo di mons. Giuseppe Piemontese, la comunit\u00e0 eucaristica di Terni-Narni-Amelia trover\u00e0 una nuova Presidenza, che aprir\u00e0 sorgenti inedite alla nostra speranza.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Un incontro di riflessione e preghiera di tutta la comunit\u00e0, sacerdoti e religiosi, operatori parrocchiali e pastorali, rappresentanti delle associazioni e movimenti ecclesiali, espressione dell\u2019unit\u00e0, della comunione e della missione della Chiesa locale, presieduto dal vescovo amministratore apostolico Ernesto Vecchi. 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\nPapa Francesco, nell\u2019Evangelii gaudium<\/em>, ha detto che il Vescovo deve favorire sempre la comunione missionaria nella sua Chiesa, perseguendo l\u2019ideale delle primitive comunit\u00e0 cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un\u2019anima sola (Cf. At 4, 32). Perci\u00f2 non deve vivere isolato, ma in mezzo al popolo (Cf. n. 31): davanti, per dare l\u2019esempio nel portare la Croce; in mezzo, per \u201csentire l\u2019odore delle pecore\u201d (n. 24) e poterle conoscere (Cf. Gv 10, 14); dietro, per vedere da che parte soffia lo Spirito Santo e in che direzione spinge il \u00absenso dei fedeli\u00bb. Per questo dovr\u00e0 stimolare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico (in particolare il Consiglio per gli affari economici e il Consiglio pastorale).
\nLo scopo \u00e8 quello di ascoltare e coinvolgere tutti, non solo alcuni. L\u2019obiettivo di queste strutture pastorali non \u00e8 in primo luogo l\u2019organizzazione ecclesiale, ma il sogno missionario di arrivare a tutti (Cf. n. 31). La prospettiva missionaria indicata dal Papa parte da una scelta di fondo: uscire dalla propria comodit\u00e0 e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che attendono la luce del Vangelo (n. 20). Per questo occorre una conversione pastorale e missionaria che non pu\u00f2 lasciare le cose come stanno (Cf. n. 25). L\u2019importante \u00e8 non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida del Vescovo, in un saggio e realistico discernimento pastorale (Cf. n. 33).<\/p>\n
\nIcona di tutto questo pu\u00f2 essere considerata la Belle \u00c9poque, al sorgere del XX secolo, dove il progresso umano era considerato componente idilliaca di \u00abmadre natura\u00bb e sorgente di alti indici di entusiasmo. In realt\u00e0 il Novecento ha segnato uno dei periodi pi\u00f9 bui della storia, con due guerre mondiali, milioni di vittime, e forte regresso della civilt\u00e0 europea, sotto i colpi di due totalitarismi di segno opposto: il comunismo e il nazifascismo. Oggi, appena entrati nel nuovo secolo, sono gi\u00e0 apparsi i segni delle sfide in campo, che spingono tutti a guardare in faccia la realt\u00e0: per una \u00abpiena umanizzazione\u00bb non basta un \u00abmero umanesimo\u00bb, ma occorre un umanesimo arricchito dall\u2019\u00abumanit\u00e0 di Dio\u00bb, che, in Ges\u00f9 Cristo vero Dio e vero uomo, ci ha regalato \u00abuna nuova e pi\u00f9 piena umanit\u00e0\u00bb (Cf. CEI, Orientamenti Pastorali per l\u2019anno 2000<\/em>, 35).
\nLa modernit\u00e0, dunque, non ha recepito ci\u00f2 che la postmodernit\u00e0 ha messo in triste evidenza. Lo spirito umano \u00e8 libero di fare il bene e il male, di costruire e di distruggere, proprio come si esprime la Rivelazione cristiana. \u00c8 apparsa con chiarezza una incontrovertibile realt\u00e0: una cultura che vuole costruirsi eliminando Dio, non pu\u00f2 riuscire, per il semplice fatto che Dio esiste (Cf. Romano Guardini: La fine dell\u2019epoca moderna<\/em>, Morcelliana, 1960, p. 87).
\nL\u2019uomo \u00e8 chiamato da Dio ad elaborare la natura (Cf. Gen. 2,15), ma l\u2019uomo \u00e8 persona finita, che ha la stupenda e terribile libert\u00e0 di conservare o di distruggere il mondo e perfino di perdere se stessa. Pertanto il pericolo per l\u2019uomo proviene soprattutto da ci\u00f2 che costituisce la base di ogni elaborazione culturale, cio\u00e8 dal potere di trasformare ci\u00f2 che esiste (Cf. ib.). Ora questo potere \u00e8 polivalente: pu\u00f2 creare il bene e il male, costruire o distruggere. Tutto dipende dal pensiero che lo regge. Le nuove tecnologie hanno dilatato al massimo la potenzialit\u00e0 culturale, fino alle manipolazioni antropologiche che tutti conosciamo.<\/p>\n
\nNella citt\u00e0 la Chiesa \u00e8 chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile, perch\u00e9 essa produce una sorta di ambivalenza: mentre vengono offerte ai cittadini infinite possibilit\u00e0, nel contempo appaiono anche numerose difficolt\u00e0, per il pieno sviluppo delle virt\u00f9 di molti. Tutto ci\u00f2 provoca sofferenze laceranti (Cf. n. 74). La proclamazione del Vangelo \u00e8 una base per ristabilire la dignit\u00e0 delle virt\u00f9 umane in questi contesti, perch\u00e9 Ges\u00f9 vuole spargere nelle citt\u00e0 la vita in abbondanza (Cf. Gv 10,10). Perci\u00f2 \u2013 dice il Papa \u2013 dobbiamo vivere fino in fondo ci\u00f2 che \u00e8 umano entrando nel cuore delle sfide, col fermento della testimonianza cristiana.
\nIl Concilio Vaticano II ci ha detto che ci\u00f2 \u00e8 possibile vivendo in pienezza l\u2019Eucarestia: \u00abIl pane che io vi dar\u00f2 \u00e8 la mia carne per la vita del mondo\u00bb (Gv 6,51). 5. A conclusione della nostra riflessione, sembra importante porci un interrogativo fondamentale: \u00abQuesta citt\u00e0 e questa terra umbra ha ancora il diritto di sperare o deve rassegnarsi ad un tramonto amaro ed infelice? Davanti al Signore del tempo e della storia, l\u2019umile Amministratore Apostolico, che sta per finire la sua missione, vi dice che questa comunit\u00e0 ha il diritto di sperare; ha consistenti ragioni per non rassegnarsi al suo tramonto\u00bb.
\nTra queste ragioni vi ricorda le radici cristiane della nostra terra, che costituiscono una forza coesiva, per le tante potenzialit\u00e0 che essa continua ad esprimere. E questo non perch\u00e9 i cristiani siano i migliori, ma perch\u00e9 sono, mediante la Chiesa, i testimoni di una \u201cpresenza\u201d misteriosa, quella di Cristo che, specialmente nell\u2019Eucaristia, accompagna il cammino del popolo \u201cpellegrino\u201d in questa citt\u00e0. La fede cristiana ci dice che l\u2019Eucaristia offre ad ogni creatura risorse straordinarie e spesso inedite per \u201criuscire\u201d a sfondare la barriera del proprio egoismo, per lasciare spazio a \u201cquel Dio che a molti sembra latitante, e invece ha scelto di restare con noi in tutte le ore della nostra esistenza\u201d.<\/p>\n
\nPer tutto questo dobbiamo aiutare la gente a riconsiderare il loro rapporto con la Messa domenicale, se vogliamo recuperare quell\u2019\u201carmonia\u201d interiore che gli antichi chiamavano \u201cotium\u201d, una sintesi tra contemplazione e azione, propria dell\u2019uomo che aderisce al suo essere, al creato di cui fa parte e a Dio, attingendo cos\u00ec alle sorgenti della vera cultura. \u00c8 nel contesto di questa armonia che fiorisce la gioia, l\u2019amore come dono, la capacit\u00e0 di un\u2019ordinata accoglienza, l\u2019esigenza di una vita intensa e piena di senso, da mettere al servizio del prossimo e del bene comune (Cf. Giovanni Paolo II, Dies Domini<\/em>, n. 67).<\/p>\n